Ho conosciuto Roberto Saviano al mio primo Salone del libro di Torino dove esordivo da ‘scrittora’ e promuovevo il mio primo romanzo ‘Anna e i suoi miracoli’.
Andrea G. Pinketts che ha scritto le prefazioni di tutti i miei libri e di cui ho stima somma, me lo presentò in una saletta blindatissima dove una ventina di autori erano riuniti apposta per salutarlo. Fu emozione grandissima: avevo letto ‘Gomorra’ che tuttora è materia di riflessione nelle mie classi liceali, e ne ero come tutti restata folgorata. Saviano mi sorrise, prese gentilmente il libro che con dedica reverenziale gli porgevo in dono e con occhi melanconici mi apostrofò ‘visto che parla d’amore non incorrerai altro che nel giudizio dei tuoi lettori!’ E indicò appena il nugolo di carabinieri che più che proteggerlo, lo assediava. Non dimenticherò mai quel frammento di conoscenza, perché una scheggia è più incisiva di una pietra miliare.
E a proposito della querelle tra Saviano e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, io sono assolutamente schierata con Saviano. Entro nel mio territorio professionale e oltre che scrittora, resto una docente di italiano e storia di liceo; e in merito ad edulcorare la realtà, ho sempre sostenuto che ne è molto capace chi sa bene che il proprio operato non gira come dovrebbe. Ho visto nella mia lunga carriera, docenti uscire in lacrime dalle proprie aule, dove era chiaro e noto che la situazione era sfuggita di mano, e raccontare nei consigli di classe di idilli con gli studenti e lezioni serene. Ed era ovviamente falso. Egualmente, è improponibile il mandolino tra le mani di De Magistris, che suona accordi di una dolce Napoli, che non coprono le bombe e le mitraglie sparate pure di recente in pieno centro. Molti miei colleghi non amano Saviano: dichiarano che la sua sia apologia della camorra fine a se stessa, che lo ha fatto ingrassare di danaro. Rifletto che saremmo tutti milionari se in grado di produrre scritti apologici di tale livello!
E al netto di questa considerazione, è vita quella di un uomo minacciato? Che al Salone del libro entra dal garage e non riesce neanche a fermarsi con i suoi fans? Che non conosce appuntamento e affetto privato in quanto ogni sera cambia il luogo e il letto dove andrà a dormire? Certo che no! Allora De Magistris, che oltre a ricoprire la carica di sindaco è uomo di legge, dovrebbe posare il pennello con cui delicatamente pittura una Napoli oleografica e invece di fare apologia sul suo buon governo, dovrebbe prendere una bella ramazza, sollevare il tappeto, e iniziare a togliere polvere depositata da secoli sul tormentato tappeto partenopeo. Per concludere, occorre risparmiare Saviano dalla crudeltà gratuita di chi lo invita ad un bagno di folla per meglio vedere le realtà della sua amatissima città, perché la osserva meravigliosamente e con uguale efficacia ne scrive, con la grinta del giornalista, anzi cronista di razza. Altro non gli è concesso. Perché? Perché non può farlo, per il semplice motivo che ne uscirebbe morto.
Credit foto: Cinzia Alibrandi/Serena Serrani