Si è svolta a Messina il 29 e 30 luglio, con grande successo e affluenza di pubblico, la quarta edizione del “Premio Messina Cinema 2022”, la cui anima vibrante, ideatrice e direttrice artistica,è la poliedrica Helga Corrao, nata a Messina il 22 Ottobre 1973, docente di Lettere, pedagogista, presentatrice, cantante della Compagnia di Cantori Popolari “I colapesce”, nonché orgogliosa e capace sostenitrice di quella bellezza artistica siciliana, che il mondo intero ammira e invidia.




È da rilevare che grazie alla Corrao, per la prima volta si è tributato il genio polimorfo di Andrea Camilleri, e durante la serata di gala,brillantemente condotta dalla padrona di casa, assieme al talentoso ed irresistibile Gigi Miseferi, sono stati premiati molti artisti che, in vari modi, hanno lavorato con il Maestro siciliano, contribuendo a corroborarne la potente genialità.
Chi è Helga Corrao?
È la domanda più ovvia, ma non sono abituata a focalizzarla: in genere presento gli altri, e uso la mia sensibilità per tirare fuori dai personaggi le loro parti peculiari. Di me, posso dire che ho affrontato tante prove. Su tutte, la perdita di una neonata, il cui dolore sordo, permettimi l’ossimoro, rimbomba ancora nel mio cuore. Iris,è stata un fiore di cui ho colto appena l’odore. In seguito, alla nascita di Ester, che le somigliava tantissimo, facevo fatica ad accettarla come persona diversa. Sovrapponevo i loro due volti: poi, ho capito che dovevo consegnare alla nuova figlia il diritto di essere unica.
Hai scelto di fare arte nella tua Messina: te ne sei pentita?
Ho avuto la mia parentesi fuori città, a Firenze. Dopo, sono rientrata continuando a cantare, arte praticata sin dai miei quattro anni, e a recitare, con il grande Massimo Mollica. In un momento storico di desertificazione del Sud, mi piace l’idea di lasciare una traccia e svegliare una cittàtalvolta sonnolenta, donando quello che ho imparato e ricevuto.
Quali corde tocchi nel fare la presentatrice?
Da ragazzina, sono stata molto dietro le quinte,ho scritto piccole sceneggiature, canto, recito: sono istrionica e poliedrica. Una mia battuta è che sul palco mi sento più a mio agio che tra le pareti di casa. Insegno Lettere, e pure dalla cattedra,recito alla classe, consegnando agli studenti, mondi misteriosi ed antichi, che provo a rendere vivi con la brillantezza della comunicazione.

Il “Premio Messina Cinema” è giunto alla quarta edizione: da dove hai tratto l’ispirazione a crearlo?
Ragionavo da tanto tempo di portare un evento di spessore culturale legato al cinema, non solo per gli addetti ai lavori, quanto per la cittadinanza.Francesco Scattareggia, il padre del mio compagno, cantante negli anni ‘50 e ’60, e poi impresario, mi raccontava del magico periodocittadino nello storico locale “Irrera a Mare”, dove negli anni sessanta, si svolgeva il “Festival Internazionale del Cinema” durato pochi anni, per poi spostarsi fatalmente a Taormina, dove gli artisti ospiti preferivano soggiornare perché dotata di una lussuosa ricezione alberghiera. Da qui, è nata l’idea di riportare un festival del cinema a Messina, e proprio per questo, tra gli altri sponsor, ho quello di “Tao Arte”. Il mio sogno è togliere l’etichetta di una città di passaggio, e attrarre turisti che si fermino e apprezzino il nostro territorio.
Chi hai omaggiato nella prima edizione?
Tre grandi attori messinesi: Tano Cimarosa, Adolfo Celi, Massimo Mollica, che volle proprio Andrea Camilleri, suo estimatore, ad inaugurare il “Teatro in Fiera”, oggi purtroppo demolito.
Quali sono le difficoltà che una donna, artista, manager incontra sul territorio?
Le difficoltà sono legate alle solite disparità di genere, che ancora ci affliggono in ogni settore, con l’aggravio di qualche ostilità che, mi duole dirlo, non è tanto maschile ma femminile. In aggiunta, non si è propensi alle novità, e si fatica a cedere ruoli dirigenziali a donne che conquistano spazi, solo grazie alla meritocrazia.
Facendo un excursus delle quattro edizioni del “Premio Messina Cinema”, in cosa questa appena terminata si è distinta?
Nel restare saldo il filo conduttore di premiare le eccellenze di cinema teatro, letteratura, e tutto l’indotto che vi ruota attorno, ogni anno viene scelto dopo studi attenti, un tema con linea guida la Sicilia. Quest’anno il focus è stato Andrea Camilleri che, a dispetto dei pochi anni vissuti in Sicilia, era carico di sicilianità. Ho legato il suo nome a Verga, di cui ricorre il centenario della morte, grazie al regista visionario Lorenzo Muscoso, che ha ideato e dirige brillantemente il “Festival Verghiano” di Vizzini.
Per la prima volta in Italia, si dedica una manifestazione al compianto Andrea Camilleri: ne sei orgogliosa?
Il genero di Camilleri, Rocco Mortelliti, a sua volta premiato per la sua notevole opera come regista, porterà il trofeo a Roma alla “Fondazione Camilleri”: mi inorgoglisce essere un’apripista nazionale nel commemorarlo, aggiungendo che laseconda edizione del “Premio Messina Cinema”, dedicata a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, fu aperta proprio da un video di Camilleri che li definiva “maschere tragiche siciliane”.
Il tuo evento è un riflettore puntato, e un trampolino di lancio per gli artisti.
È un’opportunità, specie per gli attori giovani, che spesso si vedono sbattute porte in faccia, di fare rete con registi e produttori, in una conoscenza diretta.
Hai presentato per il secondo anno di fila la serata di gala con il noto attore e inviato Rai, Gigi Miseferi.
Esiste tra noi la sintonia di chi si legge con lo sguardo. Gigi ha fatto la storia del cabaret al “Bagaglino” con il duo “Battaglia & Miseferi”, e in Rai è inviato per Marco Liorni a “Italia sì”: il classico, grande professionista, con cui è una certezza condividere il palco.

