Se avete amici che vivono nelle città d’arte vi sarete trovati sicuramente in una di queste discussioni: non se ne può più del turismo. Ma come? Dopo anni che ci si raccontava dell’atavica incapacità italiana di attrarre turisti, ora che arrivano a frotte, ci lamentiamo?
Complice qualche speronamento di troppo in Laguna e la lotta al rumore dei trolley nei villaggi di mare e montagna una volta tranqulli, sembra quasi che non ci sia scampo a questo tipo di lamentele.
Oggi però la questione sta prendendo una piega seria, a tratti severa, e impone una riflessione. A partire dall’innalzamento dell’inquinamento europeo di Co2 proprio nei weekend, quando una folla irrefrenabile di viaggiatori last minute prende il primo volo low cost e parte per poche ore. Certo, ci si augura che la crescita sociale e culturale se ne possa giovare, ma l’abitudine ormai ci costa il 10% in più di emissioni di anidride carbonica dal 2014, e le cose non miglioreranno. In Europa l’aumento dei voli raggiungerà il +42% entro il 2040 con una crescita della Co2 di un ulteriore 21%.
I «city breaks», ossia le visite mordi e fuggi nelle città più belle d’Europa, sono aumentati del 56% in 10 anni. È boom di turisti in movimento negli stessi luoghi contemporaneamente. Da lì il fenomeno overtourism che incombe sulle principali città d’arte (e non solo). Su 52 località analizzate nello studio «Protecting your city from overtourism» di Roland Berger i risultati sono allarmanti. In Europa due città su 3 soffrono il «troppo turismo». Tra le italiane Venezia e Roma sotto i riflettori. Con Roma, a sorpresa, classificata come «stella brillante». L’emergenza Venezia. La ricetta firmata Roland Berger per contrastare l’overtourism. Obiettivo: valorizzare le aree urbane meno presidiate dai visitatori e destagionalizzare il più possibile le visite turistiche.
Spiega Francesco Calvi Parisetti, partner di Roland Berger: «La situazione di Venezia è paradossale: gli alberghi e le altre strutture ricettive, pur favorite da Airbnb, sono sottoutilizzati. A questo si somma la stagionalità che vede luglio con oltre il doppio dei turisti rispetto a dicembre o a gennaio. Non solo. Le punte nel fine settimana che si registrano lungo tutto l’anno potrebbero essere ammorbidite con offerte ad hoc vista anche l’elevata componente di turisti extra-UE (USA, Cina e Corea superano il 20% del totale presenze, fonte: annuario del Turismo della Città di Venezia). È insensata anche la concentrazione dei flussi sulla direttrice Rialto-San Marco. Vanno creati percorsi alternativi. Il Carnevale è naturalmente un periodo di particolare affollamento, dove la congestione aumenta a dismisura e i limiti agli ingressi a piazza San Marco finora imposti non rappresentano evidentemente una soluzione adeguata».
L’identikit del turista distruttore, poi, con l’avvento di questa nuova categoria di viaggiatori, sta facendo il giro del mondo sui media. C’è perfino un libro del sociologo Rodolphe Christian (“Turismo di massa e usura del mondo”, Eléuthera) che lo rappresenta perfettamente. L’industria vende bellezza a un turista confuso, che non lascia mai del tutto casa sua, con la fame di consumo in luoghi ricostruiti come una scenografia e che poco hanno a che fare con l’autenticità di dove si trovano.
Dov’è finita la differenza tanto agognata? Siamo tutti appiattiti su un’unica idea di bellezza che ricerchiamo ovunque andiamo? Come il porto sicuro del panino al MacDonald’s o la t-shirt d’emergenza da Zara, cheap e uguale in ogni high street del mondo.
E poi c’è l’aspetto distruttivo. Non vogliamo con queste riflessioni rovinarvi le vacanze ma pensiamoci. I tanti, troppi improvvisati B&B al centro delle città stanno da un lato rivitalizzando l’economia, e in alcuni casi anche la socialità di quartieri dimenticati. Ma dall’altro li stanno spopolando di quello per cui erano diventati peculiari: artigiani, anziani, famiglie e tradizioni sono ormai un lontano ricordo al centro di Firenze, Napoli, Roma. Non c’è traccia di vita autentica locale. Ma solo di alloggi per turisti mordi e fuggi.
Commenti e opinioni
Come sfuggire all’epoca dell’ “overtourism”?
