3 Febbraio 2019

“Never Perfect” è come essere divini con l’arte e la moda

Incontro con Lucia Ferrara che ha inventato una linea di moda che è anche progetto artistico. La creatività nata come risposta a un atto di violenza.

3 Febbraio 2019

“Never Perfect” è come essere divini con l’arte e la moda

Incontro con Lucia Ferrara che ha inventato una linea di moda che è anche progetto artistico. La creatività nata come risposta a un atto di violenza.

3 Febbraio 2019

“Never Perfect” è come essere divini con l’arte e la moda

Incontro con Lucia Ferrara che ha inventato una linea di moda che è anche progetto artistico. La creatività nata come risposta a un atto di violenza.

Lucia Ferrara, artista, pittrice, donna. Oggi Lucia, che ha fatto dell’arte la sua vita, ha scelto di sviluppare un progetto personale dedicato alle donne e contro la violenza femminile: NEVER PERFECT.

Questa iniziativa, che nasce dalla necessità di liberarsi e schierarsi contro qualsiasi tipo di violenza – fisica e psicologica – che possa ricadere su ogni donna si sviluppa sulla base di una triste esperienza personale che ha colpito Lucia stessa. NEVER PERFECT unisce obiettivi e lotte sociali importanti ad arte e creatività divenendo un vero brand moda.  Il marchio è prodotto e venduto dall’azienda Tee4two e i prodotti sono attualmente disponibili in alcune boutique toscane e sul sito. Scopriamo con Lucia il suo progetto NEVER PERFECT.

 

Oggi sei direttamente impegnata in NEVER PERFECT un progetto volto alla lotta contro la violenza sulle donne. Presentaci questo progetto….

“NEVER PERFECT è creato da me, depositato come vero progetto artistico e brand di moda. Inizialmente volevo sostenere la lotta contro la violenza sulle donne, dal momento che anche io ne sono stata direttamente vittima. Attualmente il progetto si è allargato, per mia volontà, abbracciando tutte le forme di violenza. Sulla base della mia esperienza non volevo e non potevo parlare solo di violenza femminile, in quanto la violenza non ha volto né età, non fa differenze sessuali. È violenza e basta. Io con il mio progetto mi schiero dalla parte di quelli che sono “marchiati dall’imperfezione” dal dramma, che alla luce della società sono dimenticati e forse sconfitti, dalla parte dei deboli, di chi custodisce segni visibili e non visibili, cicatrici indimenticabili.

Per anni mi sono sentita “imperfetta”, ed è proprio per questa mia sensazione che ho scelto di intitolare il mio progetto “NEVER PERFECT”. Per anni ho portato pesi e cicatrici pesanti sulla pelle e sul cuore, sopravvivevo con un grosso handicap: me stessa. Sicuramente questa mia disabilità non era funzionale, non la si poteva toccare o vedere, ma era reale.

Oggi credo più che mai che l’arte mi abbia aiutato molto in un percorso drammatico poiché ha insegnato a capire che nonostante io mi sentissi imperfetta, forse era proprio questa “differenza” ad avermi resa forte ed unica, una regina, una vincente. Questo progetto è arte e moda, elementi che voglio comunicare insieme. Poi, io dico sempre: “La bellezza è una questione d’amore”.  Reputo che bisogna essere capace di dare amore a sé stessi, alla vita e al mondo, nonostante tutto, fino in fondo.”

 

Qual è il tuo ruolo in NEVER PERFECT come donna? e come artista?

“Il mio ruolo in NEVER PERFECT, lo descriverei come quello di una madre col proprio figlio, lo sto preparando ad avere una vita e un’identità propria, a donarlo al mondo, ma al tempo stesso ne sono l’autrice e creatrice. Credo che troppo spesso dimentichiamo che siamo fatti della stessa sostanza di Dio e in quanto tali, possiamo creare, siamo esseri divini con la grande libertà e possibilità di sperimentare la vita e poi scegliere la nostra direzione. Io oggi l’ho scelta.”

Attenzione verso le donne e lotta alla violenza contro le stesse…

“Spesso le vittime restano in silenzio, per anni o per sempre, inchiodate dal peso del possibile giudizio che, a volte, può risultare più devastante più della violenza stessa. Bisogna saper prestare attenzione ai segnali, ai cambiamenti che possono intervenire nella sfera del quotidiano di una vittima, ma soprattutto, occorre che la mentalità cambi che si parli di più di queste cose, che non fanno certo sorridere, ma sono reali. Come ti dicevo però, un atto violento non lo subisce solo una donna, ma ci sono i bambini, ci sono uomini, ci sono disabili ed ancora, per esempio, la perdita di una persona cara, può essere vissuta come una violenza. Ognuno ha la sua personale sensibilità che va rispettata. Direi lotta a tutte le forme di violenza fisica e/o psicologica.”

 

Un tema fondamentale e “caldo” anche a livello sociale. Come pensi che l’arte possa favorire la sensibilizzazione verso questo tema?

“Credo che un’artista abbia, in un certo senso il dovere di comunicare, non solo il bello, ma la realtà. Esistono testi come “La storia sociale dell’arte” dove chiaramente si evince di come gli artisti nei secoli siano stati coloro che hanno lasciato testimonianze del mondo che vivevano.

In questa nostra contemporaneità la violenza ci cammina accanto, siamo gomito a gomito, per le strade, in metro, in città, la guerra tra Bene e Male è in atto, in un tempo malato e disattento che ha bisogno di riscoprire i valori umani più profondi. L’arte è materia di Dio, qualcosa che muove la semplice mano dell’artista, lo scopo è un fine più alto e in questo scopo l’arte è partecipe rendendosi un mezzo che può arrivare a tutti.

Oggi la comunicazione è fondamentale, ma va promossa, non sotto il punto di vista puramente commerciale, ma morale: ARTE + COMUNICAZIONE = EDUCAZIONE. Sì, l’arte serve sempre,  è un’equazione matematica!”

Testo a cura di Francesca Rizzi.

 

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