Tra le capitali della moda e del fast fashion che tanto riposizionamento sta cercando nell’ambito del business mondiale, c’è indiscutibilmente la Campania. Tutti conosciamo le eccellenze storiche e inarrivabili della moda partenopea. Ma tra la provincia di Napoli e Caserta c’è anche una miriadi di aziende che danno lavoro a tanti addetti nel fast fashion, molte delle quali sono quelle che popolano le pagine pubblicitarie dei giornali di moda nel mondo. Il progetto “Formazione Moda e Design”, istituto di formazione a Sarno, provincia di Salerno, nasce dall’idea della designer italiana Egy Francesca Cutolo. Lo scopo fondamentale dei corsi di moda e design, è quello di poter fornire le basi solide per poter formare le nuove menti creative del futuro. Egy dice: “Per stimolare i ragazzi a restare nel loro territorio e rendersi utili per il tessuto produttivo locale, ho voluto fondare una scuola che sia alla portata di tutti quelli che sono interessati. E l’ho fatto in una terra in cui, non molti ci credono, ma c’è bisogno di menti nuove che rinvigoriscano il settore moda. Che è comunque tuttora fiorente”.
Egy è partita dall’alto: a Milano ha cominciato il suo cammino nel mondo della moda, laureandosi presso il prestigioso Istituto Marangoni.
Dopo aver maturato varie collaborazioni nel fashion system e nel graphic design presso diversi uffici milanesi del settore e dopo aver coordinato collezioni di abbigliamento, grafiche, piazzamenti, accessori e prodotti, Egy ha avviato anche esperienza come docente in varie accademie italiane.
Nella sua carriera, è stata semifinalista al concorso “Fashion Incubator” (Next Generation), indetto dalla Camera Nazionale Moda di Milano nel 2007, diventando, poi, creatrice di una prima acerba linea personale e autofinanziata. Dopo tante sfilate-evento in Campania, amicizie prestigiose e collaborazioni di grido, oggi l’imprenditrice ci presenta la sua nuova creazione: il suo istituto.
Egy da dove nasce la tua passione per la moda?
Da piccola volevo frequentare il liceo artistico ma i miei genitori mi mandarono al classico, anche se il disegno l’ho sempre portato avanti. A una certa età il desiderio di esprimere la mia femminilità mi ha rivoluzionato le idee sul mio futuro. E così ho pensato a come coniugare le due cose, quello che sentivo e la fascinazione per l’estetica femminile.
Quali sono stati i tuoi primi passi?
Ho cominciato a osservare tutto quello che avevo intorno. Mi interessava tutto ciò che era immagine, dalle discoteche ai gruppi di ragazze che vedevo in città, giravo e guardavo la gente della notte, questa è stata la mia prima palestra. L’illustrazione di moda mi ha guidato, ha creato il mio gusto e poi l’ho appreso con lo studio dell’insegnamento di disegno. Quando ho deciso di andare a studiare a Milano, senza saper usare il computer era tutto un mondo nuovo per me ed erano gli albori della digitalizzazione, i primi anni 2000. Il mio percorso all’Istituto Marangoni è durato 4 anni ed è finito nel 2006.
C’è qualcosa nel mondo della moda che ti ha sorpreso, all’inizio?
Mi aspettavo fosse molto più avanguardistico. Evidentemente l’industria fashion ha buone pr che lo fanno credere. Ho trovato anche lì un intricato groviglio di preferenze, frustrazioni e discriminazioni. Gli inglesi dicono “narrow minded”, gente da piccole menti. Poi ci sono gli eccelsi, ovvio, ma trovare anche queste piccolezze mi ha delusa. Ho fatto comunque il mio percorso, ho frequentato tutti i grandi di questi anni e ho curato lo stile delle animazioni delle discoteche più in voga di Milano. Poi, dopo aver vissuto la notte, ho pensato a costruirmi una carriera di giorno. E menomale che l’ho fatto.
Quali sono stati i primi ingaggi che hai avuto?
Quando sono uscita dalla Marangoni, ho lavorato in un ufficio stile a Novara in un’azienda di intimo, Sivlian Heach e sono passata in altri uffici. Poi mi sono spostata nelle concerie a Solofra, sono entrata nel mondo delle aziende del fast fashion al Cis di Nola. Anche il mondo delle calzature mi ha insegnato molto, con l’esercizio dell’inventarsi sempre stili nuovi.
Cosa ti piace di più?
Oggi mi piace l’insegnamento perché è l’esperienza trasmessa e la realizzazione di un sogno che è il progresso. Insomma, mi piace fare da tutor. Da questa consapevolezza mi è venuta l’idea di mettere in piedi l’istituto.
