Se qualcuno dicesse davanti a voi: “Io non ce l’ho con gli omosessuali, basta che non diano fastidio, basta che non facciano scandalo” come rispondereste? Di quale fastidio si sta parlando? Di quale scandalo? Lo scandalo sarebbero queste parole. Ed è con questo sentire che entro nella sala Shakespeare del Teatro dell’Elfo a Milano. Lo spettacolo “Il seme della violenza – The Laramie project” di Moisés Kaufman e dei membri del Tectonic Theater Project (la sua compagnia teatrale) con la regia Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, traduzione Emanuele Aldrovandi, riporta al centro il Teatro civile raccontando quello che successe a Laramie, cittadina e capoluogo della contea di Albany, Wyoming, negli Stati Uniti.
Matt Shepard è stato uno studente americano diventato tristemente noto per essere stato derubato e brutalmente massacrato da due giovani suoi coetanei la notte tra il 6 ottobre e il 7 ottobre 1998.
Matthew Shepard morì cinque giorni dopo a causa delle gravi ferite subite senza riprendere più conoscenza; durante il processo, gli imputati ammisero di avere inflitto le torture a Shepard perché questi era omosessuale.
Il caso Shepard suscitò scalpore per l’efferatezza della violenza con cui il ragazzo fu ucciso, e sensibilizzò il pubblico statunitense riguardo ai diritti della comunità LGBT e all’annoso dibattito sulla pena di morte. Gli assassini, infatti, stanno attualmente scontando la pena in prigione; la loro condanna, inizialmente indirizzata verso la pena di morte per entrambi, è stata variata in sede processuale a una condanna alternativa di ergastolo senza diritto di appello e di riduzione della pena, grazie alla famiglia della vittima che scelse di accettare la proposta della loro difesa, pur non rinunciando a portare avanti una campagna pubblica per non mettere a tacere l’episodio, portando a essere il figlio Matthew un simbolo contro l’omofobia e la discriminazione delle persone LGBT in tutto il mondo.
La compagnia dell’Elfo porta sul palco uno struggente documentario teatrale, coadiuvato da una narrazione filmica su due schermi posti sul fondoscena dove gli attori, cambiando pelle – prima rappresentano un personaggio, poi l’altro – fanno rivivere il drammatico evento della morte del giovane Matthew, focalizzando l’attenzione sul sempre costante e necessario bisogno tema omosessuale.
Questo messo in scena dalla coppia Bruni-Frongia non è solo uno spettacolo sull’omofobia ma riguarda noi e la nostra società. Riguarda la nostra cultura e l’attenzione che dobbiamo porre in un discorso che molti affrontano come “sensibile” ma che in realtà è naturale: ogni individuo è libero di amare chi vuole amare.
E in questa confessione il messaggio agli spettatori arriva forte e chiaro, non si rivive l’evento in sé con una ricostruzione, si rivive l’evento tragico attraverso le persone di Laramie e non solo chi lo ha vissuto in primis da vicino, ma anche come la pensa lo zotico del paese, l’insegnante lesbica, la signora al parco, il giovane attore. L’autore del testo passò, dopo l’omicidio, del tempo a Laramie insieme alla sua compagnia intervistando gli abitanti del luogo e portando a galla tutto l’odio e l’ignoranza che permea la provincia americana, dando voce proprio a loro.
Gli attori dell’Elfo, in tutto otto bravi e talentuosi, si trasformano in sessanta personaggi che ridanno la funzione di quello che il Teatro civile è: porti domande, farti pensare e dopo aver pensato, trovare la soluzione. Se non trovassimo soluzione sarebbe servito a poco indignarsi sul momento. E quel pensare e trovare una soluzione qualcosa ha prodotto: l’allora Presidente Obama creò una legge in difesa con queste parole: “Ci sono crimini che non rompono solo le ossa, ma spezzano le anime”. Fu con queste parole che Barack Obama firmò il Matthew Shepard Act, la legge che equipara i reati di omofobia a quelli di razzismo, ampliando la definizione degli «hate crime», i reati dettati dall’odio, finora prevista solo per casi di discriminazione su base etnica, razziale e religiosa.
