Andrea Mauro ti racconta la sua vita tra moda e design con la naturalezza dei grandi professionisti. Quelli che non se la tirano e non ti fanno pesare la grandezza dei propri risultati. Eppure, il creativo milanese di appena 30 anni, conosciuto nell’ambiente per i suoi video immaginifici, oggi è la stella nascente dei grafici in Italia.

Ha sempre avuto un’attitudine per il disegno sin dall’infanzia, ci racconta, ma oggi è al centro di un crocevia di input creativi che a noi è parso di rara bellezza. Andrea infatti, fido collaboratore di brand affermati del made in Italy, non solo idea location e soggetti per i mini-movie, ma cura le brand identity dei suoi clienti in tutte le sfaccettature. Ama dire “a 360 gradi”, e in effetti è così: nel suo studio ci ha mostrato foto, video, carta, lookbook, disegni web e pattern per tessuti tutti partoriti dalla sua vulcanica mente creativa. In un unico gesto, Andrea è capace di ricreare l’atmosfera della boutique, la shopper, il video che accompagna la pubblicità e la fotografia. Un vero hub di creatività riunito in una sola figura professionale che potrebbe anticipare una tendenza nel suo campo.
“Sono affascinato da tutto ciò che è forma e colore – ci dice illustrandoci le raccolte di cataloghi che ha in studio delle più svariate provenienze – e ho voluto mettere a frutto le conoscenze acquisite creando Italian Graphic Designer Agency, un’agenzia che si occupa di graphic nell’ambito fashion, dal cartaceo ai disegni per tessuti, al video“. Oggi Andrea Mauro lavora con Max&co., N°21,Frankie Morello, Eleventy , MSGM e molti altri.
Come nasce una collaborazione tra la tua creatività e quella dello stilista di turno?
Io propongo delle idee ai brand e faccio le ricerche. Appena le organizzo, presento il moodboard e faccio sentire al cliente il suono che vorrei dare alla collezione. A quel punto contatto Andrea Yazee, il mio produttore musicale e lui compone in base al mood che gli dò, così abbiamo il pezzo esclusivo da dare al cliente e aggiriamo eventuali problemi di copyright.

La brand identity passa anche dalla musica, vero?
L’azienda che commissiona la comunicazione ha bisogno di qualcosa di nuovo, ed è più interessante dare al committente qualcosa di inedito che usare una canzone che puoi comprare e poi sentirla in un altro video, magari.
Con chi hai attuato questo principio?
Collaboro con Elventy da quando è nato il marchio, 7 anni fa. Ho iniziato principalmente a fare pubblicità e l’impaginato del catalogo. Poi sono passato alla comunicazione in senso più ampio.
Confessiamo di essere arrivati a te tramite lo strepitoso video che hai realizzato per la loro nuova campagna, girato nelle cave di marmo del Carrarese. Come ci sei arrivato?
Per i video ho un piccolo team che include me, che mi occupo della creazione artistica, Andrea Piu, il cinematographer e Andrea Yazee per la musica. Con entrambi c’è stata subito una grande armonia, sono dei professionisti. La scelta della location è stata fatta dallo studio Maddalena Torricelli, io me la sono andata a esplorare su Internet. E devo dire che subito ho trovato analogie e collegamenti: la filosofia no logo di Eleventy e la pulizia dei tagli del brand sono un naturale richiamo al marmo.

Che è lo scenario straordinario in cui avete girato. Com’è stato vedere dal vivo quello che avevi studiato online?
Molte scene le avevo già in testa. Siamo arrivati lì la sera all’imbrunire, col vento e l’aria fresca. Una cosa a favore è stata questa presenza del vento, visto che il girato è in slow motion a 240 fotogrammi al secondo…un tocco di vento dava movimento giusto al girato. E poi c’è stata la caduta dei massi e l’esplosione del marmo che sono le scene più d’effetto. Ci sono dei posti nelle cave dove gettano il marmo di scarto. Mi ha affascinato questa abitudine e ho usato un masso di dimensioni più piccole, ovviamente, per utilizzarlo nel video.
Che moda fai quando disegni?
Vado dallo streetwear al marchio più clean ed elegante per cui disegno grafiche su tessuti e faccio creazione, illustrazione, pattern. Che è un altro mondo, perché parto dalla creazione di un vestito, anche di un dettaglio, di un accessorio e arrivo fino all’immagine, post-produzione fotografica e l’impaginazione del catalogo, cura della stampa.

