Il famoso stilista lombardo Martino Midali ha scelto la suggestiva sala delle “Colonne” del “Museo della Scienza e della Tecnica” di Milano per la sua sfilata Fall/Winter 2024. L’essenza femminile è l’autenticità che abbraccia varie sfaccettature delle personalità di ogni donna. Martino Midali ha tradotto questa visione in una moda inclusiva e democratica, pensata per tutte le donne che indossano le sue creazioni disegnate come un manifesto, su di loro e per loro. Esattamente come nella sfilata vista nella settimana di Milano Moda Donna, interpretata non solo da modelle ma, come di consueto, anche da 6 donne comuni, tutte diverse ma tutte unite dalla scelta di vestire Martino Midali nel loro quotidiano.
Che importanza ha questo museo dove è andata in scena la tua sfilata?
In prima media ho visitato con la mia classe il museo della “Scienza e della Tecnica”. Arrivare da Mignete nella grande Milano, era già un viaggio misterioso e prodigioso: quelle immense sale mi evocarono grandi suggestioni. Oggi, dopo cinquant’anni, quel luogo è stravolto, diviso per aree, con sale laboratoriali gestite da tanto personale efficiente. É come fare un salto temporale con una capricciosa macchina del tempo, ed essere ribaltati in una realtà sconosciuta, in cui mi ritrovo a presentare la mia collezione. Mi ha ricordato la serie “The Crown”, quando la regina Elisabetta si confronta con se stessa bambina, che non riconosce più. Quel giorno, ero lo stilista Midali, completamente diverso da quel bambino campagnolo che scruta curioso e ipnotizzato, seminascosto tra le pieghe della gonna di mamma, le mise delle signore ai matrimoni. Quello scrutare, ha scritto la professione futura: nella mente rincorrevo i ghirigori, che sarebbero diventate le linee e le volute dei modelli futuri. In sostanza, ho attraversato una vita che non ritorna indietro, e di cui spero di essere un riassunto serio e costruttivo, ma pure fantasioso e vibrante.

Che tempi sono per la tua professione?
Al momento fare impresa non è affatto facile. La mia, è un’azienda creata dal nulla che dà lavoro sul territorio italiano, ma si è stritolati da molteplici problematiche. Sta saltando la classe media, che è quella a cui fare riferimento come clientela. Uno come me, ha lottato per raggiungere proprio quel livello sociale, avendo conquistato un posto al sole senza aiuti, forte di un talento, che ha portato a un successo insperato, eppure sognato ad occhi aperti, negli anni della gioventù. Resta l’amore per il lavoro: per fortuna, la filosofia esoterica mi aiuta a dare un senso alle cose, anche quando fatico a trovarlo con la logica.
Bianco, nero e corallo. Ci racconti le idee dietro queste scelte di colori?
Il bianco è un must della “Fall Winter 2024”, un colore sempiterno in Estate, dove aggiunge luce alla luce, adesso sdoganato per l’Inverno a cui dona un chiarore addosso che contrasta con i grigiori della stagione. Il nero è un colore neutro, che aiuta la donna, in qualunque umore si trovi, ad esporsi con tranquillità in ogni situazione giornaliera. Col nero, non si sbaglia mai: è un jolly. Il corallo da me scelto, è un corallo nuovo, polveroso e rassicurante, una carezza visiva che si adatta a tipi di donne diverse, dai colori mediterranei, o più settentrionali ed algide.
Anche un delicato pervinca ha contribuito alla raffinatezza della collezione.
Una tinta che amo molto, e che regala un soffio di raffinata e delicata serenità, alle curve ampie e ondeggianti dei miei capi. Inoltre è di facile abbinamento: si può giocare con qualunque nuance del pantone dei colori. Mi piace molto pure nella mia maglieria, dove risulta molto persuasivo, e di cui sottolineo l’italianità dei prodotti, tutti filati italiani, dove il merinos rappresenta per qualità il top di gamma.

I capispalla restano centrali nel tuo impianto.
I cappotti sono capi importanti, creati con i nostri telai italiani. Un acquisto magari impegnativo, ma eterno, che metti nell’ armadio e te lo trovi tutta la vita. Ho selezionato tre lunghezze, che strizzano l’occhio agli anni ‘70. Ho accantonato le forme morbide, ed optato per linee più strette, ma di grande vestibilità. È proprio per questo, ho messo in produzione tre taglie differenti, convinto che possano stare addosso a donne più asciutte, come a signore più morbide: smagrisce comunque.
Sei stato applauditissimo. Mi spieghi questo afflato con il pubblico milanese?
Le signore milanesi non mi lasciano mai: sono stato molto applaudito già alla seconda uscita. Mi sono sorpreso perché non è così scontato. Da dietro le quinte, ho percepito una chimica speciale: il pubblico era convinto e consenziente, ed è scattato quel quid di approvazione, che mi ha fatto rivivere lo stesso entusiasmo, di quando in questo museo, ho scovato il primo tirannosauro.