9 Novembre 2018

Roberto Marinelli: “Il mio viaggio nella storia dimenticata delle Marche”

Cinzia Alibrandi intervista l'attore del film "La Banda Grossi" che fa luce su un periodo storico, quello del brigantaggio, che è spesso sconosciuto.

9 Novembre 2018

Roberto Marinelli: “Il mio viaggio nella storia dimenticata delle Marche”

Cinzia Alibrandi intervista l'attore del film "La Banda Grossi" che fa luce su un periodo storico, quello del brigantaggio, che è spesso sconosciuto.

9 Novembre 2018

Roberto Marinelli: “Il mio viaggio nella storia dimenticata delle Marche”

Cinzia Alibrandi intervista l'attore del film "La Banda Grossi" che fa luce su un periodo storico, quello del brigantaggio, che è spesso sconosciuto.

Curioso che in tempi così divisionistici, quando per fare un governo nella nostra nazione due partiti politici devono stringere assieme lo scettro della leadership, ecco spuntare sul panorama cinematografico un film coraggioso e indipendente “La banda Grossi” per la regia di Claudio Ripalti, dove in un’Italia del 1860 così faticosamente unita, un gruppo di contadini disperati si dà alla macchia del brigantaggio, ribellandosi al duro regime dei Savoia, che letteralmente affama i contadini e la povera gente, negando qualunque dignità dell’essere umano.

Così, in un meraviglioso paesaggio marchigiano dominato dalla Gola del Furlo, nella lotta tra buoni e cattivi, tra legalità e illegalità, si finisce per parteggiare per chi si dovrebbe mettere all’indice, tanto stringente e ficcante è l’urgenza indomita del brigante Grossi contro un sistema ottuso e vile.

 

Chi è Roberto Marinelli?

 

Sono un attore di 41 anni, originario di Civitanova Marche. Ho frequentato il Teatro Colli per poi iniziare a lavorare con loro da professionista, e infine approdare al Teatro Eliseo di Roma. Uno spettacolo teatrale che ricordo con grande piacere è il testo di e con Franco Branciaroli “Cos’è l’amore” per la regia di Claudio Longhi.

 

Sei uscito nella sale a settembre come uno dei protagonisti del film “La banda Grossi”, realizzato con un imponente crowdfunding.

 

I primi ad esserne meravigliati siamo stati noi! Oggi non è affatto semplice trovare dei finanziatori, e la delusione di lasciare bei copioni nel cassetto, è dietro l’angolo. Siamo stati sostenuti da tanti, e su tutti dalla regione Marche e dal territorio di Pesaro-Urbino assieme ai sindaci dei vari paesi del territorio, che hanno creduto nel progetto sposandolo e collaborando per gli allestimenti dei vari set.

 

Il vostro è infatti un film indipendente.

 

I film indipendenti vanno sostenuti per non essere stritolati dalla grande macchina che è il cinema. Il direttore dell’Anteo di Milano che ci ha ospitati mettendo in programmazione la nostra opera, ha affermato che “La banda Grossi” è un esempio virtuoso e ci ha inseriti in un suo personale palmares di gradimento. Altra soddisfazione è derivata dal passaparola del pubblico che, soddisfatto, ha aiutato segnalandoci.

 

Una vicenda vera e particolare: è ambientata nelle Marche, mentre il brigantaggio fu soprattutto fenomeno meridionale.

 

Il brigantaggio è un fenomeno meridionale mentre noi proponiamo una storia marchigiana realmente accaduta. Permetti di ringraziare gli autori del libro “La vera storia della Banda Grossi”, Uguccioni e Monsagrati, che ci hanno aiutato con contributi di questo spicchio di storia, oltretutto molto ben documentato.

 

Ci racconti il tuo ruolo di cattivo prefetto dei Savoia?

 

A me ha divertito moltissimo il ruolo del cattivo prefetto della polizia piemontese. Era la prima volta che mi calavo in panni di questo tipo: in genere il buono muore subito mentre con questa parte, ho attraversato interamente le due ore della pellicola!

 

Il brigadiere dei Carabinieri Reali che è persona di valore, di fronte alla verità del brigante Grossi, sentirà stretta la sua divisa di tutore dell’ordine.

 

Certo, specie quando capisce che il governo per cui veste quella divisa, è stritolato da una corruzione che invece non appartiene a Grossi.

