Gerardo Orlando è uno stilista introspettivo e riservato. Lavora da due decenni nel campo della moda, a partire dalla gloriosa carriera che ha fatto da junior nell’ufficio stile della Mario Valentino a Napoli. Poi è passato da Romeo Gigli, Ferragamo, CnC Costume National.
Poi le esperienze col proprio nome a Parigi, in Cina, dove è stato tra i primi stilisti emergenti ad avere una sfilata tutta sua a Shenzhen. Le sue ultime collezioni sono state distribuite in paesi arabi, Russia ed estremo oriente. Alcuni capi selezionati (anche accessori di pelletteria) si trovano a Ravello e Mykonos.
Da quando ha il suo marchio di moda uomo e donna, Gerardo Orlando si rifugia spesso in località mediterranee (Mykonos su tutte) per creare e trovare ispirazione. Con la primavera/estate 2017 in mente, ha gettato le basi per le capsule (mini collezioni) uomo e donna. Un momento cruciale, visto che il talento della moda, che lavora a Ravello in costiera amalfitana, è dal 2016 un marchio di nuovo indipendente. Lo abbiamo raggiunto nella sua casa-museo per farci spiegare da dove arriva la creatività e le ispirazioni per un nuovo inizio, dopo averne viste tante nel suo campo.
Sei qui a creare in uno dei posti più belli del mondo, Ravello. Che spinta ti offre un luogo così denso di storia?
Ho preso questo laboratorio creativo che è esattamente sotto un’antica cantina di vini pregiati. Qui in costiera amalfitana il vino è uno degli ori del luogo, come le vedute e i limoni. E nella casa che insiste sopra, ho notato che c’erano degli inserti architettonici ben anteriori al gotico che l’ha partorita. Così mi sono interessato al luogo e ho deciso di stabilirmi qui.
Moda e architettura, un connubio interessante…
Per noi campani, il passato non finisce mai di stupirti. Però c’è anche il rischio che diventi un passato incombete. Per questo devo bilanciare. Tanta bellezza, anche nascosta, in questi capitelli deve essere coniugata alla voglia di essere sempre al passo coi tempi. La moda è questo, è anche questo, non lo dimentico mica.
E quindi dove te ne vai alla ricerca delle tendenze?
Non sono schiavo delle tendenze. Ho fatto cose negli anni 90 che se avessero avuto un palco più glorioso sarebbero state ricordate come anticipatrici di trend. Non bisogna essere fuori contesto con i vestiti. Ma nemmeno troppo in linea. È un equilibrio anche quello. L’equilibrio dei tempi. Io, per rispondere alla tua domanda, me ne vado d’estate a Mykonos, e d’inverno a Parigi.
E Londra?
La trovo più conformista ultimamente. Non che non ci sia Londra nella mia formazione, figurati. Londra a volte è esuberante, a volte è troppo legata a se stessa. Parigi è più libera di sperimentare, lo noto dalle facce delle persone, da come reagiscono, anche a cose brutte che sono successe quest’anno. Per i movimenti giovanili ovviamente Londra non è ignorabile. Ho fatto un paio di anni fa una ricerca sulla New Wave inglese e ne è scaturita un’intera collezione, A Forest, ispirata al brano dei Cure. La collezione è stata in esposizione in showroom a Milano per molto tempo. Ora faccio da solo perché per il 2017 voglio essere libero.
A cosa sei arrivato, come ispirazione, intendo…
Il mood di adesso per me è tutto legato alla leggerezza, alla fluidità della persona. Il fatto di lavorare contemporaneamente all’uomo e alla donna mi offre spunti di interconnessione interessanti. E poi ritorno all’architettura classica e quella moderna, con i nuovi capi.
Il design degli interni non ti abbandona mai, vero?
Cammini a Ravello, Capri e le mura trasudano classicità. Non voglio copiare qualcosa che è fermo nel tempo, ma esserne ispirato. Tempo fa ho visto delle foto su Instagram di un amico che era stato a Rotterdam. Hai presente le case cubo?
Certo le Case Cubo Kubuswoningen…
Beh quelle. Ho visto le foto e sono partito. Rotterdam con la classicità che c’entrerà, dirai tu. Eppure quelle case ora sono diventate delle tasche.
Stai scherzando?
No, guarda, ti spiego come funziona per un creativo. Guardi una forma che ti ispira. La visiti e la tocchi di persona e poi parte l’immaginazione. Io volevo fare una critica agli accessori, che oggi per la moda sono croce e delizia. Perché tutti dicono che son belli, ma alla fine si vendono più quelli che i vestiti.
Coraggioso a dire ciò!
Beh perché dovrei trattenermi? Anche per questo sono tornato a essere designer indipendente. Quindi gli accessori hanno sopraffatto gli abiti? E io te li metto già negli abiti. I miei tasconi applicati come se fossero esterni saranno il fil rouge per l’uomo e la donna dell’estate 2017.
Quindi i tessuti che usi per queste creazioni sono rivoluzionari?
Volevo fossero naturali innanzitutto. I cotoni, le sete crude e i pizzi francesi che ho trovato in giro per il mondo sono ineguagliabili. Faccio la ricerca io in prima persona. Ho incorporato delle organze in seta e dei gessati da uomo anche per le donne.
Che colori hai immaginato per questa collezione?
I colori dominanti sono il celeste polvere abbinato al color kaki esotico. E poi bianco ghiaccio che mi piace molto vedere accostato alla lunaticità dell’argento senza essere laborioso, easy, quasi come avere delle pellicole. È quell’argento che non impegna, argento estivo.
L’architettura ti ispira anche nelle forme?
Le linee un po’ destrutturate con confortevoli tagli nuovi sperimentali mi danno l’idea di una vestibilità mai asimmetrica ma che rispecchia i concetti degli edifici. A me piace ammirarli da solo, perché le mura mi ispirano, nel contesto divento introspettivo. In un ambiente isolato credo di dare il meglio di me.
Che prospettive hai nella moda?
Abbasso il fast fashion. Non ho pressioni e voglio concentrarmi sulla qualità del prodotto che resta made in Italy nonostante varie pressioni a fare altro. Il mio abbigliamento è di target alto e voglio che quando la collezione sarà pronta per metà giugno, si potrà godere di una vera storia dietro ogni pezzo. Non saranno tanti ma equilibrati. E stavolta punterò al mercato italiano, perché voglio dimostrare che è ancora un target importante e ricettivo per chi crea e lavora in Italia.
Per info visitate il sito ufficiale