La scelta è necessaria e matura perché è un settore che ha fatto tanto per la città. Ma dove? Noi pensiamo ci sia bisogno di spazi grandi.
La querelle in città nella settimana in cui i distretti della settimana del design presentano i loro palinsesti è rovente. Milano ha bisogno di un museo di settore, che vada oltre il piccolo esistente in Triennale, troppo angustamente ospitato.
Il sindaco Beppe Sala insiste con quella location, simbolo di un certo modo di creare aggregazione col design. E ha ragione su questa questione di popolarità. Ma non sugli spazi. Perché, come in molti dicono (Mario Bellini uber alles) il comparto italiano per essere messo degnamente in mostra ha bisogno di spazi ampi senza limitazioni.
Ecco perché il gioiello di Gio Ponti in città, il sottoutilizzato Pirellone (da quando la Regione si è trasferita qui c’è solo il Consiglio) è davvero il luogo ideale. Come in molti sussurrano e stanno iniziando a raccontare, le risorse della storia del design italiano confinano con la cultura dei mobilieri dei distretti e hanno bisogno di spazi autonomi, belli, ariosi per essere apprezzati.
Non sarebbe una prima volta per l’ex grattacelo della Regione davanti la Stazione Centrale. Periodicamente alcuni piani si aprono ai visitatori con grande dimostrazione di interesse. Si organizzano mostre d’arte e sfilate, come quella che abbiamo fotografato nell’immagine di apertura l’anno scorso a cura dello Ied.
Specie oggi che il modernariato interessa sempre più persone. Lo dice il motore di ricerca Barnebys, che ha dovuto creare una sezione apposta per gli oggetti dagli anni 70 ai 90 del Novecento, e lo dice anche chi ha anche fare giorno per giorno con il design e i clienti. La gente compra, la gente conserva, la gente ricerca sempre di più su forme di arredamento sempre più vicine cronologicamente alla nostra epoca.
E quindi diamogli rispetto e soprattutto una casa sicura e spaziosa a questo design che tanto ha fatto per il risorgimento di Milano degli anni 2000.
Figlio degli anni 70, colonna del newsfeed di The Way, nasce come giornalista economico, poi prestato alla musica e infine convertito al racconto del lifestyle dei giorni nostri. Ossessionato dal tempo e dall’essere in accordo con quello che vive, cerca il buono in tutto e curiosa ovunque per riportarlo. Meridionale italiano col Nord Europa nel cuore, vive il contrappunto geografico con serenità e ironia. Moda, arte e spettacoli tv anni 80 compongono il suo brunch preferito.
Grazie ai bonus approvati dal governo, la corsa alle ristrutturazioni, ammodernamenti e rifacimenti è ufficialmente iniziata. Anche i venti di
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Commenti e opinioni
Milano merita un museo del design
La scelta è necessaria e matura perché è un settore che ha fatto tanto per la città. Ma dove? Noi pensiamo ci sia bisogno di spazi grandi.
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Milano merita un museo del design
La scelta è necessaria e matura perché è un settore che ha fatto tanto per la città. Ma dove? Noi pensiamo ci sia bisogno di spazi grandi.
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Milano merita un museo del design
La scelta è necessaria e matura perché è un settore che ha fatto tanto per la città. Ma dove? Noi pensiamo ci sia bisogno di spazi grandi.
La querelle in città nella settimana in cui i distretti della settimana del design presentano i loro palinsesti è rovente. Milano ha bisogno di un museo di settore, che vada oltre il piccolo esistente in Triennale, troppo angustamente ospitato.
Il sindaco Beppe Sala insiste con quella location, simbolo di un certo modo di creare aggregazione col design. E ha ragione su questa questione di popolarità. Ma non sugli spazi. Perché, come in molti dicono (Mario Bellini uber alles) il comparto italiano per essere messo degnamente in mostra ha bisogno di spazi ampi senza limitazioni.
Ecco perché il gioiello di Gio Ponti in città, il sottoutilizzato Pirellone (da quando la Regione si è trasferita qui c’è solo il Consiglio) è davvero il luogo ideale. Come in molti sussurrano e stanno iniziando a raccontare, le risorse della storia del design italiano confinano con la cultura dei mobilieri dei distretti e hanno bisogno di spazi autonomi, belli, ariosi per essere apprezzati.
Non sarebbe una prima volta per l’ex grattacelo della Regione davanti la Stazione Centrale. Periodicamente alcuni piani si aprono ai visitatori con grande dimostrazione di interesse. Si organizzano mostre d’arte e sfilate, come quella che abbiamo fotografato nell’immagine di apertura l’anno scorso a cura dello Ied.
Specie oggi che il modernariato interessa sempre più persone. Lo dice il motore di ricerca Barnebys, che ha dovuto creare una sezione apposta per gli oggetti dagli anni 70 ai 90 del Novecento, e lo dice anche chi ha anche fare giorno per giorno con il design e i clienti. La gente compra, la gente conserva, la gente ricerca sempre di più su forme di arredamento sempre più vicine cronologicamente alla nostra epoca.
E quindi diamogli rispetto e soprattutto una casa sicura e spaziosa a questo design che tanto ha fatto per il risorgimento di Milano degli anni 2000.
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Christian D'Antonio
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