Questa volta, nell’ambito della mia rubrica, preferisco che sia una lettrice a raccontare di me e della mia nuova avventura editoriale. Ho ricevuto questo scritto da una persona speciale, una letterata e appassionata lettrice che raramente capita ancora di incontrare. La professoressa Tina Palella con queste parole mi ha catturato e commosso. Spero che anche voi abbiate la stessa sensazione.
“Col libro Storie di amori e disamori dalla A alla Z e ritorno di Cinzia Alibrandi, edito da L’Erudita, percorriamo una galleria di personaggi femminili alle prese con problemi amorosi e annesse situazioni di disagio: scoramenti, sensi di vendetta, sensi di colpa, attese trepidanti ma inutili.
Questi stati d’animo vengono trascritti per lettera all’autrice, cha dà le sue risposte, costruendo così il suo romanzo epistolare.
Già il lavoro della Alibrandi – che tiene rubriche fisse su diversi rotocalchi – sembrerebbe facilitare il compito nella scelta dei “casi”, e, a guardare in superficie, il libro sarebbe una specie di “posta del cuore”.
E invece, tono narrativo e buon livello di pensiero e di indagine psicologica conferiscono al libro un valore testimoniale della società digitale di oggi.
L’inventiva, in un abile gioco di rimandi e di complicità, vola da sola, in un tutt’uno denso di riflessioni e sentimento. Argomento monotematico è l’Amore, visto nei più variegati, reconditi e ingarbugliati aspetti: l’amore come una botta e via, botta sciolta, botta rilassata, lascia e piglia, piglia e fuggi, amore di lungo corso, semplici frequentazioni, amori facili. E con l’amore, i suoi aspetti deteriori: appostamenti, pedinamenti, scenate.
L’Amore è un mistero, come un mistero è la Fede: non si sa come nasce, non si sa come finisce. È delicato e nel contempo forte, furibondo, intenso; basta niente perché refluisca come le onde del mare che tornano indietro morenti.
L’Amore ha le caratteristiche dell’imprevedibilità, del paradossale, fa vivere e fa morire, sa dare spasimi di gioia o gemiti di sfinimento e di disperazione.
Nasce dalla mente, nasce dal cuore, chi lo sa?
Al millenario binomio “fede-ragione” si adatta in questa sede quello di “mente-cuore” o “razionalità-sensibilità”.
Sta di fatto che l’amore, il rapporto tra i due sessi, è Vita, Continuazione, Cuore del mondo.
L’autrice, disinvolta e disinibita testimone del nostro tempo, formula risposte che sono ora indiscusse e indiscutibili come gli oracoli (meglio seppellire un farabutto che non un marito adamantino), ora temprate dal buon senso, ora dense di saggezza, come quelle date ad Olivia e a Patrizia, ora esortazioni struggenti di tenerezza laddove domina l’adesione sentimentale di fronte a una situazione drammatica, ora sentenziose e venate di pedagogica sagacia.
Il tutto si innesta sul fatto che l’autrice sta dalla parte delle donne, esamina il mondo delle donne: donne in carriera, donne crocerossine, donne custodi, donne tradite, donne svagate o di facile approccio, ma sempre più generose degli uomini, che appaiono o vigliacchi o pigri, o filibustieri (ovviamente non conosciamo cosa ne pensa la controparte). La birichina sbircia nel pianeta omosessuale senza pregiudizio alcuno, visto che è una realtà, che ha diritto di esistere e gustare la vita, in uno con il riconoscimento della sua identità.
Curioso il gioco delle lettere dalla A alla Z e ritorno: non è la prima volta. Anche nella divertente fiaba Torna a casa lettera, del 2015, c’era un problema di lettere che mutava le situazioni. I ventuno segnetti fonetici possono prodigiosamente diventare frasi, pensieri, concetti, poemi, trattati, e l’autrice ne coglie l’essenza e la forza.
Ma il pregio singolare del romanzo sta nella sua contemporaneità: la comunicazione telematica (i cui sistemi e risvolti l’autrice conosce a menadito, tanto che sventaglia a raffica tutti termini inglesi, noti alla giovane e media età) comporta risvolti discutibili se non negativi. Intanto, partorisce l’analfabetismo telematico degli ottantenni, che si sentono esclusi, ma soprattutto fa cadere nelle sue spire, o branchie, gli ingenui e gli sprovveduti, sa essere tentatrice, pericolosa, pestifera e bisogna “vaccinarsi … dai killer digitali”.
È la tesi sostenuta nell’ultima pubblicazione di V. Andreoli, il quale si batte a favore del valore e del calore di un “vera” relazione – amicale, amorosa, lavorativa – contro lo squallore anonimo e gelido del mondo virtuale.
Il linguaggio infine è moderno, scattante, veloce, ma anche ricco di quella sapienza proverbiale così antica che si può credere sia nata con l’uomo. Non mancano ossimori o paradossi (“occhi devastati di felicità”, “le ragioni irragionevoli dell’amore”, “icona verde che appassisce ogni verde speranza”, “le tue virtù vengono dal virtuale”). Nonostante la – necessaria – reiterazione delle apostrofi e delle chiuse, il libro si legge piacevolmente e coinvolge il lettore, tanto da spingerlo a proseguire verso l’epilogo”.
Messina, 25 settembre 2018 Tina Palella