Nella stessa settimana in cui si discute dell’opportunità di avere o meno studenti cinesi che comprendano l’italiano all’Accademia di Brera, il mondo del lusso e della moda ha già risolto la metà dei problemi di comunicazione con i preziosi acquirenti asiatici.
MonteNapoleone District, l’associazione che riunisce oltre 150 Global Luxury Brand del Quadrilatero della Moda di Milano, arriva in Cina via WeChat, grazie all’accordo con Digital Retex. Ad oggi, è l’unico distretto del lusso in Europa ad avere un account ufficiale per lo sviluppo del turismo cinese on target.
Guglielmo Miani, Presidente di MonteNapoleone District spiega: “Uno degli impegni di MonteNapoleone District è quello di sviluppare iniziative volte a migliorare il sistema ricettivo del distretto nei confronti dei clienti extra europei e non solo. Oltre all’essere pionieri con WeChat, per la clientela cinese, che rappresenta una fetta importante del nostro mercato, organizziamo insieme a Global Blue i Sales Cultural Training volti a migliorare l’accoglienza e il rituale di vendita in accordo con i codici di comportamento del paese, e stiamo valutando un evento per il Capodanno cinese nell’intento di avvicinare le due culture. In particolare, vorremmo che i cinesi mutassero le loro abitudini portandoli a prediligere gli hotel 5 stelle lusso partner dell’associazione“.
Fausto Caprini, Amministratore Delegato di Retex commenta: “Nei settori moda e lusso: i loro acquisti valgono già oggi il 30% del fatturato globale. Esserci non è più una scelta, ma una necessità“.
La Cina consolida la propria leadership sia in Italia che in Europa. Nel 2017 i Globe shopper cinesi, infatti, hanno rappresentato circa il 30% del mercato con un aumento della spesa tax free a doppia cifra rispetto al 2016. E le vie del Quadrilatero della moda si confermano meta di acquisti e luogo dove trascorrere la giornata alla ricerca del brand di lusso più amato. Secondo i dati Global Blue, infatti, nel cuore dello shopping più esclusivo milanese, dal 2016 ai primi quattro mesi del 2018, il peso degli acquisti Tax Free dei viaggiatori cinesi ha registrato una progressione positiva e costante: 31,2% nel 2016, 33,4% nel 2017 e 33,5% nei primi quattro mesi del 2018, corrispondente a un incremento complessivo di circa il 2,3%.
A Brera invece si è fatto un passo indietro. I professori hanno cominciato a bocciare le tesi degli studenti cinesi che non si esprimono bene nella nostra lingua. Decisione legittima, visto che l’ente è italiano, la cultura italiana è studiata lì proprio a partire dalla lingua. E soprattutto il grande gap non si colma con le traduzione di Google: non ci si può affidare ai meccanismi automatici per venirsi incontro.
Ed è proprio questo il fulcro della nuova emergenza integrazione. Parliamo di un popolo di studenti che viene in Italia per conoscere e fa un percorso di studi che è evidentemente fallimentare, se come dicono i professori “le tesi sono incomprensibili”. L’unico beneficio di tutto questo polverone è che il dibattito sul tema diventi di rilevanza nazionale e faccia emergere che l’integrazione non deve essere adesione al modello monoculturale ma fondata sulla conoscenza reciproca, che significa anche sostegno alle esigenze degli studenti che pagano per venire qui. E non accorgersi che non hanno capito l’italiano il giorno della tesi.
Poteva andare peggio. Qualche anno fa in Australia si è aperto un dibattito sulla mancata integrazione degli studenti cinesi. E nella discussione pubblica sono entrati anche alcuni episodi non sporadici che i media hanno riportato: gli studenti stranieri del Dragone sembravano molto legati alla loro censura, evitavano i dibattiti e alcune volte riportavano alle autorità locali quelli che reputavano comportamenti inappropriati. Di studenti e professori. In pratica, succedeva che alcuni si comportavano come emissari del partito di stato.
L’apprezzamento e la conoscenza del nostro modo di vivere non è solo un arricchimento per chi ci sceglie. È una possibilità di far conoscere le soft skills italiane ancora di più. Fuori dagli stereotipi.
Commenti e opinioni
L’integrazione dei cinesi non può essere adesione a un modello
Il Montenapoleone District si apre a WeChat. A Brera, invece, si bocciano gli studenti che non capiscono l'italiano.