 

Riguardo a questo personaggio, perché secondo te ci si identifica e si parteggia per lui?

 

Senza arrivare all’esasperazione del brigante Terenzio Grossi, tuttavia affascina per l’ardire e la volontà di dire “no”. I giovani s’identificano in una figura che alza la testa e si ribella.

 

Questo film non vuole avere una valenza politica, però se si mette in scena un fatto storico, certi paralleli e raffronti vengono spontanei.

 

Questo è un film politicamente corretto che si attiene perfettamente ai fatti storici narrati e suffragati dalle fonti storiche. Certo ne delinea una visione pessimistica, in un eterno ripetersi di una storia che non cambia: amara e umana constatazione.

 

Siamo tutti corruttibili?

 

Magari non tutti, però è anche vero che l’uomo nutre pensieri positivi fino a quando non fa l’ingresso nelle dinamiche del potere. Da quel momento, è facile che cada nella trappola ben congegnata della corruzione.

 

 

Si può attualizzare l’emarginazione dei briganti con quella degli extracomunitari?

 

 

La discriminazione de “La banda Grossi” è quella degli extracomunitari messi da molti nell’angolo: eppure non rubano nulla a nessuno, visto che fanno lavori per noi assolutamente indesiderati.

 

Il messaggio di questo film?

 

Non smettere mai di sognare e tenere stretti i propri sogni in mano.

 

L’intervista è terminata e la scrittora augura che per tutti ci sia sempre la libertà libera di lottare per un ideale.

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Cinzia Alibrandi

Cinzia Alibrandi

Autrice messinese ma milanese di adozione, laureata in Lettere presso l'università "La Sapienza" e diplomata all'"Accademia di arti drammatiche" di Roma. Ha un passato di attrice, specialmente teatrale, con qualche incursione nel cinema. Oggi insegna italiano e storia nel triennio di Architettura del liceo artistico milanese "Boccioni", dove ha ideato, organizzato e curato i "giovedì letterari", aperti sul territorio, per la biblioteca, intervistando autori italiani di spicco nel panorama nazionale. È sei volte edita con 'Anna e i suoi miracoli' - Armando Siciliano editore, 'Petali di Marta' - Ensemble e con 'Torna a casa lettera' - Ensemble, Collana Pongo (di cui è stata inventrice e direttrice editoriale), 'Storie di amori e disamori- dalla A alla Z e ritorno’ - Giulio Perrone Editore, 'La vita é così' - Mondadori/Piemme, scritto con la famosa attrice Dalila Di Lazzaro, e sua biografia, e la biografia scritta con il noto stilista lombardo Martino Midali pubblicata da Cairo ‘La stoffa della mia vita-un intreccio di trama e ordito’, presentata a Milano da Jo Squillo, a Roma da Stefania Sandrelli, a Napoli da Marisa Laurito. Cinzia Alibrandi ha promosso e ha girato in Italia e all'estero (Dublino e Londra) con degli happening legati al lancio dei suoi libri, stabilendo un ponte culturale con noti stilisti (Chiara Boni, Maria Grazia Severi, Martino Midali, Cettina Bucca, Josè Lombardi, Gerardo Orlando, e le siciliane Tina Arena, Milena Bonaccorso, Miluna) ed orafi raffinati (Stroili, Stellina Fabbri, Francois Larnè, Pippo Alvaro). I suoi romanzi hanno la prefazione prestigiosa dell’autore internazionale Andrea G. Pinketts; "Petali di Marta" si avvale della copertina a opera della fotografa di moda Agnes Spaak, sorella dell'attrice Catherine. Ha vinto il 'Premio Sicilia'- sezione Letteratura nel 2014; il Premio 'Orgoglio siciliano' nel 2015 - sezione Letteratura; il Premio Speciale alla Carrera al T.A.R.C. Pagliara 8^ Edizione nel 2019. Ha ideato e ha curato per "Assodigitale"per un biennio una rubrica settimanale molto seguita, "tacco & stacco". È giornalista professionista e collabora in modo fisso con i settimanali ORA, VOI, TUTTO, dove intervista le star, e ha una rubrica fissa in cui scrive di amore e tematiche di coppia nel mensile “LEI STYLE”, e intervista i più grandi pensatori italiani.
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