Carissimi CARLO E MARIA, la scrittora nonostante condizioni fisiche che non le hanno permesso di attingere la penna a Sanremo, con animo gagliardo si è disposta a vedere il Festival. Che non l’ha convinta! Ovvio che unire Conti e De Filippi, ammiraglie nelle rispettive case televisive è boom di ascolti. Dunque il Carlo nazionale nel lasciare dopo un felice triennio il timone canoro, gioca facile e da Bartali, issa sul sellino Coppi e stravince! E sempre gioca ultra facile nella commemorazione doverosa delle recenti stragi, dando il minuto di notorietà agli angeli che con lo stipendio con cui i vip prendono un caffè tirano a campare un mese le loro vite rischiose!
Ma riguardo ai comprimari la gagliarderia toscanaccia di Conti è stata come smorzata dall’algida Maria: a me è apparso un filo sottotono, infilando persino qualche papera, nella perfetta macchina elefantiaca festivaliera! E da principe regnante si è tenuto pure un passo indietro rispetto alla regina Maria. E la regina che fa? Per non perdere i suoi sudditi fedeli, manda ovviamente a nanna il sabato della consacrazione del vincitore il suo ‘C’è posta per te’, non si fa pagare da mamma Rai, e qui un brava ci sta d’ordinanza, ma mette a busta paga in riviera due suoi fidi autori e chiama il postino a recapitare lettere per lei presso il golfo mistico dell’Ariston.
Insomma la De Filippi è stata una replicante di se stessa! Cosa le rimprovero? Non aver provato ad osare la carriera vestendosi di abiti da Festival sia sul corpo che nello spirito. Anche lei come il suo soggiogato compagno, ha volato più basso per riempire il nido di cibo: che qui in soldoni si chiama audience. Riguardo le canzoni: io oggi canticchio solo quella di Francesco Gabbani, allora mi sembra giusto abbia vinto lui! Evidentemente in un’Italia dove si dice ai figli ‘mammoni’ perché stanno con i genitori da disoccupati, dove si bollano i ragazzi ‘falliti’ quando volano all’estero in cerca di futuro, dove si va sulla Luna ma non si fronteggia un terremoto, esiste un forte bisogno di ironizzare.
Riguardo alla Mannoia, così osannata con il suo pezzo, mi preme dire che la mia amica Dalila Di Lazzaro ne ha scritti diversi ben più incisivi, in più l’ho trovata troppo manierata nel cantare, più impostata e meno interpretativa. La delusione dipinta sul volto alla scoperta che le era stata scippata la vittoria annunciata, era così palese che ho provato un moto di tenerezza!
Una parola per Lele: sì è della scuderia ‘Amici’ ma il suo pezzo meritava di vincere per le giovani proposte. La simpatia della scrittora? Per Michele Zarillo e per Ermal Meta: per Michele perché ritorna dopo gravi problemi al cuore, e per Ermal perché i riscatti sempre fanno sognare.