Cosa ti ha spinto ad aprire la scuola a Sarno, che a primo acchito con la moda sembra aver poco a che fare…
Ma la bellezza dell’Italia è questa: c’è stile ovunque, nelle città e nelle province. L’ho fatto perché ho pensato che Sarno geograficamente abbraccia tanti paesi ed è il centro tra paesi vesuviani e il Salernitano. Era il fulcro della lavorazione delle sete e delle lane, io non ho visto quel periodo perché non ero ancora nata. La Campania tutta è un grande centro moda e c’è bisogno di forza lavoro ma le tantissime aziende che fanno numeri alti spesso hanno difficoltà a reperire le professionalità giuste. C’è bisogno di personale che esegue ma soprattutto di creatività e competenze.
Ci racconti cosa richiede il territorio nell’ambito della moda e tessile?
C’è molta fast fashion e per seguire i trend anche in quello bisogna essere creativi, bisogna evolvere e adattare, modificare. Spesso si pensa che questo settore più commerciale sia solo un inseguimento dei marchi più blasonati, ma c’è tanto lavoro anche dietro a questo. Sono affascinata dalle arti vive e dal ritorno al sapere, quindi approfondisco nuove tecniche e strategie di immagine, nuove esposizioni di bellezza per non restare al palo. Oggi è tutto digitalizzato, un metodo che ha accorciato i tempi ma ha tolto il merito. Per me chi fa il figurino a mano ha sempre una marcia in più. I bozzetti si fanno meno, vero, ma è anche vero che i numeri nel fast fashion sono impressionanti, a ogni collezione ci sono 400 referenze da realizzare. in poco tempo. Una moda che segue il pret-a-porter primavera-estate e autunno-inverno ma che poi ogni due settimane deve lanciare nei negozi qualcosa di nuovo. Ecco che ci si allena a creare il flash estivo, invernale e le varie Christmas collection. Se consideri che questo lo si deve moltiplicare per centinaia di marchi, abbiamo migliaia di capi da inventare.
Che futuro ci sarà secondo te?
Con questa battuta d’arresto della pandemia, io sono fiduciosa che le cose si evolveranno meglio. Ci sarà più consapevolezza, e forse si ripenserà anche alle collezioni accessorie come la cruise, che è la moda da crociera e barca. Le aziende per spiccare nella competizione hanno poi inventato le resort collection e altre simili che comunque hanno bisogno di tanta creatività.
Che metodo insegni nella scuola?
Mi sono rifatta al metodo che ho ricevuto, che mi ha dato ottimi frutti, attualmente a 37 anni sono inserita a pieno titolo nel mondo della moda. Il miglior insegnamento che ho è nel campo, so tante cose che prima non mi raccontavano. L’impronta dello studio delle competenze vorrei che fosse la prima cosa da trasmettere agli alunni. Che poi, mica tutti faranno scelte imprenditoriali…le aziende offrono le figure professionali e noi siamo qui per consigliare e orientare al meglio i ragazzi.
Ci racconti del tuo progetto di moda democratica?
Ho pensato in questi mesi di fermo forzato a tutte le ragazze che non riescono ad andare lontano, cbe non possono pagare le rette di scuole costose e un affitto in città dispendiose. La mia scuola di moda è democratica e chiede un costo minimo ma la resa è massima. Vorrei sottolineare la mia volontà a fare qualcosa per questo territorio e dare una possibilità di prova a chi non si può spostare. Le famiglie devono sapere che non offriamo corso di sartoria ma uno sguardo completo su un mestiere che deve essere sul mercato.
Chi avrai affianco a te?
Il corpo docenti comprende me che insegno disegno, collezione, software di grafica. Poi c’è il campo della sociologia tessile, cromatologia, studio tendenze. C’è un’insegnante di modellistica e confezione. Si insegna il cartamodello cartaceo e si imparano tecniche di cucito e assemblaggio, senza tralasciare la storia dell’arte e la storia del costume.
Che corsi avete?
I corsi di stilista di moda, prevedono come fine la possibilità di diventare stilista inteso come figurinista, ricercatore di tendenza e creatore di tendenze. Il fashion designer avrà in più modellistica e confezione, alla fine del corso i ragazzi frequentanti potranno fare la sfilata finale. Con ognuno che fa una mini capsule collection. Il terzo corso è incentrato su borse, scarpe, gioielli, bigiotteria e fashion accessories.
Fotoservizio a Egy Cutolo presso Istituto di Moda e Design a Sarno (Salerno) di Marinella Ciancia.