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Come sfuggire all’epoca dell’ “overtourism”?
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Come sfuggire all’epoca dell’ “overtourism”?
Se avete amici che vivono nelle città d’arte vi sarete trovati sicuramente in una di queste discussioni: non se ne può più del turismo. Ma come? Dopo anni che ci si raccontava dell’atavica incapacità italiana di attrarre turisti, ora che arrivano a frotte, ci lamentiamo?
Complice qualche speronamento di troppo in Laguna e la lotta al rumore dei trolley nei villaggi di mare e montagna una volta tranqulli, sembra quasi che non ci sia scampo a questo tipo di lamentele.
Oggi però la questione sta prendendo una piega seria, a tratti severa, e impone una riflessione. A partire dall’innalzamento dell’inquinamento europeo di Co2 proprio nei weekend, quando una folla irrefrenabile di viaggiatori last minute prende il primo volo low cost e parte per poche ore. Certo, ci si augura che la crescita sociale e culturale se ne possa giovare, ma l’abitudine ormai ci costa il 10% in più di emissioni di anidride carbonica dal 2014, e le cose non miglioreranno. In Europa l’aumento dei voli raggiungerà il +42% entro il 2040 con una crescita della Co2 di un ulteriore 21%.
I «city breaks», ossia le visite mordi e fuggi nelle città più belle d’Europa, sono aumentati del 56% in 10 anni. È boom di turisti in movimento negli stessi luoghi contemporaneamente. Da lì il fenomeno overtourism che incombe sulle principali città d’arte (e non solo). Su 52 località analizzate nello studio «Protecting your city from overtourism» di Roland Berger i risultati sono allarmanti. In Europa due città su 3 soffrono il «troppo turismo». Tra le italiane Venezia e Roma sotto i riflettori. Con Roma, a sorpresa, classificata come «stella brillante». L’emergenza Venezia. La ricetta firmata Roland Berger per contrastare l’overtourism. Obiettivo: valorizzare le aree urbane meno presidiate dai visitatori e destagionalizzare il più possibile le visite turistiche.
Spiega Francesco Calvi Parisetti, partner di Roland Berger: «La situazione di Venezia è paradossale: gli alberghi e le altre strutture ricettive, pur favorite da Airbnb, sono sottoutilizzati. A questo si somma la stagionalità che vede luglio con oltre il doppio dei turisti rispetto a dicembre o a gennaio. Non solo. Le punte nel fine settimana che si registrano lungo tutto l’anno potrebbero essere ammorbidite con offerte ad hoc vista anche l’elevata componente di turisti extra-UE (USA, Cina e Corea superano il 20% del totale presenze, fonte: annuario del Turismo della Città di Venezia). È insensata anche la concentrazione dei flussi sulla direttrice Rialto-San Marco. Vanno creati percorsi alternativi. Il Carnevale è naturalmente un periodo di particolare affollamento, dove la congestione aumenta a dismisura e i limiti agli ingressi a piazza San Marco finora imposti non rappresentano evidentemente una soluzione adeguata».
L’identikit del turista distruttore, poi, con l’avvento di questa nuova categoria di viaggiatori, sta facendo il giro del mondo sui media. C’è perfino un libro del sociologo Rodolphe Christian (“Turismo di massa e usura del mondo”, Eléuthera) che lo rappresenta perfettamente. L’industria vende bellezza a un turista confuso, che non lascia mai del tutto casa sua, con la fame di consumo in luoghi ricostruiti come una scenografia e che poco hanno a che fare con l’autenticità di dove si trovano.
Dov’è finita la differenza tanto agognata? Siamo tutti appiattiti su un’unica idea di bellezza che ricerchiamo ovunque andiamo? Come il porto sicuro del panino al MacDonald’s o la t-shirt d’emergenza da Zara, cheap e uguale in ogni high street del mondo.
E poi c’è l’aspetto distruttivo. Non vogliamo con queste riflessioni rovinarvi le vacanze ma pensiamoci. I tanti, troppi improvvisati B&B al centro delle città stanno da un lato rivitalizzando l’economia, e in alcuni casi anche la socialità di quartieri dimenticati. Ma dall’altro li stanno spopolando di quello per cui erano diventati peculiari: artigiani, anziani, famiglie e tradizioni sono ormai un lontano ricordo al centro di Firenze, Napoli, Roma. Non c’è traccia di vita autentica locale. Ma solo di alloggi per turisti mordi e fuggi.
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