Cancellato anche da Wikipedia per le sue controverse e spudorate esternazioni canore, Bello Figo è l’unico fenomeno italiano della nuova generazione dei rapper che fa davvero arrabbiare.
Crea dibattito il suo “No Pago Affitto”, il suo definirsi “negro”, ma anche l’accostamento che si è ritagliato su misura con una posse di artisti progressisti e culturalmente distanti, apparentemente, dal suo campo d’azione. Il libro edito da Rizzoli, Bello Figo – Swag Negro. Non ce la fa nessuno è di per sè un esperimento transculturale molto interessante, che ha forse nessun precedente in Italia.
Un instant book con il Figo-pensiero costellato di riproduzioni di opere e creatività di alcuni dei più famosi street artist (ed è qui la connessione) che soprattutto a Milano stanno diventando i veri divi della creatività, quella spontanea, non imposta da curatori e galleristi.
L’originalità e l’acutezza di un artista come Bello Figo hanno colpito l’immaginazione di 10 protagonisti della pop art contemporanea (Felipe Cardeña, De Molfetta, Max Ferrigno, Massimo Giacon, Pao, Pablo Pinxit, Laboratorio Saccardi, Squaz, Gigi Tarantola e Marco Teatro) che contribuiscono a questo libro con 20 tavole inedite dedicate a lui
“Gli artisti sono stati coinvolti da me – ci dice Christian Gangitano, esperto di Japan Pop e mentore di Bello Figo – , per alcuni come una sfida e altri con i quali condividevo l’interesse per fenomeni giovanili e per il personaggio. Ho pensato a una mostra nel libro, condividendo sempre la proposta con Bello Figo”.
Trattandosi di uno dei rapper e fenomeni del web più conosciuti e controversi di oggi, nato in Ghana nel 1992 e arrivato in Italia a 12 anni, la circostanza appassiona. Nel 2005 Bello Figo ha iniziato a scrivere i suoi primi pezzi in italiano, costituendo un collettivo assieme ad altri rapper tra cui Don Capucino e John Osako. Su YouTube, senza etichetta che lo appoggiasse, ha raggiunto oltre 20 milioni di views con un solo brano.
Gangitano dice che oltre l’irriverenza c’è di più: “Paul, Bello Figo, è sensibile allo style, alla possibilità di coinvolgere e dare spazio ragazzi creativi, ai giovani che come generazione sono anche in generale la sua fan base. Stiamo lavorando assieme al coinvolgimento di varie possibilità artistiche giovanili per un progetto che sveleremo a settembre. Si chiama Inderepublic e chiamerà a collaborare vari talenti emergenti”.
Il neo divo si racconta invece così: “Quando scrivo una canzone, penso al mezzo milione di miei fan, tra Instagram, Facebook e YouTube. I ragazzini che mi seguono hanno capito benissimo il senso della mia musica, la comicità: se seguono Bello Figo, è perché fa ridere, perché trolla e swagga. Allora perché i “grandi” non capiscono? O fanno finta di non capire?”.
Dopo aver seguito l’exploit italiano per artisti visual come Tomoko gli esponenti del Neo Pop, Gangitano ora si accompagna sempre più spesso al giovane rapper. “Mi sono appassionato alla sua poetica alla sua veridicità e originalità. Figo è stato il primo a portare la Trap in Italia già dal 2012 con sonorità e modi molto diversi dal genere rap . L’ho percepito come divertente e innovatore”.
E pensare che, per chi lo conosce bene, Bello Figo è addirittura schivo: “La gestazione del libro è stata lunga, lui non è una persona facile da incontrare perché è schivo e riservato. Un anno fa io e Marta Boggione, la co-autrice, lo abbiamo contattato per fargli la nostra proposta. Il tipo di progetto è piaciuto e da allora ci siamo visti spesso ed è nata un’amicizia e collaborazioni anche su altri progetti“.