La sharing economy sta capovolgendo il concetto di lusso e di fine living. Al consumatore dell’era di Facebook non interessa possedere lo yacht o la borsa firmata, ma fare un’esperienza limitata nel tempo e passare ad altro. E questa attitudine, ormai socialmente accettata anche negli strati alti dei circoli dei top spender mondiali, cambia le regole del mercato. Anzi, ne ha creato uno nuovo sotto i nostri occhi.
Basta pensare che secondo il Boston Consulting Group, già nel 2013 quasi 500 miliardi di dollari sono stati spesi in esperienze di viaggio uniche e lussuose, mentre “solo” 170 miliardi sono stati destinati al possesso di beni di lusso personali. La digital age che ha reso improvvisamente ricchi molti giovani imprenditori in giro per il mondo, ha portato i benefici “diffusi” e un nuovo concetto di vivere la ricchezza e l’agio. Come Beyoncé, l’artista americana che nella settimana di maggior popolarità della sua carriera (il 7 febbraio si è esibita al Super Bowl) ha affittato con AirBnB una villa a Santa Clara da 10mila dollari a notte. E non si è certo stata zitta, l’ha detto pubblicamente.
Anche le superstar sono parte del movimento di consumo collettivo? Certo, soprattutto perché permette quello di cui hanno bisogno: la diversificazione delle esperienze, la velocità del cambio di destinazione (o d’abito) e l’abbattimento dei costi di possesso.
Così volano le richieste per ThredUp, vestiti da dismettere online, o VoyageYachtShare, che è la versione iper-lusso del couchsurfing in yacht da favola. Per chi è abituato a condividere foto e pensieri quotidianamente, cosa sarà mai concedersi un lusso temporaneo in prestito da altri? Tanto che ci si spinge oltre: BagBorrow e Steal (per le donne) e TieSociety (per gli uomini) affittano anche accessori esclusivi a tempo determinato.
Ma è soprattutto il mondo travel ad avere la spinta più decisa per la condivisione del lusso. Hyatt ha lanciato Onefinestay, AirBnB l’ha tenuto in basso profilo, ma ha delle sezioni intere dedicate a mansion e yacht da affittare. E pensiamo ai jet privati: per volare in privacy si possono spendere fino a 12mila dollari l’ora, mentre per comprarli (i jet) si arriva fino ai 4 milioni in media. Ecco perché anche a Davos, Svizzera, quest’anno, per l’annuale raduno dei potenti della terra, molti dei 1700 voli privati era in affitto. Segno dei tempi: chi era chiamato a parlare dell’impatto globale della sharing economy, l’aveva appena utilizzata.
Commenti e opinioni
Il lusso moderno? Per la sharing economy è esperienza, non possesso
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Il lusso moderno? Per la sharing economy è esperienza, non possesso
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Il lusso moderno? Per la sharing economy è esperienza, non possesso
La sharing economy sta capovolgendo il concetto di lusso e di fine living. Al consumatore dell’era di Facebook non interessa possedere lo yacht o la borsa firmata, ma fare un’esperienza limitata nel tempo e passare ad altro. E questa attitudine, ormai socialmente accettata anche negli strati alti dei circoli dei top spender mondiali, cambia le regole del mercato. Anzi, ne ha creato uno nuovo sotto i nostri occhi.
Basta pensare che secondo il Boston Consulting Group, già nel 2013 quasi 500 miliardi di dollari sono stati spesi in esperienze di viaggio uniche e lussuose, mentre “solo” 170 miliardi sono stati destinati al possesso di beni di lusso personali. La digital age che ha reso improvvisamente ricchi molti giovani imprenditori in giro per il mondo, ha portato i benefici “diffusi” e un nuovo concetto di vivere la ricchezza e l’agio. Come Beyoncé, l’artista americana che nella settimana di maggior popolarità della sua carriera (il 7 febbraio si è esibita al Super Bowl) ha affittato con AirBnB una villa a Santa Clara da 10mila dollari a notte. E non si è certo stata zitta, l’ha detto pubblicamente.
Anche le superstar sono parte del movimento di consumo collettivo? Certo, soprattutto perché permette quello di cui hanno bisogno: la diversificazione delle esperienze, la velocità del cambio di destinazione (o d’abito) e l’abbattimento dei costi di possesso.
Così volano le richieste per ThredUp, vestiti da dismettere online, o VoyageYachtShare, che è la versione iper-lusso del couchsurfing in yacht da favola. Per chi è abituato a condividere foto e pensieri quotidianamente, cosa sarà mai concedersi un lusso temporaneo in prestito da altri? Tanto che ci si spinge oltre: BagBorrow e Steal (per le donne) e TieSociety (per gli uomini) affittano anche accessori esclusivi a tempo determinato.
Ma è soprattutto il mondo travel ad avere la spinta più decisa per la condivisione del lusso. Hyatt ha lanciato Onefinestay, AirBnB l’ha tenuto in basso profilo, ma ha delle sezioni intere dedicate a mansion e yacht da affittare. E pensiamo ai jet privati: per volare in privacy si possono spendere fino a 12mila dollari l’ora, mentre per comprarli (i jet) si arriva fino ai 4 milioni in media. Ecco perché anche a Davos, Svizzera, quest’anno, per l’annuale raduno dei potenti della terra, molti dei 1700 voli privati era in affitto. Segno dei tempi: chi era chiamato a parlare dell’impatto globale della sharing economy, l’aveva appena utilizzata.
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Christian D'Antonio
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