Un sipario a Porta Nuova, nella parte bassa della città di Bergamo, ha fatto da ingresso a una delle notti culturali più riuscite degli ultimi tempi, la Donizetti Night. A Bergamo Gaetano Donizetti è giustamente un’icona, grande operista morto nel 1848 e personaggio culturale italiano di rilevanza internazionale: a lui è dedicato infatti il teatro cittadino che proprio dallo scorso weekend resterà fermo per due anni in occasione di uno straordinario restauro.
Così la città ha salutato momentaneamente uno dei suoi simboli, festeggiando con un’allegra e composita notte di happening musicali lungo tutto il tratto centrale cittadino con impeccabile organizzazione simultanea.
Abbiamo attraversato la porta di inizio allestita come se fosse l’ingresso di un teatro, mutuato dall’«Elisabetta al castello di Kenilworth» di Donizetti, che dava sulla fantastica scena naturale della Città Alta e ci siamo inoltrati per la terza edizione della Donizetti Night, tra strade, chiostri e piazze di Bergamo divise in 23 tappe con oltre 600 artisti professionisti e dilettanti che si sono offerti al pubblico per far conoscere le opere e la vita del compositore bergamasco. Sembrava l’Expo della lirica: circa 170 persone fra professionisti e tecnici – alcuni già a lavoro da mesi sul progetto ideato da Francesco Micheli, direttore artistico della fondazione Donizetti – impegnati su 92 appuntamenti fra musica, parole e danza (sponsor ABenergie: “la luce della Donizetti Night”) compresa un’originale “Isola del gusto” promossa dalla Fondazione Donizetti in collaborazione con il Duc di Bergamo, Ascom e Confesercenti che, in 15 postazioni create per l’occasione, ha proposto specialità gastronomiche ispirate a Donizetti o al territorio.
Ci è sembrato si dovesse venire a Bergamo per capire come organizzare un evento di questa portata: la compostezza e l’attenzione del pubblico erano di quanto meglio gli organizzatori potessero aspirare ad avere, i ragazzi con le magliette di “Gaetano” davano solerti informazioni, tutto si è svolto nella massima sicurezza e spirito di condivisione. L’orobica austerità di queste strade è stata sostituita da un’insolita voglia di affollarle fino a tardi ed è stato anche un modo per mettere in mostra la bellezza di alcuni palazzi della città bassa che spesso sono tagliati fuori dalle rotte turistiche che privilegiano la medievale città collinare. Al Palazzo della Provincia era possibile anche ammirare le statue di Giacomo Manzù, altro orgoglio artistico locale.
Suggestivo l’allestimento di tutti i palcoscenici, della zona del Sentierone e del Teatro, curato da Alice Benazzi, Erika Natati e Paola Rivolta, allieve dell’Accademia di Belle Arti di Brera, e realizzato in collaborazione con il Patronato San Vincenzo, Cotonificio Albini, Jekko, ICA vernici.
Abbiamo visto on stage celebrità come Elio e Maurizio Donadoni, in scena insieme a Francesco Micheli e Paolo Fabbri, l’attore Simone Baldassarre, Sascha e Sebastian Reckert impegnati in un concerto per armonica a bicchieri e il contralto Ruth Baaten.
Epicentro della manifestazione il teatro Donizetti (con davanti un’emozionante installazione di sedie divelte), location scelta per il primo sleep concert per pubblico dormiente nella platea priva delle poltrone che era in programma per 9 ore. Per qualche ora, prima, bambini e non si sono divertiti con lo spettacolo dei burattini di Daniele Cortesi Gaetano, Gioppino e l’Elisir d’amore, una rarità di questi tempi che è stata molto apprezzata.