Per Poltronova la settimana della Milano Design Week è una ripartenza gradita che non guarda solo al futuro. La poltrona “Mies” nasce nel 1969 dall’idea di impiegare una striscia di para o caucciù, materiali resistenti e elastici, come seduta. La struttura, un triangolo in metallo cromato, evidenzia la purezza della sagoma e ha un cuscino poggia testa e il poggiapiedi illuminato in cavallino. Il nome evidenzia l’analogia della sua struttura con i progetti di Mies van der Rohe e rende omaggio al grande maestro deceduto nel medesimo anno.
Nella sua rigorosa geometria la poltrona Mies sintetizza la filosofia degli Archizoom Associati esponenti di punta del Movimento Radicale Italiano, nato attorno alla seconda metà degli anni Sessanta. Poltrona e poggiapiedi fu donato da Paolo Deganello a Dario Bartolini e Lucia Morozzi per il loro matrimonio, e utilizzano come seduta l’elemento tipico dei nastri trasportatori industriali. È una striscia di gomma naturale che viene innestata sul telaio in acciaio trapezoidale, fissandosi su due bastoncini cilindrici.
Telaio in acciaio cromato, sedile in lattice deformabile a seconda del peso del corpo. Poltronova ha un racconto, a lungo atteso, sulla cultura del prodotto alternativo, sul suo valore intrinseco e sull’importanza dell’habitat. La Poltronova negli anni Sessanta, in una regione come la Toscana che di design non produceva niente, aveva in scuderia tutti i migliori: non solo Ettore Sottsass che ne era art director, ma Gae Aulenti, Paolo Portoghesi, Giovanni Michelucci, Angelo Mangiarotti, gli Archizoom, il Superstudio,