Siamo abituati a seguirlo su Rai Tre a “Report”, dove coordina con piglio da maestro, una straordinaria squadra, ma Sigfrido Ranucci scrittore, non è da meno del giornalista. Dopo il successo conclamato da ben diciotto ristampe de “Il patto”, edito da Chiare Lettere e scritto con Nicola Biondo, è in libreria con “La scelta”, Bompiani editore, già quattro volte ripubblicato dopo solo una settimana. Un lavoro sorprendente, dove l’autore dondola tra pubblico e privato, regalando il ritratto nuovo di un uomo, che il pubblico immagina sempre con i guantoni addosso, ed invece, sorprendentemente, svela il suo cuore.
Partiamo dal titolo “la scelta”: freud afferma che si diventa adulti quando si impara a scegliere.e ancora, che, se per le piccole decisioni va bene pensarci a lungo, per le grandi occorre seguire il proprio istinto. tu, sei contento delle tue scelte?
Le mie scelte sono dettate dall’istinto, e di calcolato e ponderato, non c’è nulla. Certo, so a monte i rischi che corro, tuttavia quell’istinto mi ha sempre guidato, ed i miei, quali angeli custodi, mi proteggono dalle insidie delle incognite. Il titolo del libro “La scelta”, è emblematico e profetico. Su tutto, è un invito a spingere tutti ad operare delle scelte, per prendere in mano un paese che ha un’immensa storia, e sta diventando poco assertivo.
Il lettore che sicuramente amerà il libro come ho fatto io, sarà anche catturato e sorpreso da due piani narrativi, in cui il corsivo annuncia finestre aperte sull’intimo, una novità per chi ti conosce con i guantoni e agguerrito paladino della giustizia.
Il mio, è un pubblico particolare, serio ed infiammato. Sono arrivato ad un bivio, in cui è diventata pressante l’esigenza di saldare i conti con la gente. Ho percepito come un dovere, di ricambiare questo affetto, donando qualcosa di diverso. Ho acceso un faro viscerale, per illuminare quella parte della luna buia e sconosciuta, senza mediazione, come fossi in confessione.
Nel prologo racconti del vestito di superman comprato da tua zia oversize, che hai indossato fino a logorare. un abito profetico per quello che sei diventato.
All’epoca andavano di moda i costumi di carnevale legati ai fumetti ed ai supereroi, molto lontani dall’era attuale influenzata da social ed influencer. Avevo con gli abiti, non solo con questo carnevalesco dentro cui sono cresciuto, una sorta di afflato, come se avessero su me una forza apotropaica. Così, era successo per un pantalone diventato un oggetto feticcio, che mamma non faceva in tempo a lavare, e l’avevo già addosso, tanto mi dava sicurezza. Un giorno, chiamarono in soccorso un vicino nerboruto, che me li strappò letteralmente: un trauma!
Il tuo nome, sigfrido, significa “tranquillo nella vittoria”. come dicevano i nostri padri latini “in nomine omen”, “nel nome il destino”?
Amo il mio nome: apparteneva al nonno paterno che in un’epoca censoria, fu registrato come Sigilfredo, e lui si arrabbiò moltissimo di questa mistificazione. Alla mia nascita, accompagnò papà all’anagrafe, e non fu pago finché non si accertò che stavolta, il nome Sigfrido campeggiasse corretto sul certificato di nascita.
Scrivi della tua angoscia durante il lavoro di inviato a new york per la strage dell’11 settembre.
Stando sul posto, sono rimasto sorpreso da una sorta di ingenuità degli americani. Ho avuto l’impressione, comprovata dai fatti, che eludere gli sbarramenti e bucare il sistema di sicurezza, fosse alquanto facile. Da lì, il parallelismo ovvio con il terrorismo, che aveva trafitto la difesa aerea del cielo di New York.
A proposito della guerra in iraq, affermi che “l’informazione è un diritto dei popoli, per conoscere la realtà della storia.” tu a fallujah, hai realizzato un’inchiesta unica a livello mondiale.
Non ho solo realizzato il mio scoop mondiale, ma l’ho fatto realizzare alla RAI. Il caporedattore di allora, Franco Poggianti, ebbe a dire che alla BBC, mi avrebbero fatto tappeti d’oro, invece a Rainews24, fui licenziato.
Quanto, sempre rimarcando il titolo, la scelta di un lavoro che diventa una missione, ha inciso nel rapporto con i tuoi tre figli, e con tua moglie?
Quando una professione sconfina in una missione totalizzante, non metti in preventivo quello che potrebbe accadere: ti ci ritrovi. Purtroppo i propri sacrifici, si estendono alla sfera affettiva, che ne percepisce con te il carico. Riguardo ai figli, ne sono orgoglioso, e loro non perdono una puntata di “Report”, per poi commentare assieme.
Altro scoop è il ritrovamento dei quadri d’autore del patron della parmalat tanzi, la cui vendita ha risarcito gli azionisti truffati.
L’asta milionaria dei quadri ritrovati, ha permesso di risarcire almeno in parte, gli investitori truffati. Il retroscena buffo, è stato l’autista del taxi che mi aveva aiutato al recupero delle tele, e pretendeva una parcella del tre per cento!
Tua madre era un’insengante: cosa devi al suo senso etico?
Mamma mi ha insegnato l’amore per la cultura, la passione per il racconto, l’importanza dell’imparare a memoria. Ne è stata esempio fino a novant’anni: ricordava il latino, e raccontava con precisione storie e aneddoti. A ”Report”, non leggo il gobbo, e quando vado in onda, studio talmente tanto che non ho bisogno di leggere, e procedo a braccio. Questo mi consente di mantenere il controllo sulla puntata, restando vigile.
Dall’estate del 2021 tu sei scortato per un progetti di omicidio ai tuoi danni. Come cambia la vita?
La vita si accompagna alla paura, elemento necessario perché protegge te e chi sta vicino a te. Anche se poi succede qualcosa di chimico e magico, e in quello stato d’animo, è come cadere in una trance assuefacente, che ipnotizza. Si percepisce un’alchimia, che fa vivere con la stessa energia e voglia di lottare, e la scorta, diventa un’affettuosa famiglia estesa.
A chiudura una nota rosa: come vive Sigfrido l’amore dentro una vita così complessa?
Meglio chiedermi come vorrei viverlo! Invece di rifugiarmi in momenti che regalano sogni, vorrei un’isola felice di serenità utopica! È impossibile che chi sta a fianco, resti impermeabile a tutto. Accade che sei distrutto, rincasi dopo una giornata complessa, e l’altro vuole uscire, o sei sovrappensiero, turbato da mille preoccupazioni, ed il silenzio viene scambiato per indifferenza. In questi piani diversi, mi percepisco come una nave in tempesta, dove non scorgo un approdo.