Fino al 17 aprile 2017 Anish Kapoor è la stella di punta del Macro di Roma. Considerato uno dei maggiori artisti della scena contemporanea, l’anglo-indiano dai messaggi provocatori e noto per le sue opere gigantesche, ha selezionato per i visitatorid ella capitale 35 opere recenti, con la curatela di Mario Codognato.
Kapoor, che da Bombay si è trasferito a Londra da decenni, aveva rappresentato la Gran Bretagna a una fortunata Biennale di Venezia nel 1990. E proprio per il suo paese d’adozione aveva realizzato l’ultima grande installazione in occasione delle Olimpiadi (ArcelorMittal Orbit , 2012).
Ora, la mostra romana mette in evidenza la sua dirompente creatività in ambito formale e concettuale, con pitture, sculture-architetture monumentali, tra le quali la straordinaria Sectional Body Preparing for Monadic Singularity, esposta l’anno scorso, all’aperto, nel parco della Reggia di Versailles (la vedete nella foto d’apertura, è la struttura rossa gigante). Un’opera che nelle parole dell’autore dovrebbe introdurre lo spettatore al suo mondo, una porta d’ingresso che richiama all’indagine sul concetto di spazio e vuoto tanto caro all’artista.
Kapoor, in visita a Roma lo scorso dicembre, ha menzionato Alberto Burri e Lucio Fontana tra gli italiani che lo hanno ispirato. Certamente, i modelli anatomici dei grandi scultori italiani del Settecento hanno lasciato traccia nei 35 lavori recenti che ha portato a Roma, tutti incentrati sulla materia e sulla carne. Tutto a vista, a costo di precipitare nel gusto creepy che in questo momento sembra essere un filone molto battuto dai musei (si pensi alla contestata Real Bodies a Milano che ha provocato anche malori).
Ma come i grandi della storia dell’arte, Anish Kapoor non vuole essere descrittivo, piuttosto evocativo. Lavora per archetipi, è imponente e intimo, secondo il curatore Mario Codognato esplora “le dinamiche della percezione e il potere della metafora“.
Tra le altre opere in mostra, Internal Objects in Three Parts (2013-15), costituito da un trittico in silicone dipinto e cera, è stato esposto quest’anno ad Amsterdam, tra i celebri quadri di Rembrandt presso il Rijksmuseum. Immagini viscerali, brutali e sensuali al contempo, continuano in chiave contemporanea l’inesauribile tradizione della rappresentazione letterale e metaforica della carne e del sangue nella pittura di ogni tempo e latitudine. L’arte funge da mediatrice tra l’essenza del mito e la sua rappresentazione, tra la sua intercambiabilità e continuità nel tempo e la contingenza della
Il catalogo è a cura di Manfredi Edizioni.
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