I dettagli che fanno grande una collezione c’erano tutti: il rimando velato al film d’epoca, l’atmosfera vintage attualizzata, riferimenti culturali alti. L’omaggio a Federico Fellini nei 100 anni dalla sua nascita stavolta è tributato dagli studenti della Maiani Accademia Moda, istituto di moda romano che si occupa di alta formazione in modo innovativo e creativo.
Nel mezzo di Alta Roma 2020, una presentazione di abiti ispirati a un mondo in cui la realtà diviene visione filtrata da una magica immaginazione, e la follia, benevola e scherzosa, un curioso gioco che cuce sogni e tessuti, ricordi e ricami, onirismi e figure femminili in una bulimia di forme ed eccessi. In poche parole, il mondo in cui viveva Fellini. Il mondo in cui faceva vivere i suoi personaggi.
Orgoglio per The Way Magazine, la nostra firma Camilla di Biagio, regista della sfilata, ha creato l’immagine delle velature sul viso rifacendosi alla famosa scena del film “Giulietta degli spiriti”, con il trucco sui volti maschili e femminili che richiamano la “maschera” circense di Giulietta Masina nel memorabile “La Strada”. Il tutto approvato e armonizzato da Raffaella Rocca, direttore artistico dell’Academia che da mesi sta lavorando al progetto con i ragazzi, per attualizzare il mondo fatato delle indimenticabili atmosfere felliniane. E tradurle in moda.
Un tripudio di consensi per l’allestimento dell’istituto, la cui titolare Maria Maiani si è distinta negli anni per un vero lavoro pregevole di recupero di tradizioni dellalta moda. La signora è stata apprezzata responsabile e coordinatrice di produzione per collezioni e sfilate e soprattutto per restauro di capi d’alta moda per le maggiori maison italiane. Maiani ha anche elaborato un metodo, oggi brevettato, che potesse riordinare, semplificare e migliorare il sistema per lo sviluppo della modellistica sartoriale, l’ormai famoso metodo Maiani.
Nella collezione vista ad Alta Roma, non esiste un limite definito tra il maschile ed il femminile. Esiste una doppia realtà dove tutto è possibile e indossabile in una couture che veste uomini con giacche-abiti che usano zip come elemento decorativo e trasformista, donne con pantaloni over dalla vita bassa sorretti da bretelle su top iridescenti; le gonne in tela cerata dalle enormi tasche sono trasparenti, così come le grandi cappe. L’abito stupisce per i volumi esagerati. Le calze maschili e il reggicalze diventano indistinto elemento seduttivo. Il tubino blu ha per maniche delle camicie da uomo, gli abiti usano per decorazione ghirigori di corde colorate, il blazer si indossa, ma al contrario.
Prevale una linea unisex che utilizza sfumature di colori dal grigio al verde smeraldo, osando dove capita sprazzi di glitter. I pantaloni giocano su tutte le lunghezze, dagli shorts al pinocchietto. Sono anche in plissé di organza bianca e nera e hanno il taglio della vita asimmetrico.
Gli abitini anni ‘60 hanno colori a contrasto arancio e fucsia. Come le gonne corte e i capispalla dal taglio a portafoglio e abbottonature oblique e decentrate.
Rombi di organza dal verde al viola decorano disordinatamente corpetti, tasche e maniche, il velluto grezzo si illumina qua e là di luccichìi.
Costumi da bagno a culotte e mute in jersey blu diventano divertenti outfits sotto cappe trasparenti.
Visioni sospese tra il gaudente e il grottesco, attingono da dettagli, particolari, finezze, nostalgie di personaggi e atmosfere di set felliniani, seguendo il filo di quella lucida follia che disegna donne e uomini interpreti di una moda prosperosa, giunonica, eccessiva, giocosamente ridicola.
Tele bianche per piccoli copri spalle come quelle dei clowns guarniscono tutine pantalone, eleganti drappi di chiffon rosso rifiniscono giacche dalle incrostazioni dorate come quelle dei domatori, le camicie bianche spiccano sotto giacchini circensi rifilati di broccato e arricchiti da catene.
La caricatura che Federico Fellini stesso si era disegnato con l’immancabile sciarpa rossa, diviene il profilo ricamato su un abito da uomo lavorato da un intreccio di nastri di grosgrain; il volto di Giulietta Masina, la sofisticata immagine impressa su una camicia indossata su un pantalone con le scritte di Via Margutta.
La pochette e il marsupio sono realizzati da un sapiente intreccio di pellicole.
Abiti volutamente incompiuti, metà cartamodello in tela di cotone, metà in tessuto, l’idea del fumetto così cara al regista impressa dovunque, anche nei foulards indossati come dalle dive degli anni cinquanta, divengono esibizioni di quella giocondità così cara al mondo felliniano.
Organze sfumate da nuances di grigi differenti, tulle ricamato da fiori, nastri di raso, plissé, crinoline, zip dorate, maniche a balze, lavorazioni a punto smog, imprimono alla collezione sfumature di femminilità sapientemente mischiata all’eccesso di una Moda visionaria. Il tessuto mimetico è ricamato di piccole paillettes, l’abito zebrato dalla linea a trapezio osa il viola e il nero, il giubbotto jeans è un gioco di patchwork di pellami come il pantalone di serpente.
Una moda che si appropria di suggestioni, magnetismi, narcisismi del genio felliniano e li elabora proprio con quel linguaggio diverso così amato dal regista, che altro non è che una diversa visione della vita.
foto ufficio stampa Maiani Accademia Moda