Quest’anno la kermesse ha avuto un’egida internazionale.
Ho premiato il professore Alfonso Campisi dell’Università “La Manouba” di Tunisi,pregevole autore e, primo al mondo, ad avere creato la cattedra di Lingua siciliana, oltretutto molto scelta dagli studenti del corso di laurea magistrale.
E qualche altro premiato?
Quasi tutti gli attori, fra cui Angelo Russo, miticoartista che con Catarella di Montalbano, ha dato vita ad un indimenticabile personaggio iconico, sono stati premiati perché ognuno a suo modo, ha contribuito a fare rilucere ancora di più la magia di Camilleri. Cito il premio allo stilista internazionale Martino Midali, che ha sfilato nel corposo scenario del Monte di Pietà, con una capsule di Kimoni in velluto e seta, spargendo un tocco di glamour patinato sulla serata, mentre il giorno prima ha presentato presso la chiesa gioiello di San Giovanni di Malta, grazie alla garbata ospitalità di Francesca Mangano, il libro biografia “La stoffa della mia vita-un intreccio di trama e ordito”. In tema di moda, ho vestito come nelle passate edizioni, uno scenografico abito costume creato da Luigi Bruno, dell’atelier Bertia.
Qualche momento da ricordare: un aneddoto particolare, un imprevisto curioso, un frangente emozionante?
Un momento di commozione è l’inizio serata: sento il clic emotivo, e dopo mesi di lavoro, mi rendo conto che, dopo il buio e il silenzio in sala, mi gioco la partita del debutto, e devo catturare il pubblico, facendolo mio. La voce inconfondibile di Camilleri, in questa quarta edizione, mi ha infuso la forza per iniziare e sciogliermi. Un momento topico, è stato quello del premio “Donare è vita”, con la famiglia Russoche ha donato gli organi del figlio tredicenne, morto da una manciata di mesi in un incidente stradale: dolorosi testimoni di un amore circolare,che si rigenera dalla perdita, regalando agli altri. Al cospetto di una standing ovation vibrante, mi è costato leggere la motivazione del Premio, tenendo ferma la voce.
Mi sveli che novità vuoi apportare?
A luci spente, inizia un momento di bilanci, in cui metto in moto nuove idee e riflessioni. Ho progetti sulla prossima edizione, ma preferisco non spoilerare, per mantenere il giusto alone di mistero.
Hai un desiderio da realizzare?
Ho molto materiale raccolto, e mi piacerebbe scrivere un libro sul soprannaturale. Ho tirato quel filo leggero che unisce il mondo ordinario con lo straordinario, quella sovra dimensione che fa dondolare tra alto e basso, tra essenza e materia.
Un tuo grazie?
Al mio compagno Pippo Scattareggia, che lavora con me dietro le quinte da instancabile ed efficace collaboratore: un Deus ex machina fondamentale.
Cosa resta di Helga quando si spengono i riflettori sull’artista Corrao?
Torno alla vita di ogni giorno, e riguardo il percorso della Corrao durante la manifestazione,da Helga spettatrice, e non più da artista coinvolta nello spettacolo. Ho un rapporto particolare con le mie creature: priva di un attaccamento viscerale, metto un punto e apro un altro capitolo.Caratterialmente, non sono attaccata alle persone, e tanto meno alle cose: vivo i rapporti come sospesa tra cielo e terra. La mia storia personale, mi ha fatto capire che si cammina su una strada,ma non stabiliamo noi i chilometri di percorrenza.
Qual è la forza di Helga?
Sono una donna di fede: regalo sorrisi, mi nutro di sorrisi. Senza, siamo come un sole spento