L’estate 2023 è per noi italiani l’estate dei nodi al pettine.
Le stiamo pagando tutte, a quanto pare. Il ritrovato primato dell’Italia nello scacchiere mondiale delle vacanze estive quest’anno ha portato l’inevitabile contraccolpo. In primis c’è da scontare il danno dell’overtourism, che se da un lato porta benessere diffuso indiscusso nelle tasche di ristoratori e proprietari di casa, dall’altro ha fatto schizzare i prezzi di tutto. Si temevano gli effetti dell’inflazione ma in queste settimane si è verificato qualcosa di più grande. Tanto che nel periodo clou di agosto, si registrano movimenti interni in calo del 10%.
Per tanti l’economia gira, ma per molti connazionali i prezzi specie per la settimana al mare sono proibitivi. Certo, c’è stata la mancanza di buon senso da parte di chi già offre servizi cari e poi li aggravia con voci fantasiose (divisione di toast ai bar a pagamento e simili).
Ma le vicende dolorose di incidenti in mare e montagna fanno emergere anche la ovvia verità che l’Italia bella da nord a sud non è un parco di divertimenti sfrenato. È una penisola con territori fragili, un luogo di svago da maneggiare con cura.
La stessa cura con la quale ci si dovrebbe approcciare alle vacanze in posti che non si conoscono. Fa risparmiare polemiche inutili e anche prese di posizioni discutibili. Viaggiare è anche informarsi. Fa sorridere lo sconcerto della tiktoker americana che si lamenta delle scalinate impervie della costiera amalfitana, uno degli aspetti per cui la destinazione è famosa nel mondo.
E in un tempo in cui si parla di cultural appropriation è sempre più fuori luogo l’utilizzo dell’osannato hashtag “vitalenta” con le foto di ignari pensionati ai bar delle province meridionali. Una scoperta tardiva di un modo di vivere fuori dal tempo, improponibile svolta da seguire una volta tornati nelle frenetiche città da settembre. L’esibizionismo sui social nel mondo post-pandemico è una piaga autoreferenziale che finisce per far male all’Italia, ridotta a cartolina da reel svuotata di sentimento ed eredità storica. Il prezzo da pagare, evidentemente, per un’esposizione globale che coglie molti di sorpresa. E che necessiterà di una regolamentazione a tutti i livelli.
La prima stagione è ambientata a cavallo del ’31 e ’32. Nel 1933 fu pubblicato il primo romanzo, mentre il
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2023, l’estate dei nodi al pettine
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2023, l’estate dei nodi al pettine
L’estate 2023 è per noi italiani l’estate dei nodi al pettine.
Le stiamo pagando tutte, a quanto pare. Il ritrovato primato dell’Italia nello scacchiere mondiale delle vacanze estive quest’anno ha portato l’inevitabile contraccolpo. In primis c’è da scontare il danno dell’overtourism, che se da un lato porta benessere diffuso indiscusso nelle tasche di ristoratori e proprietari di casa, dall’altro ha fatto schizzare i prezzi di tutto. Si temevano gli effetti dell’inflazione ma in queste settimane si è verificato qualcosa di più grande. Tanto che nel periodo clou di agosto, si registrano movimenti interni in calo del 10%.
Per tanti l’economia gira, ma per molti connazionali i prezzi specie per la settimana al mare sono proibitivi. Certo, c’è stata la mancanza di buon senso da parte di chi già offre servizi cari e poi li aggravia con voci fantasiose (divisione di toast ai bar a pagamento e simili).
Ma le vicende dolorose di incidenti in mare e montagna fanno emergere anche la ovvia verità che l’Italia bella da nord a sud non è un parco di divertimenti sfrenato. È una penisola con territori fragili, un luogo di svago da maneggiare con cura.
La stessa cura con la quale ci si dovrebbe approcciare alle vacanze in posti che non si conoscono. Fa risparmiare polemiche inutili e anche prese di posizioni discutibili. Viaggiare è anche informarsi. Fa sorridere lo sconcerto della tiktoker americana che si lamenta delle scalinate impervie della costiera amalfitana, uno degli aspetti per cui la destinazione è famosa nel mondo.
E in un tempo in cui si parla di cultural appropriation è sempre più fuori luogo l’utilizzo dell’osannato hashtag “vitalenta” con le foto di ignari pensionati ai bar delle province meridionali. Una scoperta tardiva di un modo di vivere fuori dal tempo, improponibile svolta da seguire una volta tornati nelle frenetiche città da settembre. L’esibizionismo sui social nel mondo post-pandemico è una piaga autoreferenziale che finisce per far male all’Italia, ridotta a cartolina da reel svuotata di sentimento ed eredità storica. Il prezzo da pagare, evidentemente, per un’esposizione globale che coglie molti di sorpresa. E che necessiterà di una regolamentazione a tutti i livelli.
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Redazione
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