Parma, un’ora da Milano. Metà strada tra il mare e il Far West. Tra Adriatico e Tirreno, in mezzo, nell’Appennino emiliano. Dolce come il crudo di coscia suina stagionata, e doloroso come il sole di agosto, che fa male a chi si inerpica su queste colline assolate, nei fondi sassosi dei fiumi asciutti, nei sentieri che collegano borghi fuori dal tempo.
Il rigore climatico mette a dura prova qualunque stomaco. Ma la cucina della Trattoria Vigion stimola appetiti atavici, risolleva l’umore delle gole depresse e assuefatte da cibi senz’anima.
Locale storico, vecchio stampo, dove le donne (e non me ne vogliano le femministe d’assalto) sono in cucina, che fanno da mangiare, tirano la pasta fresca il cui giallo oro risplende più dei loro sorrisi.
L’uomo (non me ne vogliano i newgenderisti incalliti) sta al bancone d’ingresso, un po’ bar, un po’ mescita, un po’ dogana dove gli avventori transitano o si attardano a scambiarsi brandelli di umanità.
Di là, oltre a questa frontiera immaginaria, c’è la sala e la sala più interna ancora. Dove loro, anzi Loro, maturano quiete in bella mostra, dando sfoggio di tutte le loro grazie. Le cosce posteriori, volgarmente note come prosciutti crudi di Parma, novelle sirene dal profumo ammaliante e dal malevolo colesterolo.
E si vedono poi guarnire le tavole con i piatti fumanti di tortelli, profumati e burrosi. Scrigni di fine impasto, a celare un tesoro di patate e porcini, di erbette e ricotta o di zucca.
Per non parlare dei cappelletti in brodo, che richiamano infantili emozioni e acquose sapidità. Ovviamente veg-free i secondi: brasato di puledro, anatra arrosto, agnello alla cacciatora, cinghiale in umido ed altre succulenti amenità carnee. Torte della casa, e che casa! Come crostate, sbrisolona e torta cioccolatino. Si innaffia il tutto con lambrusco dei colli.
E, alla fine di tutto ciò, la pace può tranquillamente scendere su tutta la terra.
Albergo Trattoria Da Vigion
Località la Piazza, 13, 43021 Beduzzo, Loc. Ghiare – Parma
Fotoservizio per The Way Magazine: Stefano Corrada.