Si pensa agli agrumi tipici italiani e vengono in mente arance e limoni. Ma c’è molto di più nella nostra penisola: cedro, arancio dolce, arancio amaro, mandarino, limone, pompelmo, lima, pomelo, bergamotto, chinotto. Giuseppe Barbera, curatore della mostra-mercato promossa dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) “Agrumi 2022” è professore ordinario di Colture Arboree all’Università di Palermo. Si occupa di sistemi e paesaggi della tradizione agricola mediterranea. Racconta: “Gli agrumi definiti ancestrali sono il cedro, il pomelo e il mandarino. Specie che si ibridano tra di loro e che originano la straordinaria biodiversità che conosciamo. Siamo attualmente a conoscenza di 156 specie diverse”.
La coltivazione italiana è anche particolare perché nel tempo ha permesso il mutamento di tanti territori. Con gli agrumi sono stati coltivati in terreni difficili come, per esempio, le terrazze costiere.
A Villa Necchi Campiglio a Milano, questo weekend di febbraio è possibile assaggiare e ammirare piantagioni e prodotti derivati dal meraviglioso universo degli agrumi italiani. L’impatto visivo è davvero notevole: a pochi passi dal Duomo e San Babila, una residenza circondata da un silenzioso giardino nel centro di Milano, con piscina adornata da piantagioni di arance, mandarini, limoni provenienti da tutta Italia.
Perché la nostra terra è così densa di varietà? L’Italia è divisa in due per quanto riguarda questo aspetto. Da Roma in su gli agrumi devono essere protetti dai freddi invernali. Il primo agrume conosciuto nel Mediterraneo è il cedro, poi sono arrivati nell’ordine il limone, l’arancio amaro, l’arancio dolce e il mandarino. Il clima mediterraneo con le sue stagioni ben definite e cosi diverse da quelle del clima tropicale è la ragione di una qualità senza pari.