Heikedine Günther ha una nuova personale a Basilea dal titolo Core & Cosmos (7 giugno – 21 luglio 2019, tutti i giorni dalle 10:00 alle 12:00; 14: 00-17: 00, Clarachurch, Claraplatz 6 4058 Basilea, Svizzera) e precisamente in una chiesa.
Mentre all’interno di Clarachurch alcune opere selezionate dell’artista tedesca con sede in Svizzera Heikedine Günther entrano in dialogo con lo spazio bello e attivo della chiesa, fuori dalla chiesa, su Claraplatz, la scultura cinetica del vestito core P-a no. 408 invita dal 7 al 14 giugno 2019, i passanti a fermarsi un attimo a osservare l’azione all’interno della struttura di acciaio snella alta quattro metri.
Solo per coloro che si soffermano a notare che il vestito, fatto di un semplice panno di lino, si nota che è effettivamente in movimento. In un lento movimento in quattro minuti si apre verso l’alto, rivelando i nuclei stampati a mano in rosso tenue su un terreno scintillante blu-oro, per ricadere dopo un breve intervallo di tempo nello stesso tempo.
Questo ciclo ritmico di dispiegarsi e affondare è accompagnato da un equilibrio, le cui squame pendono sulla sinistra e sulla destra delle spalle del vestito. Uno è pieno di semi, l’altro controbilancia il peso dei semi con il terriccio.
I nuclei sono monotipi unici di pigmenti naturali in olio, che l’artista ha creato da dipinti ad olio realizzati per questo scopo. Come una sorta di eco, ogni nucleo appare una seconda volta sul retro del vestito. Rappresentano la radianza dei nuclei, che si riflette nelle scie dorate che li circondano. Attraverso l’ampiezza del vestito e la calma ritmata dei cicli ricorrenti di svolgimento, l’installazione crea un’atmosfera devozionale, meditativa, per coloro che sono pronti a percepirla. Invita a soffermarsi e a prendere un momento di pura gioia di percezione nel mezzo del trambusto affollato della piazza. La scultura è legata al sito dalla materialità dell’abito, lino antico. Con la sua stoffa arcaica, il vestito si riferisce al primo ordine a Claraplatz, il Sackbrüder, che doveva il loro nome religioso al fatto che i monaci indossavano vestiti fatti di tela da imballaggio.
Foto d’apertura: © Heikedine Günther, “Triptych Kern No. 337, 338, 339”, 2019