Dicendo gli americani “vacation” al posto di Holiday nella maggioranza dei casi, vi sarà facile intuire cosa indica la sintetica “staycation” (composta da “stay” e “vacation”). Ultimamente è proprio questa holistay a essere la forma di svago più inseguita dagli attenti cosmopolitan di tutto il mondo.
Ebbene, dalle pagine digitali di questo giornale di lifestyle, vi introduciamo alla nuova forma di lusso statico: un periodo di tempo in cui i single o le famiglie restano a casa dal lavoro, senza andar da nessuna parte.
Il tempo libero lo si impiega in attività di relax o svago, con passeggiate o spostamenti soltanto brevi, ma soprattutto con l’imperativo di tornare a dormire nel proprio letto la sera.
Sembra, per tutti quelli che arrivano da una vacanza stressante o da un periodo di pressione, davvero una chimera. Perché con la staycation si possono vedere tutte le cose che in città e in provincia si passano velocemente, si omettono. E parliamo anche di attività nella piscina che si guarda solo da fuori o al maneggio che si sa che è aperto ma non si ha mai la voglia di frequentare. Il golf club a distanza ragionevole? Lo si ignora per mancanza di tempo. Il museo sotto casa che attira turisti da tutto il mondo e che tu non hai mai visto. La staycation serve a questo.
E poi c’è il lusso del cibo fuori casa. I vacanzieri slow non vogliono mica passare il tempo nella cucina della propria abitazione. In America il fenomeno è emerso nella crisi dal 2008 ma alla fine ha contagiato anche gli europei. Che ora hanno qualche potere d’acquisto in più e che si permettono il lusso di potersi accomodare a tavola nei ristoranti che non avevano mai considerato vicino casa.
Negli ultimi due anni la tendenza è talmente vasta di proporzioni e di utilità sociale, che ormai si parla di un boom di “staycationers”. Che spendono eccome, ma a casa loro. In Usa addirittura delle città promuovono questo tipo di turismo di “prossimità”. E dopotutto, anche gli italiani, senza codificarlo, si sono arrangiati facendo di necessità virtù.
A volte i globetrotters incalliti, nel pieno del vortice dei loro spostamenti, confessano di invidiare gli staycationers: perché hanno una quotidianità semplice, che rompe la monotonia. Ma che soprattutto non stravolge le loro abitudini e comodità. Non li vedrete mai in una hall di un hotel esotico a caccia del wi-fi.
Chissà che questo nuovo concetto di tempo libero non ci aiuti a superare la “botta” della ripresa post-vacanziera.
Commenti e opinioni
Con la “staycation” le vacanze non finiscono mai
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Con la “staycation” le vacanze non finiscono mai
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Con la “staycation” le vacanze non finiscono mai
Dicendo gli americani “vacation” al posto di Holiday nella maggioranza dei casi, vi sarà facile intuire cosa indica la sintetica “staycation” (composta da “stay” e “vacation”). Ultimamente è proprio questa holistay a essere la forma di svago più inseguita dagli attenti cosmopolitan di tutto il mondo.
Ebbene, dalle pagine digitali di questo giornale di lifestyle, vi introduciamo alla nuova forma di lusso statico: un periodo di tempo in cui i single o le famiglie restano a casa dal lavoro, senza andar da nessuna parte.
Il tempo libero lo si impiega in attività di relax o svago, con passeggiate o spostamenti soltanto brevi, ma soprattutto con l’imperativo di tornare a dormire nel proprio letto la sera.
Sembra, per tutti quelli che arrivano da una vacanza stressante o da un periodo di pressione, davvero una chimera. Perché con la staycation si possono vedere tutte le cose che in città e in provincia si passano velocemente, si omettono. E parliamo anche di attività nella piscina che si guarda solo da fuori o al maneggio che si sa che è aperto ma non si ha mai la voglia di frequentare. Il golf club a distanza ragionevole? Lo si ignora per mancanza di tempo. Il museo sotto casa che attira turisti da tutto il mondo e che tu non hai mai visto. La staycation serve a questo.
E poi c’è il lusso del cibo fuori casa. I vacanzieri slow non vogliono mica passare il tempo nella cucina della propria abitazione. In America il fenomeno è emerso nella crisi dal 2008 ma alla fine ha contagiato anche gli europei. Che ora hanno qualche potere d’acquisto in più e che si permettono il lusso di potersi accomodare a tavola nei ristoranti che non avevano mai considerato vicino casa.
Negli ultimi due anni la tendenza è talmente vasta di proporzioni e di utilità sociale, che ormai si parla di un boom di “staycationers”. Che spendono eccome, ma a casa loro. In Usa addirittura delle città promuovono questo tipo di turismo di “prossimità”. E dopotutto, anche gli italiani, senza codificarlo, si sono arrangiati facendo di necessità virtù.
A volte i globetrotters incalliti, nel pieno del vortice dei loro spostamenti, confessano di invidiare gli staycationers: perché hanno una quotidianità semplice, che rompe la monotonia. Ma che soprattutto non stravolge le loro abitudini e comodità. Non li vedrete mai in una hall di un hotel esotico a caccia del wi-fi.
Chissà che questo nuovo concetto di tempo libero non ci aiuti a superare la “botta” della ripresa post-vacanziera.
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