Alex Palmieri è un fenomeno mediatico come pochi nel panorama musicale italiano. Canta, balla, scrive e si autoproduce scatenando sui blog e attraverso le interviste tv l’attenzione di curiosi, fan e qualche hater.
A noi di The Way Magazine è piaciuto perché oltre a essere forte sul web, è peculiare quando si approccia al mezzo visivo e agli show dal vivo. L’ultimo brano uscito nel 2018, If That Was You, ha interessato Storie Italiane di Eleonora Daniele su Raiuno e Forum su Rete 4 , perché toccava tematiche sociali. Alex racconta della sua vita attraverso le canzoni spaziando dalle ballad più introspettive all’electro pop e i pezzi up-tempo.
Ha esordito nel reality show “Social King 2.0” su Raidue e dal 2016 si è affermato come popstar anche in Europa con performance nelle piazze delle maggiori capitali europee. Londra, Budapest, Copenaghen, Vienna, Monaco, Varsavia.
L’ultimo disco uscito a inizio 2018 si intitola RESET ed ha ottenuto un forte riscontro media grazie anche alla terza posizione tra i più scaricati di Itunes. Prima della seconda leg del tour, in partenza a febbraio, Alex ha risposto alle domande di The Way Magazine.
– Alex sei molto famoso all’estero, come te lo spieghi?
Ho sempre immaginato la mia musica come qualcosa che potesse sconfinare oltre la mia nazione, a partire dai testi che sono prettamente in inglese. Fin dagli esordi mi sono immaginato come sarebbe stato portare i miei brani oltre l’Italia, ma di fatto senza mai programmare davvero nulla: mi sono limitato a comporre dei pezzi che piacessero prima di tutto a me … così poi è arrivato tutto quello che è accaduto nel mio meraviglioso percorso artistico.
– In The Backstage: che succede nel backstage di un giovane cantante pop così seguito, anche se indipendente?
Come potrai immaginare abbiamo tutti i nostri segreti ! Proprio come canto nel mio ultimo singolo, niente è come sembra nello showbiz. Ma svelare questi segreti significherebbe rovinare la magia… dunque quello che succede dietro le quinte continuerò a farvelo immaginare ancora per un po’. Posso solo dirti in realtà che c’è moltissimo lavoro da fare, ed un’intera vita dedicata alla musica.
– Come ti prepari ai tour che fai in Europa? Che routine esegui?
Durante il periodo pre-tour seguo una dieta ferrea che abbino alla palestra costante. Si intensificano anche le prove con i ballerini per le varie coreografie, ballare e cantare richiede molta energia e molto studio sul fiato. In realtà faccio molto più di quello che si possa immaginare: mi occupo anche della scaletta dello show, degli outfit dei ballerini e degli oggetti di scena da abbinare ad ogni pezzo, arrangio nuovamente alcune canzoni e penso alle scenografie che verranno proiettate nei ledwall. Per me è un lavoro che richiede mesi di preparazione. Però salire sul palco, anche solo per quei pochi minuti, vale tutto.
– Come ti ispiri per scrivere i pezzi? Scrivere in italiano o inglese richiede cambiamenti?
Sono appassionato di questo mondo fin dalla tenera età perciò ho avuto modo di ascoltare tantissima musica e tantissimi stili di scrittura diversi. Ad oggi sono molto orgoglioso delle mie produzioni che hanno forti richiami teen pop, kpop, urban, dance e RnB – il tutto mischiato con il cantautorato italiano modern, benché mi venga spesso recriminato di essere un “prodottino pop commerciale”.
– Per i testi?
Per i testi mi ispiro semplicemente a quello che vivo, sono i brani stessi che mi chiamano durante la loro stesura. Quando pensi ad un nuovo singolo va immaginato subito nella lingua in cui lo canterai, per lo meno se come me scrivi brani in rima e che devono rispettare determinati tempi musicali. Proprio per questo scrivere in italiano su un genere come l’electro pop che produco io risulta difficile, il rischio di cadere nella banalità è alto. Dunque mi limito, anziché a pensare a interi testi in lingua italiana, ad inserire delle brevi parti che siano però ben pensate e strutturate.
– Che mission ha la tua musica: divertire, sensibilizzare o emozionare?
La mia musica ha cambiato missione nel corso del tempo. Ho esordito anni fa su Raidue cantando singoli come “Popstar” con il quale rivendicavo semplicemente la mia voglia di fama. Ad oggi i miei brani hanno preso una direzione completamente diversa, mi viene difficile pensare ad un brano che non abbia qualcosa da comunicare: sono potuti nascere solo con il tempo e l’esperienza alcuni pezzi come “Wasted”, “Save Me” e “If That Was You”. Ma anche i brani up tempo hanno sempre qualcosa da raccontare, e credo sia proprio questo il punto di forza nelle mie produzioni.
– Che idoli hai? I tuoi riferimenti musicali quali sono?
Sono cresciuto negli anni 2000 dove a regnare erano gli idoli della teen music, Britney, Backstreet Boys, Nsync e tutto quel mondo pop. Quando da piccolo facevo danza, sognavo di imparare una coreografia su un brano cantato da me… proprio come facevano questi teen idol che cantavano e ballavano a Top Of The Pops il sabato pomeriggio. Crescendo e facendo ricerche , ho scoperto tantissimi artisti che qui in Italia le radio non passano ed ho potuto ampliare e definire i miei gusti musicali: ad oggi sono fan di molti cantanti coreani, canadesi, russi.
– I set dei tuoi videoclip sono sempre molto ricercati, come li scegli?
Amo ideare e progettare videoclip, è qualcosa che mi dà enorme soddisfazione. Sopratutto quando sei un artista indipendente: puoi immaginarti nel realizzare il videoclip più bello e complicato della storia dei video, ma all’atto pratico devi fare i conti con la realtà, con il budjet e con i mezzi a disposizione. Nonostante questo sono sempre riuscito a portare a casa videoclip ambiziosi, questo grazie anche all’aiuto del mio regista Daniele Appiani che ha seguito tutti e 5 i music video estratti dall’album RESET. Le riprese di “In The Backstage” per esempio hanno richiesto una settimana di girato e altre 3 di montaggio. Sul set c’erano 100 comparse, 2 coreografi e 6 ballerini, assistenti alla regia e tante altre figure. Questo perché quando credi cosi tanto in qualcosa riesci a contagiare gli altri con la tua energia e a smuovere anche le montagne.
– Che aspirazioni hai? Dove vuoi arrivare?
Spero di arrivare con i miei brani ad un pubblico sempre più vasto, in grande sogno l’Eurovision. Rappresentando magari anche qualche paese piccolo.
– Appuntamento ai lettori di The Way Magazine: dove e quando?