Due spettacoli hanno solcato il palco del Teatro Carcano in questi giorni: Il Dio Bambino di Gaber-Luporini, interpretato da Fabio Troiano e La Buona Novella che fa rivivere in teatro l’album di De Andrè, interpretato da Neri Marcorè ed un gruppo di talentuosi musicisti tra i quali la già affermata Giua.
Giorgio Gallione (Genova 1953), è drammaturgo e regista teatrale, fondatore e direttore artistico del Teatro dell’Archivolto. Inizialmente regista di opere e attori comici (ha tenuto a battesimo, tra gli altri, i Broncoviz, Claudio Bisio, Sabina Guzzanti, Neri Marcoré), ha portato sulle scene opere di scrittori contemporanei (Calvino, Benni, Pennac, McEwan, Saramago, Sepùlveda, Soriano), di fumettisti (Altan, Pratt, Satrapi) con i cantautori civili De Andrè e Gaber mette a segno quella che è sempre stata la sua cifra stilistica teatrale. Una storia artistica nata allo Stabile genovese, poi cresciuta con i Broncoviz, la ormai mitica compagnia nata nell’86 con cinque prim’attori Marcello Cesena, Maurizio Crozza, Ugo Dighero, Mauro Pirovano e Carla Signoris, Giorgio Gallione ha forgiato il Teatro dell’Archivolto a sua immagine e somiglianza, un teatro che si è fatto strada nella panorama italiano per la grande attenzione al comico, allo sberleffo del senso comune ed anche alla letteratura alta, come lui stesso afferma: «È un impriting che mi viene proprio dal periodo Broncoviz della mia giovinezza. Petrolini diceva che bisogna avere orrore di sé, e perciò lavorare di ironia e autoironia. Meglio se lo sberleffo è poi incorniciato con la parola “alta” dei Benni, Altan, Serra, Pennac… Sì, è diventata un po’ la mia poetica, scoprire che nella letteratura, ma anche nel fumetto, nel cinema, così come in Calvino c’è anche teatro. La prima idea mi venne proprio dall’incontro con la letteratura di Calvino, le Cosmicomiche dove dietro il comico c’è il tragico. Da allora il teatro sono sempre andato a cercarlo in libreria nello scaffale letteratura”.
IL DIO BAMBINO
Terzo capitolo del teatro d’evocazione di Gaber e Luporini, Il dio bambino è un testo di tragicomica e potente contemporaneità sulla crisi di un uomo di mezza età, in bilico fra responsabilità ed eterna adolescenza.
Scritto nel 1993 da Giorgio Gaber e Sandro Luporini, il monologo Il dio bambino prosegue e approfondisce, dopo Parlami d’amore Mariù e Il Grigio, il particolarissimo percorso teatrale del Gaber di quegli anni.
“Il dio bambino” è un testo di tragicomica e potente contemporaneità sulla crisi di un uomo di mezza età, in bilico fra responsabilità ed eterna adolescenza. Uno spettacolo disturbante, nel suo stimolo a ripensare a noi stessi, ma di grandissima empatia”.
Esempio emblematico del suo “teatro di evocazione”, Il Dio Bambino racconta una normale storia d’amore che si sviluppa nell’arco di alcuni anni e dà agli autori l’occasione di indagare su l’Uomo, per cercare di capire se ce l’ha fatta a diventare adulto o è rimasto irrimediabilmente bambino, un bambino che si vanta della sua affascinante spontaneità invece di vergognarsi di un’eterna fanciullezza.
Fabio Troiano stringe a sé questo testo e lo fa suo, lo interpreta con talento e attenzione, ogni tono è quello giusto, muovendosi per il palco con passi e gesti naturali. Interprete giusto e misurato per questo monologo di un’ora e trenta minuti che ci trasporta nella storia di un uomo a confronto con una donna, il migliore testimone per mettere in dubbio la sua consistenza, la sua presunta virilità, ci regala un Fabio Troiano – talentuoso e versatile attore di teatro, cinema e tv, abile nell’attraversare con analogo successo testi comici e intimisti – in una grande prova d’attore.
Gaber e Luporini conducono un’indagine lucidissima, spietata e affettuosa al contempo, che cerca di radiografare le differenze tra questi due esseri, così simili e così diversi, con la consapevolezza che se queste differenze si annullassero, la vita cesserebbe di esistere.
Nel Dio Bambino è la nascita di un figlio a far ritrovare al protagonista il senso del proprio agire, tra lampi di autoironia e umorismo.
A trent’anni di distanza, Il Dio Bambino rimane un testo di incredibile forza e attualità, cinico ma commovente.
Un teatro disturbante, nel suo stimolo a ripensare a noi stessi, ma di grandissima empatia.
La regia di Giorgio Gallione dà una ulteriore spinta ai testi di Gaber e Luporini, donando una nuova visione scenica, basti pensare a Il Grigio interpretato da Elio, affermando la contemporaneità e il gioco scenico che ne deriva.
LA BUONA NOVELLA
“Questo spettacolo è pensato come una Sacra Rappresentazione contemporanea che intreccia le canzoni di De André con i brani narrativi tratti dai Vangeli apocrifi cui lo stesso autore si è ispirato. Prosa e musica sono montati in una partitura coerente al percorso tracciato dall’autore nel disco. I brani parlati sottolineano la forza evocativa e il valore delle canzoni originali, svelandone la fonte mitica e letteraria” ci rivela Gallione.
Neri Marcorè si confronta con Fabrizio De Andrè in uno spettacolo di teatro canzone che fa rivivere sul palcoscenico La Buona Novella, album pubblicato dall’autore nel 1969. Marcorè e il drammaturgo e regista Giorgio Gallione rinnovano il loro sodalizio artistico nel nome del grande cantautore genovese portando in scena il suo primo concept album, costruito quasi nella forma di un’Opera da camera, composto per dar voce a molti personaggi.
Lo spettacolo – produzione Marche Teatro, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile della Toscana, Teatro Carcano – è una sorta di sacra rappresentazione contemporanea che alterna e intreccia le canzoni di Fabrizio De André con i brani narrativi tratti dai vangeli apocrifi. Ne La buona Novella De André umanizza i personaggi: i protagonisti perdono sacralità sempre nel rispetto etico e religioso.
Gallione, già ideatore dello spettacolo anni fa al Teatro dell’Opera Carlo Felice di Genova, riconsegna al pubblico un caposaldo dell’opera del cantautore genovese, quell’album cui molti di noi si confrontano quasi quotidianamente per cercare nell’anima quella risposta alla religione, alla figura di Gesù, agli Evangelisti.
Una scena illuminata da un azzurro intenso, quasi una volta celeste, un arco di legno, ideata da Marcello Chiarenza, elementi scenici e idee registiche che fanno di questo spettacolo un’autentica mise en scene dell’anima con un Marcorè ispirato e giocoso, ironico e profondo, sia nel canto che nell’interpretazione. Coadiuvato da un gruppo di attrici e musiciste come Rosanna Naddeo e Giua e con Barbara Casini, Anais Drago, Francesco Negri, Alessandra Abbondanza, lo spettacolo lascia col fiato sospeso nel rivivere quello che scrisse De Andrè e trasformò in musica. Una musica alta, che ci mette a confronto con noi stessi e le nostre domande ritrovando sul palco del Teatro Carcano nuova vita e linfa, nuova musica lasciando a Giorgio Gallione la direzione d’orchestra.