I loghi di Pirelli e Coop, la Triennale di Milano negli anni 60: l’origine della grafica italiana è tutta in queste opere di ingegno a firma Licalbe Steiner, il duo di creativi formato da Albe e Lica Steiner. Hanno inventato la grafica nel nostro Paese e ora sono celebrati in una mostra.
A rendere “speciale” e ancora più “appropriata” per Reggio Emilia questa mostra, è la scelta del luogo dove allestirla: l’antica Sinagoga della città di Reggio Emilia, recentemente restaurata dal Comune.
Nel 1938 Albe Steiner sposa Lica diminutivo di Masal (nome ebraico corrispondente a Matilde) e insieme si distinguono per l’impegno professionale e civile che ha contrassegnato la loro vita, iniziato durante gli anni bui del fascismo, cementato nella lotta di Resistenza e proseguito poi con la didattica e la comunicazione sociale.
L’edificio ottocentesco di via dell’Aquila – di straordinaria bellezza, dall’interno luminoso e monumentale, decorato con colonne e affreschi – ha riacquistato, con il restauro, l’antico splendore e le forme pesantemente compromesse da un bombardamento nel corso del secondo conflitto.
È questa grande, silenziosa aula, nella sua austera eleganza, ad accogliere in modo naturale, le creazioni della coppia di grafici.
La mostra, curata da Anna Steiner e progettata dallo studio Origoni-Steiner, propone una panoramica sul lavoro di quello che è riconosciuto come uno dei sodalizi professionali e personali più fecondi della grafica italiana. Viene presentata la produzione del loro Studio L.A.S. dai primi lavori del 1939 fino alla Liberazione e al viaggio in Messico (1946-1948), in una narrazione scandita dalle diverse sezioni – ricerca grafica e foto-grafica, editoria, pubblicità e allestimenti, marchi, presentazione di prodotto, manifesti e grafica di impegno civile, formazione professionale – per arrivare infine a toccare anche l’attività di Lica, dal 1974, anno in cui muore Albe, alla sua scomparsa, nel 2008.
La loro storia personale, la loro unione “intellettuale” li ha visti così inseparabili da essere chiamati da loro stessi e dagli amici i ‘Licalbe’, un’unica identità. Il loro lavoro fu caratterizzato da quella che spesso è stata definita una poetica dell’ottimismo, da una fiducia dichiarata nel presente e nel futuro, credendo che l’impegno in prima persona, professionale, didattico potesse segnare la differenza e una distanza abissale dal buio della guerra e del fascismo.
Nel 1939 aprono insieme uno studio di grafica e lavorano alla stampa clandestina antifascista. Partono, poi, alla volta del Messico per riunire la famiglia di Lica, e si trovano a lavorare con i muralisti tra cui Siqueiros, Rivera e altri e Hannes Meyer, tra gli esuli della scuola Bauhaus. Rientrano in Italia per partecipare alle prime elezioni libere del 1948, dove riprendono il loro lavoro professionale.
Gli Steiner furono, senza dubbio, protagonisti e interpreti della rinascita culturale italiana nel dopoguerra, insieme a intellettuali come Vittorini e Calvino. Proprio a Calvino si deve un ricordo speciale di Albe all’indomani della sua morte sulle pagine dell’Unità “per Albe il piacere dell’invenzione formale e il senso globale della trasformazione della società non erano mai separati”.
Anna Steiner, figlia di Albe e Lica, insegna presso il Politecnico di Milano, architetto, lavora nel campo degli allestimenti e della grafica nello studio Origoni Steiner, porta avanti l’eredità dei genitori e testimonia il loro contributo alla cultura del Novecento.
La mostra che la Fondazione Palazzo Magnani, insieme a Coop Alleanza 3.0, e la curatrice Anna Steiner propongono a Reggio Emilia conduce lo spettatore in un viaggio nel passato recente e nel luogo straordinario in cui l’unione tra due persone diventa motore di mondi nuovi.
L’esposizione è l’ultima parte di un progetto di diffusione della vita e delle opere degli Steiner promosso da Ardaco e sostenuto da Coop, iniziato sette anni fa con la realizzazione del film documentario Linea Rossa. Insieme per un Progetto di cambiamento di Enzo Coluccio e Franco Bocca Gelsi (Ardaco-Orda d’Oro, 2009) in cui una intensa Lica ha lasciato la sua ultima testimonianza diretta, insieme a quella di amici, famigliari, artisti come Arnaldo Pomodoro e Francesco Leonetti. (Il film sarà presente in mostra).
“Con questa mostra – afferma Davide Zanichelli, presidente “Fondazione Palazzo Magnani” – la nostra Fondazione si fa carico di un ruolo rilevante per la città e il territorio. Usciamo infatti dalle sole sale della nostra storica sede espositiva per animare, in accordo con il Comune, spazi diversi. E’ il riconoscimento al lavoro che Palazzo Magnani ha compiuto in questi anni ed è l’avvio di un percorso culturale che intendiamo rendere originale, stimolante e condiviso”.
La foto di apertura riprende il progetto coordinato per la quattordicesima Triennale di Milano del 1968.
Per info qui