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L’integrazione dei cinesi non può essere adesione a un modello
Il Montenapoleone District si apre a WeChat. A Brera, invece, si bocciano gli studenti che non capiscono l'italiano.
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L’integrazione dei cinesi non può essere adesione a un modello
Il Montenapoleone District si apre a WeChat. A Brera, invece, si bocciano gli studenti che non capiscono l'italiano.
Nella stessa settimana in cui si discute dell’opportunità di avere o meno studenti cinesi che comprendano l’italiano all’Accademia di Brera, il mondo del lusso e della moda ha già risolto la metà dei problemi di comunicazione con i preziosi acquirenti asiatici.
MonteNapoleone District, l’associazione che riunisce oltre 150 Global Luxury Brand del Quadrilatero della Moda di Milano, arriva in Cina via WeChat, grazie all’accordo con Digital Retex. Ad oggi, è l’unico distretto del lusso in Europa ad avere un account ufficiale per lo sviluppo del turismo cinese on target.
Guglielmo Miani, Presidente di MonteNapoleone District spiega: “Uno degli impegni di MonteNapoleone District è quello di sviluppare iniziative volte a migliorare il sistema ricettivo del distretto nei confronti dei clienti extra europei e non solo. Oltre all’essere pionieri con WeChat, per la clientela cinese, che rappresenta una fetta importante del nostro mercato, organizziamo insieme a Global Blue i Sales Cultural Training volti a migliorare l’accoglienza e il rituale di vendita in accordo con i codici di comportamento del paese, e stiamo valutando un evento per il Capodanno cinese nell’intento di avvicinare le due culture. In particolare, vorremmo che i cinesi mutassero le loro abitudini portandoli a prediligere gli hotel 5 stelle lusso partner dell’associazione“.
Fausto Caprini, Amministratore Delegato di Retex commenta: “Nei settori moda e lusso: i loro acquisti valgono già oggi il 30% del fatturato globale. Esserci non è più una scelta, ma una necessità“.
La Cina consolida la propria leadership sia in Italia che in Europa. Nel 2017 i Globe shopper cinesi, infatti, hanno rappresentato circa il 30% del mercato con un aumento della spesa tax free a doppia cifra rispetto al 2016. E le vie del Quadrilatero della moda si confermano meta di acquisti e luogo dove trascorrere la giornata alla ricerca del brand di lusso più amato. Secondo i dati Global Blue, infatti, nel cuore dello shopping più esclusivo milanese, dal 2016 ai primi quattro mesi del 2018, il peso degli acquisti Tax Free dei viaggiatori cinesi ha registrato una progressione positiva e costante: 31,2% nel 2016, 33,4% nel 2017 e 33,5% nei primi quattro mesi del 2018, corrispondente a un incremento complessivo di circa il 2,3%.
A Brera invece si è fatto un passo indietro. I professori hanno cominciato a bocciare le tesi degli studenti cinesi che non si esprimono bene nella nostra lingua. Decisione legittima, visto che l’ente è italiano, la cultura italiana è studiata lì proprio a partire dalla lingua. E soprattutto il grande gap non si colma con le traduzione di Google: non ci si può affidare ai meccanismi automatici per venirsi incontro.
Ed è proprio questo il fulcro della nuova emergenza integrazione. Parliamo di un popolo di studenti che viene in Italia per conoscere e fa un percorso di studi che è evidentemente fallimentare, se come dicono i professori “le tesi sono incomprensibili”. L’unico beneficio di tutto questo polverone è che il dibattito sul tema diventi di rilevanza nazionale e faccia emergere che l’integrazione non deve essere adesione al modello monoculturale ma fondata sulla conoscenza reciproca, che significa anche sostegno alle esigenze degli studenti che pagano per venire qui. E non accorgersi che non hanno capito l’italiano il giorno della tesi.
Poteva andare peggio. Qualche anno fa in Australia si è aperto un dibattito sulla mancata integrazione degli studenti cinesi. E nella discussione pubblica sono entrati anche alcuni episodi non sporadici che i media hanno riportato: gli studenti stranieri del Dragone sembravano molto legati alla loro censura, evitavano i dibattiti e alcune volte riportavano alle autorità locali quelli che reputavano comportamenti inappropriati. Di studenti e professori. In pratica, succedeva che alcuni si comportavano come emissari del partito di stato.
L’apprezzamento e la conoscenza del nostro modo di vivere non è solo un arricchimento per chi ci sceglie. È una possibilità di far conoscere le soft skills italiane ancora di più. Fuori dagli stereotipi.
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