La Fiumara d’arte è un museo all’aperto costituito da una serie di sculture di artisti contemporanei ubicate lungo gli argini del fiume Tusa, in Sicilia. A crearlo è stato il mecenate Antonio Presti: in esclusiva ha rivelato l’ideazione di un nuovo progetto nella valle del Bove ai piedi dell’Etna alla nostra Cinzia Alibrandi. Ecco il resoconto di questo incontro memorabile per The Way Magazine.

“Io sono il mecenate della luce invisibile” mi dice all’Atelier sul Mare Antonio Presti, una location incantevole che è una tappa obbligata, una sorta di tributo dell’anima, il primo art hotel del mondo. Con Antonio, si fa il pieno di positività perché il carburante che arriva dritto al cuore, è una sferzata di energia che risveglia da sonni molesti.
Tu hai creato il primo albergo d’arte del mondo: mi dici di getto, dal cuore, qual è primo artista che hai chiamato e la camera che ti è più cara?
Senza ombra di dubbio l’artista giapponese Hidetoshi Nagasawa, con cui ho realizzato la prima stanza d’arte intitolata ‘Mistero per la luna’. C’è stata la comunità d’intenti di rendere uno spazio non museale e polveroso, ma vivo attraverso la presenza degli ospiti che lo occupano. Allora l’arte si libera dalla fissità e permea l’ospite, che diventa arte lui stesso, in quanto stai dentro uno spazio di bellezza, e la bellezza ricevuta, cambia, ovviamente in meglio.
Quindi dopo la prima stanza, hai registrato il polso alla tua iniziativa e hai proceduto in nuove installazioni artistiche. Mi racconti un ricordo, un aneddoto che più ti inorgoglisce?
La venuta a Castel di Tusa di Danielle Mitterrand. Suo marito, il presidente della Repubblica francese, era morto da poco. Lei si è entusiasmata al progetto, entrando in sintonia con me e con gli altri due artisti, Agnese Purgatorio e Cristina Bertelli, con cui ha collaborato per la creazione de ‘La stanza dei portatori d’acqua.’ Mi ha colpito la sua sensibilità, la comprensione assoluta delle mie idee, l’ottica simile con cui ci accostavamo al fare. Aggiungo il messaggio civico dell’acqua come imprescindibile bene pubblico e etico.
Alcuni ti definiscono il mecenate ‘visionario’: questo termine corrisponde alla tua imponente fattività?
Posso accettare il termine, se per visionario intendiamo il partire da una visione artistica e sostenerla fino alla sua realizzazione. Ma io sono uomo del ‘fare fatto’: con orgoglio, affermo che mai ho retrocesso da un progetto della cui bontà fossi convinto.
All’Atelier sul mare al piano attico dell’hotel con una vista spettacolare su una piccola baia c’è la tua casa, molto ieratica, quasi monacale.
In un percorso ascensionale, ho voluto di proposito raccontare il non racconto. Stare lassù è per me come entrare in una lavatrice dell’anima, dove narro dell’uomo e non dell’artista. D’altronde questo surplus di bellezza ha bisogno di essere decantato per ritrovarne l’incanto in una nuova rigenerazione.
La tua dimensione è il progetto: hai appena tagliato il nastro dell’inaugurazione de “le rocce” di Taormina e mi hai raccontato di quello che vorresti creare nella valle dell’Etna, luogo che idealmente divide la tua città natale Messina da Catania, dove abiti nello scenografico palazzo Stesicoro.
L’Etna è la montagna sacra siciliana, a cui mai si é tributato il giusto onore. É luogo di vacanza, ma ritengo sia doveroso mostrare sia al turista abituale che a chi non conosce il luogo, l’essenza di questo potente vulcano, che racchiude in sé l’elemento primordiale del fuoco, che devasta e crea allo stesso tempo. Vorrei costruire una macchina universale di consegna di conoscenza triennale, quadriennale massimo. Le persone sono troppo concentrate sull’amore terreno e finito ‘dimmi che non puoi vivere senza di me!”Dimmi che sono la luce dei tuoi occhi! Queste sono le frasi che uccidono l’amore. Io, invece, voglio condurre all’amore universale, che mai tradisce, come quello di una madre. Come l’amore della grande madre Etna, che è arrabbiata, che esige un senso diverso e una diversa considerazione da parte degli uomini: non vuole essere usata e basta! Allora vorrei fare arrivare nella ‘Valle del Bove’ pietre di varie dimensioni e cromie, provenienti dalle 277 cave minerarie censite in Sicilia, rese opere d’arte dalle mani di artisti vari. Questo é un territorio con il suggestivo sfondo del vulcano, grande come la spianata di San Pietro, che potrebbe essere un “Museo Geologico” all’aperto di durata biennale. Il contenitore ideale di un nuovo rito della Luce, non più con la Piramide fittizia della valle dell’Alesa di “Fiumara d’arte, ma con la vera Piramide naturale dell’Etna, che restituisce luce all’uomo cieco perché orbo di bellezza.
Correrai il rischio di essere accusato come successe per “Fiumara d’arte” di occupazione abusiva del suolo pubblico?
A 60 anni compiuti, non corro più questo rischio e, se dovesse accadere, sai che ti dico? Sarà bello morire abusivo! L’importante è il riconoscimento della storia, che racconta il passaggio dell’uomo, che è itinerante per eccellenza. Io, finché avrò forza e respiro, voglio incidere camminando un tracciato di luce.