Alberto Giacometti (1901-1966), Grafica al confine fra arte e pensiero rivela un talento ancora non conosciuto ai più del grande scultore nato a Borgonovo, Svizzera, figlio del pittore postimpressionista Giovanni. La produzione grafica di Giacometti è espressione di una profonda ricerca, rimasta meno visibile fino a oggi. Per questa ragione, il m.a.x. museo di Chiasso ha ritenuto indispensabile valorizzarla. È esposta così, per la prima volta, una visione globale della sua opera grafica, con oltre quattrocento fogli: dalla xilografia all’incisione a bulino, dall’acquaforte alla litografia; non è infrequente che questi fogli siano legati all’illustrazione di libri. A essi si aggiungono alcuni dipinti, disegni, sculture e fotografie, nonché una scelta di tavole che fanno parte della raccolta intitolata Quarantacinque disegni di Alberto Giacometti, pubblicata da Einaudi nel 1963.
Del resto, per ribadire la centralità del tratto grafico nella sua opera, lo stesso artista asseriva che “di qualsiasi cosa si tratti, di scultura o di pittura, non c’è che il disegno che conti”.
Il suo indelebile segno è lasciato su tutto: le pareti del suo atelier, la carta di casa, il taccuino di appunti, l’album dei ricordi, libri e dispense autografe. Pensare con la matita è il fil rouge distintivo di queste opere che sono anche rare e ricercate. Qualche anno fa in Gran Bretagna un ritrovamento di studi di teste su carta attribuito in seguito a Giacometti, ha fruttato intorno alle 60mila sterline.
L’esposizione, fino al 10 gennaio 2021, si avvale di prestiti di prestigiose istituzioni e collezionisti privati su tutto il territorio svizzero e anche a livello internazionale, ed è a cura di Jean Soldini, filosofo e storico dell’arte, e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo e dello Spazio Officina.
Fotoservizio a cura di Gianni Foraboschi da Chiasso per The Way Magazine.