Come ci si districa tra un’eredità intoccabile e il desiderio di innovazione sempre costante che è il dna del successo dei grandi creativi? Passando una giornata col designer Flavio Manzoni, a capo dell’ufficio stile di Ferrari, uno dei marchi più riconosciuti al mondo, non si hanno dubbi: bisogna essere dei grandi.
E bisogna essere sempre in equilibrio, e saperlo riconoscere, ovviamente, è proprio dei grandi. Stiamo parlando di una personalità che nel design non ha probabilmente paragoni e di un marchio che oltre a rendere grande in made in Italy nel mondo, fa da apripista per qualunque tipo di innovazione.
“Ogni volta che progettiamo un nuovo modello – dice Manzoni con il garbo che contraddistingue i veri top player – non c’è bisogno di esagerare con i colori e gli orpelli, perché distraggono e deviano dal vero design. Per questo il nostro programma tailor made prevede il supporto di designer ma anche di uno stylist che dà consigli ma che anche controlla quello che esce da qui. Così da poter rassicurare i clienti che anche i pezzi fatti su misuri, abbiano lo spirito Ferrari”.
Flavio Manzoni, nato a Nuoro nel 1965, laureato in Architettura con specializzazione in Disegno industriale all’Università di Firenze, è stato nominato Responsabile del Design di Ferrari nel gennaio 2010. Dal 2007 al 2010 è stato Direttore del Design creativo presso il Gruppo Volkswagen, dove ha progettato i veicoli di Skoda, Bentley, Bugatti e Volkswagen, ridefinendo la filosofia estetica di questi marchi. Dal 2001 al 2006 ha lavorato nel Gruppo Fiat come Responsabile del Design per Lancia, Fiat e LCV. Inoltre ha rivestito delle posizioni nel settore design presso Lancia e Seat.
“Credo che un team creativo debba lavorare assieme – ci ha detto il designer durante la nostra visita al blindatissimo ufficio stile di Maranello – e nel 2016 abbiamo pensato alla costruizione di una casa del design interno. Qui avvengono le presentazioni dei modelli e si prendono decisioni sul futuro della Ferrari e con un videowall dove si vedono le possibili modifiche in tempo reale, si illustrano gli scenari possibili”.
Al suo arco varie frecce che hanno fatto la storia della casa del Cavallino rampante: la Ferrari F12 berlinetta (Compasso d’oro 2014), in collaborazione con Pininfarina, la prima ibrida della casa.
Proseguendo nella visita delle segrete stanze, la riservatezza aumenta. Ci sono riunioni, ci si scambiano idee sui progetti. Tutti molto giovani questi stilisti dei sogni dell’automotive, età media 36 anni e provenienze garantite da più parti del mondo in modo da rispecchiare il valore globale del marchio. Manzoni sottolinea: “È fondamentale che ci sia riservatezza e la forma dell’edificio doveva essere simbolica, richiamando anche la sinuosità delle linee Ferrari. Lo stesso edificio è un movimento dinamico che si scorge provenendo dall’entrata storica della Ferrari. Volevamo fosse intriso degli elementi di linguaggio della carrozzeria Ferrari, così anche l’edificio ha una prua che arriva in avanti e crea un effetto piacevole. Planning, Design international di Londra e Officine di architettura sono i tre studi di architettura che hanno relIzzato il nuovo complesso che ha sale virtuali “per valutare le modifiche a un lavoro complesso. Così si raggiunge la forma bilanciata e pulita che non fa perdere l’equilibrio della vettura, che è la sua forza. Quando si parla di Ferrari, il problema estetico è fondamentale”.
Da qui sono usciti i 10 esemplari J50 per i cinquant’anni di Ferrari Japan. Per Flavio Manzoni sono stati un’ottima “convergenza di stile con la tecnica“. Raggiungiamo anche una nuova area, quella degli advance designer, che sono coloro che lavorano sulle visioni future senza la pressione degli ingegneri accanto. Davvero sembra di essere nel best place to work per eccellenza.
Ci sono in tutto cinquanta modellatori in 3d che fanno parte di una schiera di100 designer. Nel reparto tailor made non si danno dettagli o numeri, ma si capisce che sono decine e decine i facoltosi da tutto il mondo che vengono qui e aprono i cassetti delle idee. Sono accompagnati da personal designer per tutelare anche che i canoni del marchio vengano rispettati nella creazione di una vettura su misura. Le possibilità sono infinite, dagli interni Loro Piana, ai rivestimenti eccentrici o vintage.
Luca Zanetti responsabile vendite e personalizzazioni è a capo del programma più esclusivo. “Il primo passo vede il cliente andare dal concessionario – ci spiega – e cercare le soluzioni nel catalogo. Poi c’è il livello superiore del tailor made che fa scegliere tra le aree scuderia, inedita, classica. Cerchiamo di assecondare le richieste e a volte finanche riprodurre i colori che non si realizzano più”.
Per il 70esimo anniversario di Ferrari nel 2017 sono state prodotte 5×70 macchine uniche. E questo significa che molti comparti, per alcuni mesi si dedicano solo a questo: le macchine su misura o celebrative.
L’ammirazione è davvero tanta, e anche l’orgoglio tricolore non è poco. Flavio Manzoni dice non c’è design se non c’è innovazione “altrimenti rifacciamo sempre le stesse cose e non andiamo avanti. La tecnologia aiuta a sviluppare con molto controllo. Ma è importante che non cambi il nostro approccio, nello studio che abbiamo c’è molto tocco umano”.
Saranno opere d’arte queste macchine a futura memoria? La risposta ce l’ha Stephen Bayley, che da curatore del Victoria & Albert Museum a Londra, fu il primo a volere queste vetture in esposizione: “Il tema era di classificazione: non si capiva se fossero assimilabili alla scultura o al metal work”. La storia ha dato una risposta consegnando le Ferrari come leggende di design nell’immaginario collettivo contemporaneo.