Torna al successo, nel palco della sala Grande, l’opera più rappresentativa di Molière, “Il Misantropo”, con la stessa messa in scena di Andrèe Ruth Shammah.
“Un’edizione fresca dell’opera, già accolta con grande entusiasmo da pubblico e critica. In scena c’è la disperata vitalità di un uomo solo davanti al potere e ai benpensanti, considerato un pazzo e deriso da tutti, ma in realtà l’unico assennato in grado di cogliere la follia del mondo dove non c’è volontà̀ di giudizio; nessuno ha ragione, nessuno ha torto, la trama stessa si compone dall’evoluzione delle posizioni di ciascun personaggio. E credo stia proprio in quest’assenza di giudizio e nell’esplorazione dei diversi punti di vista la vera essenza del teatro, e dunque il mio omaggio a uno dei più̀ grandi autori di tutti i tempi”, racconta la regista e direttrice artistica del Franco Parenti.
“Il Misantropo” dal 19 al 24 novembre 2024 a Milano, vede Fausto Cabra nei panni di Alceste e una compagnia formata prevalentemente di giovani, a confermare l’interesse della Shammah verso la formazione di promettenti teatranti. “Il Misantropo” (Le Misanthrope ou l’Atrabilaire amoureux) è una commedia in cinque atti ed è stata rappresentata per la prima volta a Palais-Royal il 4 giugno 1666, con le musiche di Jean-Baptiste Lully. Testo rappresentato e amato da tutte le personalità del teatro continua ad essere sempre attuale e intramontabile. C’è anche dell’autobiografia in questo testo, come il sentirsi inadeguato alla società contemporanea, all’amore perduto della sua giovane moglie. Un uomo che combatte con una vitalità che spesso perde e non consola ma rimane attiva e vigile, troppo combattiva verso la rigidità dei suoi simili, pavoneggianti in costumi colorati e pastellati mentre lui, di scuro vestito, si intorbida ulteriormente l’anima.
La scena inizia con Alceste seduto al centro del palco, lamentoso e geloso, mentre ammonisce la condotta di Filinte, biasimandolo per aver abbracciato calorosamente un semplice conoscente, mettendo così alla mercè di un semplice passante, l’amicizia invece più consolidata con lo stesso Filinte. Alceste continua, asserendo che stimare tutti è come non stimare nessuno, e che tale vizio è ormai prerogativa di tutte le persone di quest’epoca.
È una lotta che Alceste porta sul palco della vita di tutti i giorni, principi inscindibili che lo caratterizzano alla vista di chi ha a che fare con lui, ridicolizzandoli e ridicolizzando l’ipocrisia dei nobili francesi. Maestro delle parole in versi come il gioco con Oronte, impersonato da Corrado D’Elia e caratterizzante nei gesti e nella mimica, dà vita ad una delle “contese vocali” più belli della messa in scena.
Tutto ciò è comunque mosso dall’amore non corrisposto per Celimene, ambita civettuola che non disdegna l’attenzione di ogni cortigiano, a rendere Alceste ancora più critico nei comportamenti altrui.
Alla fine chi troppo vuole nulla stringe e nemmeno Eliante, una volta accusato il rifiuto di Celimene, potrà colmare l’ossessiva solitudine visto che è innamorata di Filinte, il suo vecchio e sodale amico, forse unico.
Molti, troppi misantropi incontriamo nelle nostre strade, uomini che hanno atteggiamenti di superiorità e scarsa empatia nei confronti del prossimo. Ma a cosa potrebbero essere dovuti questi atteggiamenti? Generalmente derivano da un passato connotato da esperienze di vita deludenti, tradimenti da parte di persone a cui era molto legato, situazioni familiari complicate, eventi traumatici. Esperienze che Molière ha vissuto e riportato, rendendo questo capolavoro in versi, immortale.
“Il Misantropo” di Molière progetto e collaborazione alla traduzione di Andrée Ruth Shammah e Luca Micheletti regia Andrée Ruth Shammah traduzione Valerio Magrelli
con Fausto Cabra e con (in o.a.) Matteo Delespaul, Pietro De Pascalis, Angelo Di Genio, Filippo Lai, Margherita Laterza, Francesco Maisetti, Marina Occhionero, Guglielmo Poggi, Andrea Soffiantini, Maria Luisa Zaltron e la partecipazione di Corrado d’Elia
scene Margherita Palli costumi Giovanna Buzzi luci Fabrizio Ballini musiche Michele Tadini cura del movimento Isa Traversi
produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana
regista assistente Maria Vittoria Bellingeri assistente alla regia Diletta Ferruzzi assistente scenografo Marco Cristini seconda assistente scenografa Matilde Casadei pittore scenografo Santino Croci
direttore di scena Paolo Roda – elettricista Gianni Gajardo fonico Marco Introini – sarta Alessia Di Meo truccatrice Sofia Righi – scene costruite presso il laboratorio del Teatro Franco Parenti costumi realizzati da LowCostume in collaborazione con la sartoria del Teatro Franco Parenti diretta da Simona Dondoni
In foto di apertura servizio: Fausto Cabra ne Il Misantropo regia di Andrèe Ruth Shammah