Alcune mostre d’arte a Bologna hanno aperto lo scorso weekend in occasione di Bologna Art Week. E vi rimarranno per qualche settimana. Vi sintetizziamo le proposte più interessanti per la Bologna Art Week 2019 (e oltre).
Fino al 24 febbraio la prima personale in Italia del fotografo e videomaker belga, a cura di Simone Menegoi e Barbara Meneghel. L’esposizione si trova presso il Salone della Banca di Bologna presso Palazzo De’ Toschi.

Alchemilla a cura di Fulvio Chimento, propone opere di David Casini, Cuoghi Corsello, Dado, Claudia Losi, T-yong Chung. La direzione artistica dello spazio espositivo è affidata a Camilla Sanguinetti, mentre la mostra, aperta fino al 16 marzo ad ingresso libero presso Palazzo Vizzani-Sanguinetti (via Santo Stefano, 43, Bologna), è organizzata con il supporto di Spazio Arte Minarelli e di Tiberio Cattelani.

R&P Consulting porta in Italia il Private Office di Sheikh Saeed Bin Ahmed Al Maktoum per favorire l’apertura delle aziende italiane negli Emirati Arabi Uniti e sceglie Arte Fiera come ambito ideale per promuovere l’iniziativa.
Il Private Office of Sheikh Saeed Bin Ahmed Al Maktoum fa riferimento a uno dei rami della famiglia reale di Dubai e opera attivamente per facilitare l’ingresso e lo sviluppo di aziende straniere nel mercato degli Emirati Arabi Uniti; R&P Consulting è uno studio di consulenza che dal 1979 lavora per supportare le imprese italiane nella crescita. R&P Consulting insieme al Sheikh Saeed Bin Ahmed Al Maktoum Private Office Italy srl sponsorizza ad Arte Fiera il progetto Courtesy Emilia-Romagna: una serie di mostre temporanee che, a partire dal 2019, verranno allestite all’interno della fiera con il proposito di celebrare il patrimonio collezionistico del territorio, che consiste in un vero e proprio “museo diffuso”. La prima edizione, intitolata “Solo figura e sfondo” e a cura di Davide Ferri, insiste sul tema di fondo della rassegna: l’Emilia-Romagna è terra d’arte, nella quale le individualità e le eccellenze si riconoscono come parte di una rete, di un paesaggio comune.

Il gasometro diventa arte: a Bologna, la mostra di Carlo Valsecchi sul gasometro restaurato da Hera. Il Gruppo Hera promuove il progetto dell’artista italiano, che dall’1 febbraio al 31 marzo 2019 espone alla Pinacoteca Nazionale di Bologna quattordici fotografie del Gasometro M.A.N. n.3 che raccontano il processo di restauro della struttura, realizzato proprio dalla multiutility. Il progetto, oltre alla mostra visitabile gratuitamente, è accompagnato da un volume curato da Luca Massimo Barbero, pubblicato da Silvana Editoriale.

La galleria Spazio Farini 6 da Milano espone a Setup Contemporary Art Fair a Palazzo Pallavicini – Via San Felice 24, 40122 Bologna opere fotografiche di Beba Stoppani.
Gli arazzi come forma d’arte. La Galleria Antonio Verolino propone uno stand incentrato esclusivamente su opere tessili.
Molti sono gli artisti del passato come del presente che si sono interessati e continuano a interessarsi di arazzi; li hanno collezionati, li hanno tessuti loro stessi o ne hanno affidata la realizzazione ad abili tessitori e manifatture, mettendo a disposizione la loro creatività.
Il Novecento è stato un secolo fondamentale per il mondo del tessile; sin dai primi decenni in tutta Europa artisti e movimenti riscoprono le antiche tecniche del tessere, per dar vita a opere dal linguaggio moderno. Grazie alla loro forte valenza funzionale e decorativa l’arazzo, in particolar modo, ha affascinato gli artisti, desiderosi di sperimentarsi in un ambito nuovo. Arte tessile e pittura s’intrecciano sempre più. Non mera riproduzione meccanica, l’opera tessile si mostra come un’interpretazione critica della pittura, un’originale rielaborazione di un’immagine attraverso il proprio linguaggio. Artisti presenti in fiera: Victor Vasarely, Max Ernst, Enzo Cucchi, David Tremlett, Bertozzi & Casoni

David Casini porta alla galleria CAR DRDE Nirvana, progetto espositivo che è la sua seconda personale presso la galleria. L’artista presenta una serie di sculture inedite sul tema del paesaggio. Il paesaggio è quello toscano da cui l’artista proviene: non le vedute panoramiche conosciute in tutto mondo, ma piuttosto i luoghi su cui di solito non si ferma lo sguardo, che si tendono a dimenticare. Seguendo precise geometrie prospettiche, le fotografie di questi territori alquanto comuni, scattate con un cellulare, si posano su superfici di alluminio forato e schermi di cristallo temperato utilizzati per proteggere smartphone e tablet: così, bloccate e sospese, le immagini digitali acquistano una qualità distante dalla transitorietà a cui siamo abituati, una rilevanza che probabilmente non meritano. Una statale al tramonto, un vecchio impianto di imbottigliamento dell’acqua, un gasdotto, manifesti scrostati, un cartello che porta la scritta “Nirvana”, che niente ha a che vedere con la dottrina buddista, ma indica semplicemente una discoteca nel Valdarno.
I paesaggi bidimensionali, riprodotti su supporti fortemente connotati temporalmente come i modelli dei dispositivi digitali a cui si adattano, dialogano in maniera straniante, quasi surreale, con alcuni oggetti enigmatici che gravitano all’interno dello spazio scultura. Questi gusci, modellati su elementi organici e minerali, sono come nature morte, sollevate sulle basi di legno intarsiato che ricordano la pavimentazione delle sale espositive di alcuni importanti musei d’arte contemporanea.
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