9 Ottobre 2019

Boris Mikhailov, fotografia dissidente

L'arte dissidente contro il regime sovietico in mostra fino all'8 dicembre allo Spazio Officina. La presenza dell'artista nelle foto di Gianni Foraboschi.

9 Ottobre 2019

Boris Mikhailov, fotografia dissidente

L'arte dissidente contro il regime sovietico in mostra fino all'8 dicembre allo Spazio Officina. La presenza dell'artista nelle foto di Gianni Foraboschi.

9 Ottobre 2019

Boris Mikhailov, fotografia dissidente

L'arte dissidente contro il regime sovietico in mostra fino all'8 dicembre allo Spazio Officina. La presenza dell'artista nelle foto di Gianni Foraboschi.

Gli ultimi cinquant’anni di storia dell’Ucraina, dalla nascita dell’Unione Sovietica alle più recentirivoluzioni,fotografo ucraino, sono documentati nelle foto suggestive e crude di Boris Mikhailov.  Temptation of Death, l’ultimo ciclo di opere dell’artista ucraino che vanta esposizioni in prestigiosi musei, fra cui il MoMA di New York e la Tate Modern di Londra, è in mostra a Chiasso dalla settimana scorsa.

Durante il regime Sovietico, mentre lavorava come ingegnere in una fabbrica di Kharkiv, Mikhailov si dedicava alla passione per la fotografia, con le prime esposizioni risalenti agli anni Sessanta. Dopo che gli agenti del KGB scoprono alcuni scatti di nudo della moglie, fu accusato di distribuire pornografia e costretto ad allontanarsi dal posto di lavoro. Quindi il motivo della sua opera sferza verso l’aperta dissidenza al regime ed è in questo modo che il suo obiettivo diventa vera testimonianza di un’epoca.

Dalla fine fegli anni 80 inizia ad esporre in Occidente e a ricevere tributi da parte della comunità internazionale. Nel 2017 alla Biennale di Venezia è stato l’unico artista ucraino a esporre nel padiglione della propria nazione.

Boris Mikhailov fotografato a Gianni Foraboschi all’apertura della sua mostra a Chiasso, in Svizzera. Con lui la moglie Vita.

La serie “Temptation of death” deriva dalla volontà del regime di coprire forzatamente il muro del ricordo, un’opera complessa e laboriosa che si stava costruendo a Kiev negli anni 80 in memoria di un tremendo massacro di ebrei durante l’Olocausto. La serie è fatta da dittici: due immagini affiancate che si scontrano dove l’artista opera la sua ricerca, ma anche la sua polemica.

Il dittico è usato come simbolo di passaggio tra vecchio e nuovo, prima e dopo, ma anche come passaggio e creazione di una terza immagine agli occhi dello spettatore.

Per i curatori della mostra aperta questo mese, è anche un simbolo del passaggio di cui Boris Mikhailov è testimone: dal comunismo al capitalismo, dalla vita alla morte. Un luogo di incontro di opposti.

Nelle sue serie fotografiche, Mikhailov approfondisce diversi temi sociali, facendo uso di esempi concreti per mostrare lo stato in cui verte la società e i cambiamenti provocati dalla perestroika. La carriera artistica di Mikhailov è caratterizzata da continue sperimentazioni sul linguaggio fotografico che non solo documenta, ma ricostruisce e pone interrogativi con i suoi provocatori accostamenti di immagini.

La mostra è composta da 24 dittici e dalla proiezione del lavoro completo (oltre 150 dittici) dell’artista presso Spazio Officina a Chiasso all’interno della Biennale dell’Immagine.

Fotoservizio da Chiasso: Gianni Foraboschi/The Way Magazine

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