Se anche il World Economic Forum di Davos (Svizzera) alla 47esima edizione si accorge della necessità della redistribuzione della ricchezza, qualcosa nel mondo dei potenti sta cambiando.
Al WEF si ritrovano i possidenti, i decision makers, quelli non necessariamente riconosciuti ma le lobby internazionali che decidono. Davos in questi giorni è assediata da auto blu e jet privati. Eppure tutti si sono posti il problema nel 2017 di come l’economia stia creando delle fratture. Visto che Oxfam diffonde le statistiche che fanno scalpore (sette uomini miliardari detengono la ricchezza di 3,6 miliardi di persone) e le classifiche lanciano l’allarme.
L’Italia non è a crescita inclusiva (siamo al 27esimo posto in Europa per questo pattern) e qualcosa si dovrà muovere in questo senso. Il presidente cinese, Xi Jinping, invitato per la prima volta a partecipare al forum in Svizzera, ha fatto il suo bell’elogio della globalizzazione, che è il volano basilare per l’economia della sua nazione. Sono le due facce di uno stesso forum che mostra contraddizioni.
Responsive and responsible Leadership è il tema dell’incontro di quest’anno. Bisognerebbe partire tutti da qui per almeno intravedere gli stessi obiettivi.
Se la Cina preme per il liberismo estremo (a poca distanza temporale dal dirigismo comunista) e Donald Trump l’americano torna al protezionismo, gli equilibri economici sono davvero rovesciati.
Ma i dialoghi di Davos ci indicano anche altro. Qualcosa si dovrà perdere nell’economia degli opposti: non si potrà a lungo conservare il privilegio dell’arricchimento e predicare lo sharing come stile di vita.
Figlio degli anni 70, colonna del newsfeed di The Way, nasce come giornalista economico, poi prestato alla musica e infine convertito al racconto del lifestyle dei giorni nostri. Ossessionato dal tempo e dall’essere in accordo con quello che vive, cerca il buono in tutto e curiosa ovunque per riportarlo. Meridionale italiano col Nord Europa nel cuore, vive il contrappunto geografico con serenità e ironia. Moda, arte e spettacoli tv anni 80 compongono il suo brunch preferito.
Una video installazione accoglie i visitatori del festival Terraforma, una realtà consolidata dell’estate musicale milanese arrivato alla quarta edizione. Situato dentro
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Se anche Davos si accorge della sharing economy
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Se anche Davos si accorge della sharing economy
Se anche il World Economic Forum di Davos (Svizzera) alla 47esima edizione si accorge della necessità della redistribuzione della ricchezza, qualcosa nel mondo dei potenti sta cambiando.
Al WEF si ritrovano i possidenti, i decision makers, quelli non necessariamente riconosciuti ma le lobby internazionali che decidono. Davos in questi giorni è assediata da auto blu e jet privati. Eppure tutti si sono posti il problema nel 2017 di come l’economia stia creando delle fratture. Visto che Oxfam diffonde le statistiche che fanno scalpore (sette uomini miliardari detengono la ricchezza di 3,6 miliardi di persone) e le classifiche lanciano l’allarme.
L’Italia non è a crescita inclusiva (siamo al 27esimo posto in Europa per questo pattern) e qualcosa si dovrà muovere in questo senso. Il presidente cinese, Xi Jinping, invitato per la prima volta a partecipare al forum in Svizzera, ha fatto il suo bell’elogio della globalizzazione, che è il volano basilare per l’economia della sua nazione. Sono le due facce di uno stesso forum che mostra contraddizioni.
Responsive and responsible Leadership è il tema dell’incontro di quest’anno. Bisognerebbe partire tutti da qui per almeno intravedere gli stessi obiettivi.
Se la Cina preme per il liberismo estremo (a poca distanza temporale dal dirigismo comunista) e Donald Trump l’americano torna al protezionismo, gli equilibri economici sono davvero rovesciati.
Ma i dialoghi di Davos ci indicano anche altro. Qualcosa si dovrà perdere nell’economia degli opposti: non si potrà a lungo conservare il privilegio dell’arricchimento e predicare lo sharing come stile di vita.
Per info sul meeting qui
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Christian D'Antonio
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