Si esibirà con tutti e 4 i finalisti di X Factor 11 versione italiana, James Arthur, vincitore di X Factor Uk nel 2012. Dopo vari dischi che hanno totalizzato 1,5 miliardi di stream e oltre 522 milioni di views sul web, oggi torna con la canzone Naked e una prima visita in Italia che dice “essere una delle cose a cui guardavo con più attesa”. Lo abbiamo incontrato prima della finale di stasera al Forum di Assago per la diretta tv su Sky Uno (in chiaro su TV8).
James, hai vinto l’edizione inglese di X Factor ormai 5 anni fa. Che consiglio daresti ai vincitori italiani di stasera?
Essere sé stessi perché è un’esperienza che si fa una volta nella vita e bisogna essere preparati, perché una volta che finisce si torna alla realtà. Stare nel momento e divertirsi è la cosa migliore, ma poi dopo è tutto merito del grande lavoro che si deve fare.
Con chi hai lavorato sull’ultimo pezzo, Naked?
Max Martin, Savan Kotecha e Johan Carlsson che sono autori celebri, ma la canzone non è esemplificativa di quello che sarà il prossimo disco. Uscirà nel 2018 e vorrei che fosse ancora di più una sintesi di tutto quello che mi piace. Ho visto ultimamente il documentario di George Michael e mi ha ispirato molto, sia come persona che artisticamente.
Racconta la vita di un artista straordinario. Che insegnamento ne trai?
Ho visto che è stato un artista coerente, indipendente, ha voluto mantenere la sua integrità artistica e lo stimo per questo. Ha avuto una produzione ragguardevole ed è stato costretto a fermarsi per un periodo perché non era sostenuto di chi gli era attorno. E poi è stato un pioniere per come ha usato il gospel nel pop, una cosa che mi ha fatto venire voglia di fare lo stesso.
Che idea ti sei fatto del talent show?
In Italia ho sentito la mia cover che hanno fatto i Maneskin e sono rimasto impressionato. Credo sia unico il vostro show perché le band suonano dal vivo e mi è sembrato stupendo. X Factor è una piattaforma incredibile, per gli artisti che riescono a capire che cosa vogliono fare è un trampolino. Come le Little Mix o i One Direction, ce l’hanno fatta perché avevano identità e molta consapevolezza. Poi ci sono pochi che ci riescono nella durata, ma in Gran Bretagna, che è un mercato che conosco, è una necessità, soprattutto per me che non avevo soldi o un manager. Per riuscire ad arrivare alle persone c’è bisogno di molto investimento, anche economico e in questo aiuta.
Ti senti rinato oggi?
La mia carriera è stata un saliscendi, molto tumultuosa e non credo che molti si aspettassero un mio ritorno dopo quello che mi è successo. Perché per essere sinceri, io non mi aspettavo e non ero preparato a tutto quello che mi è successo, quindi ho avuto un breakdown e mi sono addirittura giocato un contratto discografico per il mio comportamento auto-distruttivo. Però nella mia musica oggi c’è la speranza e la luce dopo il tunnel, finalmente ne sono fuori e spero di lanciare un messaggio positivo in questo senso.
Cosa hanno significato le esperienze dure del tuo recente passato?
Non ero preparato psicologicamente a quello che è successo, io all’epoca scacciavo le persone, ero solo, soffrivo d’ansia e mi sono ritrovato a soffrire di dipendenze. Le avversità nella mia carriera nei primi tempi mi hanno reso più onesto, so parlare della mia vulnerabilità, parlo a persone che hanno problemi di cuore e problemi di mente, gente che ha difficoltà ma che guarda avanti. Naked è proprio questo, è proporsi in un modo trasparente. E la musica è tornata il centro della mia vita, che è il mio obiettivo. Voglio che sia unica.
Credi che sia stato un aiuto essere un artista?
È difficile dirlo in poche parole, non vorrei risultare semplicistico ma credo che l’arte in genere possa aiutare. Non dico che scrivere una canzone allontani tutti i fantasmi ma aiuta, l’espressione di qualsiasi forma aiuta. L’arte di qualsiasi forma aiuta la mente, infatti nel prossimo disco ci saranno riferimenti a questo soprattutto nei testi, non necessariamente nella musica. C’è la luce nelle mie storie oggi, è la verità che sto vivendo.