Riservata ed elegante, Eleonora Fiori è una giovane designer e artista di Piacenza che ha fatto dell’arte un suo linguaggio personale nobilitando e innalzando quindi al rango di opera, una semplice immagine da carta da parati.
Formatasi prima alla Scuola della Moda e allo IED di Milano poi, come interior designer, ha svolto un tirocinio formativo presso Marni moda restandovi per quattro anni; oggi è un’affermata stilista e creatrice di gioielli, ha esposto recentemente a Palazzo Reale a Milano le sue creazioni in una mostra curata da Alba Cappellieri dal titolo “Gioielli alla moda”; ma è soprattutto con “Arte da parati” che Eleonora da tempo sta portando avanti un personale percorso artistico nato quasi per caso una volta recepita la forza dell’immagine estrapolata dal suo usuale contesto decorativo.
Appassionata ricercatrice di un passato raffinato, vintage, e acuta osservatrice, rielabora in chiave moderna temi di epoche lontane, immagini ritrovate nella memoria storica di piccoli luoghi che Eleonora Fiori ama esplorare: piccoli bar di periferia e paesini di provincia, unici custodi in grado di conservare ancora emozioni e sensazioni di un tempo retrò.
Come avvengono le tue ricerche? Mi sembra di capire che la parte più importante del tuo lavoro sia proprio la ricerca.
Infatti, giro molto su internet alla ricerca di immagini vintage che poi rielaboro e trasformo in piccole opere d’arte…
Come Arte da parati?
Esatto, si tratta di un immagine ripetuta ma la differenza sta nel fatto che si tratta di un’immagine inusuale per una carta da parati, ad esempio una geisha o tematiche orientali o ancora la regina d’Inghilterra, in sintesi potrebbe essere una carta da parati come pure un’opera d’arte, qualcosa da incorniciare e da decontestualizzare, insomma diventa altro. Amo molto la ricerca online, posso dire che internet è la mia fonte d’ispirazione primaria, poi anche le ricerche di piccoli oggetti vintage ma anche di luoghi.
Luoghi?
Sì, mi piace molto girare nelle vie della mia città ma anche in quelle di Milano, città dove lavoro, alla ricerca di luoghi che forse solo io, non so se è presunzione, riesco a percepire come forzieri di un tempo vintage, ad esempio amo molto una vecchia cartoleria a Piacenza, oggi chiusa, che ha ancora all’esterno l’insegna fatta tutta di bottoni. In verità amo poco uscire, sono poco mondana e mi piace rintanarmi nel mio studio.
Come nasce l’idea per queste realizzazioni?
Forse da un senso d’ordine che mi piace, mi spigo meglio. Amo molto la Svizzera, il suo senso di pulizia e d’ordine, diciamo che mi porto dentro una lucida follia, una follia in qualche modo ordinata, da qui l’idea, se vogliamo, della serialità dell’immagine e della creazione del gioiello come opera d’arte.
E adesso?
Adesso torno alle mie ricerche.
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