La polizia di Laramie arrestò due ragazzi del posto, McKinney e Henderson poco dopo il ritrovamento di Matthew quasi per caso, poiché i due sbandati furono coinvolti in una rissa ai danni di due ragazzi ispanici. A seguito dell’arresto la polizia trovò nel pick-up di McKinney l’arma insanguinata, le scarpe di Matthew e la sua carta di credito. Malgrado il tentativo di procurarsi invano un alibi tramite le loro fidanzate, i due assassini vennero arrestati con l’accusa di rissa, sequestro, aggressione, lesioni, rapina a mano armata e omicidio volontario.
Durante le udienze di entrambi la difesa di ciascun imputato adottò varie strategie per giustificare le efferate azioni degli assassini. Quella più degna di nota fu la cosiddetta difesa da panico gay ovvero che i due sarebbero stati temporaneamente incapaci di intendere e volere a causa di presunte avances sessuali che gli imputati dichiararono di aver ricevuto dalla vittima.
E per una avances si uccide una persona? Non basterebbe un sorriso e un “no, grazie”?
La verità è che molti luoghi sono Laramie e non soltanto in America. Ci sono luoghi dove il seme della violenza viene coltivato, innaffiato, curato. Sta a noi, grazie a spettacoli come questo, tenere alta l’attenzione e sradicarne i primi germogli.
Da non perdere. In scena fino al 5 febbraio
Il seme della violenza – The Laramie project
di Moisés Kaufman e dei membri del Tectonic Theater Project
regia Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, traduzione Emanuele Aldrovandi
con Margherita Di Rauso, Giuseppe Lanino, Edoardo Barbone/Umberto Petranca, Marta Pizzigallo, Marcela Serli, Nicola Stravalaci, Umberto Terruso, Chiara Stoppa (fino al 19/1/2023)/Francesca Turrini
luci Michele Ceglia, suono Giuseppe Marzoli
produzione Teatro dell’Elfo e Fondazione Campania dei Festival in collaborazione con Festival dei Due Mondi di Spoleto
in accordo con Arcadia & Ricono Ltd
per gentile concessione di CAA CreativeArtistsAgency
Si ringrazia la Fondazione Matthew Shepard
IMPORTANTE: Domenica 22 gennaio, ore 19:00, la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti presenta PRESSO IL TEATRO DELL’ELFO:
LARAMIE, ITALIA. Saranno presenti in sala: Ferdinando Bruni e Francesco Frongia; Moisés Kaufman e Jeffrey Lahoste; Minnie Ferrara e Tonino Curagi.
LARAMIE, ITALIA, realizzato dagli studenti della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti, arriva all’Elfo.
Il progetto del film nasce con l’intento di documentare le prove dello spettacolo Il seme della violenza – The Laramie Project di Moisés Kaufman messo in scena per il Teatro dell’Elfo da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia.
Dal dialogo con i due registi – una delle prime coppie omosessuali a unirsi civilmente in italia – e dalle interviste agli 8 attori coinvolti – gran parte dei quali attivisti nella lotta per i diritti della comunità Lgbtq+ – sono nate riflessioni e domande, sollevando questioni che non riguardano solo il teatro.
Qual è la rilevanza di uno spettacolo di questo tipo in una città come Milano, che ostenta un fervente spirito di inclusione? Come si inserisce in un dibattito contemporaneo in cui la politica, dalla legge Cirinnà al Ddl Zan, sembrava finalmente riconoscere diritti e dignità alla comunità Lgbtq+ per poi fallire miseramente? Quanti e quali volti può assumere la disparità, la prepotenza, il rifiuto? Quali sono ancora oggi le difficoltà che i membri della comunità Lgbtq+ e le loro famiglie affrontano quotidianamente?
In LARAMIE, ITALIA la pièce e i dialoghi dei personaggi diventano così il punto di partenza e il filo conduttore per raccontare un percorso che si compie ai giorni nostri, qui a Milano e provincia, coinvolgendo le realtà impegnate nella lotta all’omobitransfobia.
Saranno presenti in sala: Ferdinando Bruni e Francesco Frongia; Moisés Kaufman e Jeffrey Lahoste; Minnie Ferrara e Tonino Curagi.
Foto di questo servizio di Laila Pozzo