Cosa spinge secondo te a preferirti?
Ultimamente col mio team abbiamo fatto altri video anche musicali. Giriamo con delle camere importanti e siamo attenti al dettaglio, facciamo il lavoro con la massima qualità, quello che sorprende è questo secondo me. Oggi siamo bombardati da mille immagini e non è facile distinguersi: con ricerche e idee buone si possono avere dei risultati.
Che background hai?
Ho iniziato a studiare grafica pubblicitaria alle superiori, i giudizi dei professori erano incoraggianti, io facevo tutti lavori manuali. Così una volta finiti gli studi, mi sono proposto alle agenzie di grafica e tutti mi apprezzavano ma nessuno mi ha fatto lavorare per la mancanza di conoscenza dei programmi per computer. Per me montaggio, grafica, photoshop, illustrator, after effect, color correction erano tutti sconosciuti. Ero arrivato dal fatto-a-mano. Così mi sono iscritto alla Marangoni acquisendo le skills che mi mancavano e da lì poi ho trovato lavoro .
Una formazione classica che però ti è servita, a quanto ho capito.
Sì, perché sono convinto che la carta sia come un quadro. La sua scelta è già comunicazione, ho questa sensibilità che mi trascino dietro che mi permette forse di curare la traslazione dal digitale al fisico con una mentalità giusta. La carta comunica, la giusta texture, la giusta idea è un punto forte del brand. Lo dico perché sono abituato ad avere qualcosa di tangibile in mano.

È un atteggiamento diffusonel tuo ambiente?
Beh, non mi piace criticare ma quanti progetti belli dal punto di vista fotografico non vengono curati in fase di stampa e produzione?
Il primo lavoro nell’ambito della moda?
Sono stato con Frankie Morello per 4 anni e poi ho deciso di mettermi in proprio e rischiare. Ho fatto un passo nel momento in cui sembrava tutto incerto e coincidenza vuole che ora le nostre strade si siano ricongiunte. Il marchio è stato rilanciato quest’anno e seguo il brand affiancando lo stilista Nicholas Poggioli per l’uomo, dagli impianti grafici fino alla cura dal packaging.
Ti trovi a tuo agio tra pubblictà e moda?
La pubblicità e la moda sono molto collegate, se non c’è pubblicità il prodotto rimane piatto, la comunicazione è il 70% del prodotto. Solitamente le mie idee sono accettate, non credo di essere più avanti rispetto ai brand che mi commissionano lavori. Per il momento non ho mai avuto paletti il che è interessante.
Guardi molto all’estero?
All’estero faccio ricerca per avere ispirazioni, c’è gente molto forte in Italia e infatti molti grafici italiani lavorano all’estero. L’Italia come designer, film maker, è avanti. Il budget è diverso, ovviamente: in Italia solitamente è molto più ristretto che all’estero.

Segui i trend del momento quando crei?
Ci sono dei trend che prevalgono anche nella grafica. Ma nelle mie creazioni prevalgono gli indirizzi dei committenti, perché ritengo che lo studio fatto ad hoc sull’impronta che lo stilista vuole dare è più importante del flavour of the moment.
C’è molto vintage nel mondo creativo in questo momento?
Personalmente non ho mai un’impronta vintage marcata, preferisco dare un’impronta originale alle creazioni, niente di già visto. Non uso caratteri tipografici vecchi, anzi, se lo faccio stai sicuro che sono rielaborati, spezzettati e rieditati.
Cosa ti ispira di più?
I videoclip e i film sono fonte di ispirazione, faccio ricerca in continuazione. Vado a Parigi per vacanza e in men che non si dica mi ritrovo a lavorare perché mi piacciono molto gli studi di grafica lì, sono continue fonti di ispirazione. Preferisco anche i negozi, anche quelli non conosciuti, quelli piccoli, per attingere idee. Le cose che mi piacciono le raccolgo ovunque, alcuni ristoranti sono all’avanguardia in fatto di grafica per esempio.
Quando ti accorgi che il progetto è riuscito?
Quando alle persone dispiace disfarsi di un invito a un evento che ho creato o gettare il lookbook che è diventato libro. Quando si vede che c’è qualità non lo butti. Lo tieni come arredo. Ed è sempre comunicazione, perché l’oggetto che resta ha molto più valore. Le mie carte sono FSC, ogni albero è ripiantato, ci tengo a segnalarlo nei miei lavori. La mia grafica è eco-compatibile.
Cosa muove l’avanguardia nelle capitali della moda?
Parigi la trovo molto di ricerca. Milano è capitale della moda e si è messa al passo col resto del mondo da tempo, ormai. Anche le boutique curano molto la comunicazione, eravamo indietro rispetto a Londra, ora non più.
Cosa muove te, invece?
Passione e amore, sono le due forze in grado di rendere sempre più pregevoli le mie creazioni.
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