Questo mese per il made in Italy è un grande momento di visibilità internazionale. A Firenze ha aperto al pubblico il museo che racchiude in un solo, prestigioso spazio espositivo tutta l’arte e l’immaginario magnifico del regista Franco Zeffirelli. Il creativo fiorentino stava lavorando da anni con la sua Fondazione all’allestimento della mostra permanente. E fonti vicine al maestro ci confermano che ogni pezzo, ogni posizione, ogni dettaglio è stato seguito e voluto personalmente da lui.
Il nome completo del museo è Centro Internazionale per le Arti dello Spettacolo Franco Zeffirelli (CIAS) e raccoglie una vasta panoramica su bozzetti di scena, figurini, disegni, fotografie e tutto quello che fedelmente documenta i settant’anni di attività del maestro Zeffirelli nel cinema e nel teatro di prosa e in quello operistico.
La sede è negli spazi dell’ex Tribunale di Firenze, a pochi passi da Palazzo Vecchio e piazza della Signoria. La Fondazione Franco Zeffireli onlus avrà in concessione, per 29 anni, i locali al piano terreno e al primo della location.

L’esposizione permanente, a cura di Carlo Centolavigna, Caterina d’Amico, Pippo Pisciotto Zeffirelli, mette a disposizione del pubblico le prove del talento di Zeffirelli scrittore, scenografo, costumista, regista. Il corpus di opere è impressionante: nella sua carriera ha realizzato 18 film e ha messo in scena 31 spettacoli di prosa e più di 100 opere liriche, frutto di una professionalità costruita con impegno e rigore, sommando l’esperienza giovanile di attore agli studi di Belle Arti, all’amore per la musica.
La mostra prende le mosse dall’immediato dopoguerra, quando Zeffirelli frequenta a Firenze i corsi della Facoltà di Architettura e contemporaneamtente recita con compagnie amatoriali e lavora come assistente dello scenografo Camillo Parravicini. L’incontro con Luchino Visconti, avvenuto durante le prove di uno spettacolo al Teatro della Pergola, determina la decisione definitiva di abbandonare gli studi e di dedicarsi completamente allo spettacolo, entrando nella Compagnia fondata e diretta da Visconti. Accanto a Visconti. Zeffirelli trascorre sette anni: “Sono stati preziosi, straordinariamente formativi e costruttivi per il mio futuro”, dirà in seguito. Da direttore degli allestimenti scenici per uno storico spettacolo disegnato da Salvador Dalì, Zeffirelli poi diventa scenografo e primo aiuto regista, anche per film che sono entrati nella storia del cinema.
A partire dal 1953 la Mostra ripercorre le tappe fondamentali della folgorante carriera internazionale di Zeffirelli, resa più emozionante dagli intensi rapporti di amicizia che lo hanno spesso legato ai suoi più grandi collaboratori. Prima tra tutti Maria Callas, che sotto la direzione di Zeffirelli ha interpretato i capolavori di Verdi, Puccini, Bellini, Rossini e Donizetti. Al museo anche un costume indossato dalla Divina nel Turco in Italia (per gentile concessione del Teatro alla Scala di Milano).
Tra i 20 capitoli del percorso espositivo, più di metà è dedicata al teatro d’opera. Fin dall’infanzia Zeffirelli è affascinato dall’opera lirica, che frequenta come assiduo e appassionato spettatore e che definisce “l’arte che le contiene tutte: il praticello dell’Olimpo dove tutte le Muse si riuniscono tenendosi per mano.”
Quattro sale sono dedicate a compositori (Pergolesi, Donizetti, Verdi, Puccini, Barber) e altre sette, monografiche, sono dedicate alle opere che Zeffirelli ha visitato di più nel corso degli anni, ideando ogni volta un allestimento diverso: Cavalleria rusticana, Pagliacci, Falstaff, La traviata, Aida, Turandot, Carmen, Don Giovanni.
Degli altri capitoli, i primi due, introduttivi, rievocano gli incontri con Luchino Visconti e con Maria Callas. Altri due sono dedicati al teatro di prosa, classico e moderno, e illustrano l’impegno profuso da Zeffirelli nel rivitalizzare il grande teatro classico (soprattutto di ambientazione italiana, come Romeo e Giulietta, Molto rumore per nulla e Lorenzaccio) e nel diffondere all’estero la drammaturgia italiana (Verga, Pirandello ed Eduardo de Filippo). Quattro capitoli raccontano le sue opere cinematografiche più importanti: i film di discendenza letteraria (Romeo e Giulietta, Amleto, Storia di una capinera), i film opera (Cavalleria rusticana, Pagliacci, La traviata, Otello), i film spirituali (Fratello sole, sorella luna, Gesù di Nazareth), i film autobiografici (Un tè con Mussolini, Callas forever).
Al cuore della Mostra è una grande sala dove sono esposte 55 tavole originali di Zeffirelli per la trasposizione cinematografica dell’Inferno di Dante (come in foto d’apertura fornita dalla Fondazione Franco Zeffirelli), progetto non realizzato di una grande coproduzione internazionale al quale Zeffirelli aveva lavorato con entusiasmo nel 1972. Il clou del progetto doveva essere il coinvolgimento di Dustin Hoffman nei panni di Dante. Insieme ad esse, si può ammirare una installazione multimediale realizzata da Daniele Nannuzzi e FXLab, che rielabora digitalmente gli studi preparatori per l’ambientazione delle varie scene del film. Sono esposti quasi 300 tra bozzetti di scena e figurini di costumi disegnati da Zeffirelli, nonché manifesti, locandine, fotografie di scena che rievocano gli spettacoli, accompagnate da istantanee scattate fuori scena o durante le prove, 14 costumi e 6 modellini scenografici, in modo da rievocare nel modo più eloquente l’impatto dei singoli spettacoli, per valorizzarne volta a volta gli elementi più significativi. Tutte le opere esposte sono accompagnate da didascalie in italiano e in inglese e da schede che riportano luogo, data e il cast degli spettacoli e dei film.
La Mostra Permanente è accompagnata da un video, proiettato in una sala collocata al centro del percorso: The art of entertainment di Pippo Zeffirelli, uno dei suoi due figli adottivi.
Attualmente come mostra temporanea, c’è l’omaggio a Lila de Nobili, pittrice, illustratrice, scenografa e costumista di fama internazionale, amica e collaboratrice di Zeffirelli, famosa nell’ambiente per dipingere tutti gli elementi scenografici a mano. In esposizione 28 gouaches mai esposte in pubblico, provenienti dalla collezione Zeffirelli, che la considera la più grande scenografa del 900.
