The Sweet Sixties โ Narrazioni di Moda a Castel SantโAngelo
Inaugurata oggi, nella splendida cornice di Castel SantโAngelo a Roma, la mostra โThe Sweet Sixties โ Narrazioni di modaโ curata da Stefano Dominella e Guillermo Mariotto in esposizione dal 27 marzo al 21 maggio 2023.ย

In una giornata che sembrava buia, fredda e bagnata attraversando il centro di Roma con i suoi splendidi scorci, un timido sole fa capolino dietro le nuvole, quasi a lasciar presagire il bello che si sarebbe mostrato. E cosรฌ, attraversando Ponte Umberto Primo, la vista di San Pietro riempie gli occhi, facendo risaltare la bellezza, a volte dimenticata, di Roma.

A Castel SantโAngelo la conferenza stampa di presentazione della mostra si รจ svolta nella Cappella dei condannati a morte, che giร dal nome ricorda la funzione di carcere del castello nei tempi passati, ma che oggi si apre al bello come spazio espositivo per mostre.
Mariastella Margozzi, direttrice del Museo Nazionale di Castel SantโAngelo, ci tiene a sottolineare come gli spazi dedicati alla conferenza stampa e alla mostra siano stati da poco ristrutturati e recuperati per essere dedicati ad ospitare manifestazioni culturali. Uno dei punti fermi รจ stato il sottolineare come la moda non sia solo frivolezze ma โcon la sua capacitร di attraversare e interpretare le epoche storiche e rievocarne le atmosfere e le suggestioni diventi un delle piรน interessanti manifestazioni della nostra creativitร โ e cultura. A confermare questo punto di vista la presenza di Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato per il Ministero della Cultura, che sottolinea come la mostra โrestituisca potentissima una delle innate capacitร della moda: fare cultura.โ Viene espressa in questa esposizione โtutta la carica creativa di un decennio che ha segnato la storia e la cui voce รจ in grado di risuonare ancora oggiโ.


โNegli anni โ60 sono state infrante le barriere della moda borghese dei primi anni โ50, dando vita ad una moda democratica rivolta ai giovani. Industriali tessili e manifatturieri scoprono che i giovani potevano diventare il nuovo mercatoโ, racconta Stefano Dominella descrivendo questa mostra, non come storico, ma come studioso della moda da un punto di vista sociologico. Il lifestyle di unโintera generazione, โche si รจ ritrovata a fare i conti con lโeffervescenza britannica dei sixsties, il ritmo dei Beatles, il fascino di James Bond, la rivoluzionaria minigonna di Mary Quant e film come Barbarella con Jane fonda e Catherine Deneuveโ, viene totalmente reimmaginato.
La mostra composta da 50 capi, divisi nelle cinque sale delle โarmerie superioriโ del castello, รจ stata concepita e strutturata da Dominella e Mariotto, come una performance in cui gli abiti esposti prendono vita riportandoci a quegli anni attraverso unโantologia fatta di atmosfere e citazioni.
Nella prima sala โCarnaby Streetโ convivono le due anime di questa mostra, quella fatta di pezzi cult abbinati a pezzi vintage trovati a Roma, Firenze e Napoli. Al centro della sala due abiti creati e curati da Mariotto, sono circondati da look contemporanei in cui capi originali di Biffi, Biba, Ken Scott, Max Mara si abbinano a pezzi di riuso e riciclo come minigonne ed accessori di negozi e mercatini dellโusato. Un vero e proprio lavoro di upcycling molto caro ai giovani dโoggi che preferiscono vestirsi con capi che hanno unโanima ed una personalitร invece di acquistare capi di fast fashion.
Il ministero della cultura ha deciso di destinare una quota consistente dei fondi del PNRR per accompagnare la transizione green del settore favorendo la sostenibilitร , delle imprese culturali e creative, tra cui quelle della moda fino ad oggi tuttโaltro che sostenibile.

Nella seconda sala abiti di Ken Scott โil giardiniere della modaโ e di Fiorucci ci mostrano la genialitร di quei creativi che davvero hanno riconcepito il lifestile dei giovani di quel periodo.
Nella terza sala, a dimostrazione che la moda percepisce ed anticipa gli eventi ritroviamo i capi ispirati alle atmosfere lunari di Courrรจges, Pierre Cardin, Paco Rabanne, Valentino Garavani creati prima dello sbarco sulla luna.
Non poteva mancare lโalta moda, a cui รจ dedicata la quarta sala, con abiti dโarchivio di Gattinoni, Mila Schรถn, Irene Galitzine, Pino Lancetti e Carosa esposti con alle spalle numerosi bozzetti originali, vere e proprie opere dโarte non meno dei capi. Per questo la Borgonzoni ci tiene a sottolineare come si debba preservare gli archivi storici, di abiti e bozzetti, delle grandi case di moda italiane e romane e promette la realizzazione di un museo per la moda, che Dominella richiede a gran voce a Roma.

La mostra si chiude con la sala Optical nella quale Mariotto si รจ concentrato principalmente su linee, forme, materia e colore/non colore (bianco e nero) che caratterizzano particolarmente gli anni โ60. Mariotto rende omaggio a questโepoca creando ed esponendo un abito tributo a Giuseppe Capogrossi e alle celebri โforchetteโ su disegno di Fernanda Gattinoni del 1961.
Dalla passeggiata nelle vie di Roma per raggiungere Castel SantโAngelo al percorso della rampa a spirale che parte dall’Atrium girando internamente al Mausoleo e salendo per un dislivello in altezza di 12 metri fino alle stanze espositive, questa mostra merita di essere vista e vissuta in prima persona. Unโimmersione nella cultura attraverso i secoli fino ai nostri giorni.