Ventisei premi assegnati virtualmente ed un’edizione, la numero sessantacinque, che ha già fatto storia per la sua particolare struttura organizzativa. Niente pubblico, niente attese al red carpet, niente stelle; queste ultime erano in collegamento via streaming, avvicendandosi quando arrivava il loro turno. Con queste disposizioni, causa coronavirus, si è svolta ieri sera, condotta da Carlo Conti, la cerimonia dei David di Donatello in diretta tv da Roma.
Chi pensava ad una trasmissione ingessata, poco dinamica per i motivi ricordati, e non capace, al tempo stesso, di riuscire a trasmettere la medesima magia che il cinema, in generale, regala in situazioni normali si è sbagliato di grosso. La settima arte è da sempre sinonimo di sogno. Non a caso anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio al mondo del cinema, letto per l’occasione da Carlo Conti, auspica di “tornare a sognare e a far sognare”. Per il semplice motivo che lo stesso cinema è ispirazione per il nostro Paese. Contemporaneamente allo svolgimento della serata, si è tenuto un singolare flash-mob organizzato dall’Anica, l’associazione di settore, in cui tutte le insegne dei cinema d’Italia sono state accese, con la speranza di riaprire al più presto.
Le 26 statuette nella maggior parte dei casi non hanno tradito le previsioni della vigilia. I tre titoli con più candidature erano ‘Il Traditore’ di Marco Bellocchio, con ben diciotto nominations; ‘Pinocchio’ di Matteo Garrone, con quindici candidature e ‘Martin Eden’ di Pietro Marcello, con undici candidature. Senza dimenticare ‘La paranza dei bambini’ e ‘Il primo Re’ a completare la cinquina delle opere cinematografiche che si contendevano la statuetta come miglior film. Di questi ultimi due solo il primo è rimasto a bocca asciutta.
Nella lista come miglior film manca un ulteriore titolo molto interessante, con un messaggio altrettanto forte: ‘Il Campione’ del regista esordiente Leonardo D’Agostini, candidato anche come miglior regista esordiente, e con la sontuosa prestazione di Stefano Accorsi, il quale però non è riuscito ad ottenere il premio come miglior attore non protagonista. La concorrenza era altrettanto forte: Roberto Benigni e Luigi Lo Cascio, che ha sbaragliato gli altri contendenti per il suo ruolo ne ‘Il Traditore’.
Come miglior attrice protagonista e non le regine sono state Jasmine Trinca e Valeria Golino, per i rispettivi ruoli in ‘La Dea della Fortuna’ e ‘5 è il numero perfetto’. Ritornando alla miglior regia esordiente il premio è andato al giovanissimo Phaim Bhuiyan per il film ‘Bangla’.
‘Martin Eden’ ed ‘Il traditore’, invece, si aggiudicano, rispettivamente, la statuetta come miglior sceneggiatura adattata e miglior sceneggiatura originale. Mentre per quanto riguarda i David di Donatello cosiddetti ‘tecnici’ hanno trionfato ‘Pinocchio’ di ed il ‘Primo Re’ di Matteo Rovere. Il primo ha conquistato i premi come miglior scenografia, miglior trucco, miglior acconciatura, miglior costume e miglior effetti visivi; ‘Il Primo Re’ per la miglior fotografia, il miglior suono e per la miglior produzione.
Durante la serata è stato attribuito un premio speciale, un premio alla carriera di una grande attrice che al prossimo luglio taglierà un traguardo molto importante: quello dei 100 anni. Stiamo parlando di Franca Maria Norsa, semplicemente conosciuta come Franca Valeri. Nella sua carriera non solo ha lavorato con i grandi, ma ha alternato teatro e cinema sempre ad altissimi livelli. In questa particolare edizione dei David di Donatello sono stati ricordati anche ulteriori due grandi del nostro cinema, due icone che sono la storia stessa della nostra settima arte e che proprio quest’anno, entrambi, avrebbero compiuto anche loro un secolo di vita: Federico Fellini ed Alberto Sordi. Il primo è stato ricordato grazie ad un video ironico con lo stesso Alberto Sordi, risalente agli anni ’50; l’Albertone nazionale, invece, con una serie di contributi video di artisti che lo hanno solo incrociato o conosciuto.
Non si possono dimenticare momenti d’ilarità o anche di commozione e di speranza espressi degli attori e registi in gara; senza dimenticare gli appelli per gli addetti ai ‘titoli di coda’, perché senza di loro un film non può venir realizzato. Un appello affinché non ci si dimentichi di loro e non si rimanga inerti nel risolvere la loro difficile situazione economica, con un possibile contratto nazionale di categoria per garantire i diritti di questi lavoratori.
Altri premi della serata assegnati sono: il miglior documentario a ‘Selfie’; ‘Inverno’ per il miglior cortometraggio; miglior musicista all’Orchestra di Piazza Vittorio per ‘Il flauto magico di Piazza Vittorio’; miglior canzone originale ad Antonio Diodato, ‘Che vita meravigliosa, per il film ‘La Dea fortuna’; ‘Il primo Natale’, la commedia di Ficarra & Picone, ha ottenuto il David dello spettatore; per il miglior film straniero anche da noi è risultato essere ‘Parasite’; mentre ‘Il traditore’ ha vinto anche per il montaggio e non solo.
La pellicola di Marco Bellocchio è quella che ha trionfato con ben sei statuette di cui tre già ricordate, mentre le altre tre sono: miglior attore protagonista al camaleontico Pierfrancesco Favino, miglior regista allo stesso Bellocchio e Miglior Film dell’anno 2019.
L’appuntamento dei David di Donatello, in definitiva, non è solo una cerimonia con il quale si premiano asetticamente opere degne di rilievo, ma è anche un evento in cui si cerca di intuire lo ‘stato di salute’ del nostro cinema. Ebbene mai come in questo 2019 si è visto, finalmente, una settima arte italiana aperta su più generi, compreso anche quei generi che non venivano prodotti da tempo come lo storico e l’epico per il lungometraggio di Rovere o come quelli più innovativi come il noir legato alla graphic novel di Igort, insomma c’è stata una varietà più completa rispetto agli altri anni.
Di certo questa pandemia ha bloccato sul più bello la macchina produttiva, ma non le idee. Queste ultime sono state riposte, temporaneamente, nel cassetto per poi proporle nuovamente quando i vari set cinematografici potranno tornare finalmente ad aprire, come anche le sale cinematografiche. E parliamo non solo per una nuova stagione del cinema italiano, ma di una nuova era per cominciare con fierezza da dove ci si era bruscamente fermati.
Testo a cura di Vincenzo Pepe
La cerimonia dei #David2020 fortemente voluta dalla Rai e dall’Accademia del Cinema Italiano, diversa da tutte le precedenti, ha assunto un volore altamente simbolico. Non c’è immaginazione senza la concretezza del lavoro di tutti i protagonisti, le lavoratrici e i lavoratori, dietro e davanti la macchina da presa. Una serata dedicata a loro. Alle oltre 200.000 persone che lavorano nel settore, ai 4.000 schermi momentaneamente spenti e a tutte le associazioni ed istituzioni che cercano il modo di ripartire