Studia le tendenze e tiene conto della performance dei materiali, segue le procedure della realizzazione dei capi e ha in sé competenze tecniche e creative. Il textile designer, o disegnatore per tessuti, nelle aziende è molto ricercato e ha un ruolo chiave. Ma pochi ne sono a conoscenza, forse abbagliati dal ruolo di ribalta che ha lo stilista.
Col tempo e lo sviluppo dei brand made in Italy, ora c’è bisogno di ricambio generazionale e il textile designer deve essere al passo coi tempi. E soprattutto c’è bisogno di formare una nuova generazione di designer del tessuto al fianco dei nuovi Cavalli, Pucci, Versace e Missoni, per citare alcune delle più importanti maison che hanno fatto del tessuto stesso un brand, in grado di identificare uno stile inconfondibile.
Per questo allo Ied Firenze la seconda edizione del Corso biennale in Textile Design, coordinato da Luca Parenti, in partenza a marzo 2019 è nato con l’obiettivo di rispondere alla domanda delle aziende tessili e di moda, alla costante ricerca di professionalità che si occupino non solo di design del tessuto ma anche di ricerca sui trend in atto.
Uno dei moduli formativi attingerà allo sconfinato archivio del Museo del Tessuto di Prato nell’ottica di rileggere e reinterpretare l’eredità delle aziende in chiave contemporanea. Diverse anche le aziende pratesi coinvolte nel percorso formativo, tra cui Landini Tessuti, Texmoda e Marini Industrie, in grado di fornire un importante contributo sia in termini di know how che di materia prima su cui gli studenti potranno mettersi alla prova.
Quella del Textile Designer è una professione che necessita di competenze specialistiche finalizzate a seguire l’intero iter di produzione del prodotto, dal concept alla progettazione, dallo sviluppo alla realizzazione finale, utilizzando tecniche e tecnologie specifiche e sistemi di ricerca professionali.
Grazie all’acquisizione di una visione e di una metodologia creativa personale, il Textile Designer può lavorare presso le molteplici realtà industriali del settore in Italia e all’estero o sviluppare un’attività di consulenza come libero professionista. La figura professionale in uscita, grazie all’apprendimento delle tecnologie di lavorazione digitale, è in grado di sviluppare in autonomia il processo di produzione e di coordinare le diverse fasi di lavorazione fino alla riproduzione finale.