C’è stato un periodo in cui Denis O’ Regan, l’anno prossimo 60 anni, dagli anni Settanta uno dei più famosi e influenti fotografi del panorama rock inglese, ha appeso la macchina al chiodo. “Non avevo più molto interesse a scattare le nuove rockstar negli anni 2000 – ci confessa nell’incontro al Medimexi di Bari, dove è stato di recente prestigioso ospite internazionale – poi c’è stato un cambio. Le stelle della musica hanno iniziato a venir meno, molte sono morte e mi sono ritrovato con un mare di ricordi, tanti scatti storici e una rinnovata passione che oggi mi porta a curare il mio archivio per libri e mostre” . Parte di questo lavoro è confluito nella mostra presentata recentemente a Bari, allo Spazio Murat, visitabile fino al 28 agosto 2022, “Denis O’ Regan with QUEEN”, in cui sono presenti 60 scatti dagli anni Settanta all’ultimo tour del 1986 della band di Freddie Mercury.
Freddie, cantante monopolizzatore e carismatico, il più grande intrattenitore della sua generazione, è rappresentato come un re, o meglio una regina con tanto di corona, con una gigantografia e un bell’allestimento curato dalla Ono Arte di Bologna. Denis, che è venuto in Italia in persona per aprire l’esposizione, ci ha raccontato: “Quello che ho fatto negli anni Ottanta specialmente, con Bowie e Queen in particolare oggi ha un valore storico. Le persone sono davvero molto interessate alla fotografia musicale, un genere che io stesso avevo sottovalutato con l’avvento del digitale e della possibilità infinita di scattare da parte di tutti. Abbiamo fatto cose pazzesche assieme e vorrei sottolineare l’importanza per i performer di avere dietro un fotografo personale in tour. Per me è un modo di aver accesso alla figura pubblica e a quella privata nella stessa giornata, e consegnare questi fotogrammi unici alla storia. Perché se non c’è nessuno che documenta, tutto quello che si fa è perduto”.
Menomale che Denis c’era: soprattutto per i Queen, durante quello che sarebbe stato l’ultimo tour della loro carriera con Freddie Mercury nel 1986. Il cantante, morto nel 1991, si era ritirato dalle scene ma i dischi e video continuavano a uscire: “A Kind Of Magic” era del 1986 ed ebbe un tour, “The Miracle” nel 1989 e “Innuendo” del 1991 non ebbero un giro di concerti. Denis si mostra grato per le sue scelte: “Ho finito per lavorare con tutti i miei idoli: Stones, Bowie e Queen. Poi sono arrivati i Duran Duran ma erano miei coetanei e avevamo la stessa matrice punk come origine comune”.
Il fotografo, che aveva iniziato a fotografare David Bowie negli anni Settanta, si trovò una nicchia nell’affollato mondo dei concerti londinesi con l’avvento del punk: “Avevo questo sogno di andare in tour con le grandi star, ma inevitabilmente dovevo fotografare questo nuovo gruppo di musicisti strani che ogni settimana saltavano fuori. I punk godevano di un ottimo interesse da parte della stampa, le foto dei loro live erano molto ambiti. E io pensavo: i Queen e gli Stones superano anche questa ondata, la loro carriera sarà infinita”.
La storia di O’Regan che da spettatore diventa fotografo ufficiale di una delle più grandi band del mondo è davvero una avvincente favola rock. A 20 anni, nel 1973, vide per la prima volta i Queen in concerto quando facevano da spalla a Mott the Hoople all’Hammersmith Odeon di Londra. Scattò le sue prime foto lì e una volta pubblicate, lo richiamarono per i concerti londinesi successivi. Poi fu chiamato per andare in tour con la band, dopo le sue esperienze in giro per il mondo con David Bowie e i Rolling Stones. O’ Regan è stato anche fotografo ufficiale del backstage del Live Aid del 1985, il concertone benefico in cui i Queen rimontarono in grande stile nei favori del pubblico mondiale.
“Freddie Mercury – dice senza ombra di dubbio – è stato il miglior performer della sua generazione perché possedeva il pubblico, mentre Mick Jagger, che è comunque una leggenda, suona per il pubblico, un concetto diverso. Al Live Aid non erano tutti fan dei Queen, tanto che i biglietti andarono sold-out prima che si sapessero addirittura i nomi dei performer. Eppure quel giorno, tutti i 70mila di Wembley furono conquistati, dopo averli visti suonare sono diventati una comunità compatta devota ai Queen. Questo è il senso dell’arte della musica dal vivo: lasciare che il pubblico partecipi alla costruzione dell’evento”.
Avendo avuto accesso ai tour di due decenni diversi, Denis ha anche visto il cambiamento sia delle tecnologie che della mastodontica organizzazione di giri di concerti come quelli della band di Mercury. “Ho visto il gruppo cambiare, con concerti iniziali molto cupi e molto heavy metal, con grandi luci che sparavano in camera e mi rendevano il lavoro complicato. Quando hanno migrato verso un repertorio più pop e commerciale anche gli spettacoli sono cambiati, sono diventati più illuminati. Qui ho potuto ritrarre al meglio Freddie, che quando mi faceva un sorriso ai lati del palco era un amico, quando posava davanti alla folla era il re della scena”.
Il legame con la band rimase, ma gli impegni di Denis lo portarono per il resto degli anni 80 a fotografare un solo act ogni 12 mesi. “Non si sapeva della malattia di Freddie, ma sapevo di aver avuto la possibilità di aver documentato un tour storico. Tutto il 1986 lo dedicai a loro e questa mostra a Bari è un sunto di quello che ho fatto in un anno meraviglioso. Hotel, party, folle, festeggiamenti, vita di lusso. Ma soprattutto le espressioni di Freddie, che a volte era più un comico che un cantante”.
piazza del Ferrarese, Bari.
Per info sulla mostra a Bari fino al 28 agosto qui