4 Novembre 2021

Donne in guerra civile, i poster in mostra a Madrid

Preservati e conservati da un'esposizione a Venezia negli anni Settanta, ritornano di attualità oggi. Uno spaccato sulla condizione femminile del Novecento.

4 Novembre 2021

Donne in guerra civile, i poster in mostra a Madrid

Preservati e conservati da un'esposizione a Venezia negli anni Settanta, ritornano di attualità oggi. Uno spaccato sulla condizione femminile del Novecento.

4 Novembre 2021

Donne in guerra civile, i poster in mostra a Madrid

Preservati e conservati da un'esposizione a Venezia negli anni Settanta, ritornano di attualità oggi. Uno spaccato sulla condizione femminile del Novecento.

La poster aert si sta facendo strada solo negli ultimi decenni come forma d’arte testimone di un’epoca. Nel Novecento, particolarmente, quello che è stato rappresentato e diffuso sui poster è davvero rilevante. Tanto che dalla selezione di manifesti repubblicani spagnoli esposti alla Biennale di Venezia del 1976, sono nati gli studi sulla locandina di guerra e, più specificamente, la locandina con al centro le donne o realizzate da artiste.

Colpisce il gran numero di manifesti realizzati nei centri di Barcellona, ​​Madrid e Valencia, città con una forte tradizione e luoghi da cui sono stati stampati circa 3.500 manifesti in 986 giorni di guerra, tra il 1936 e il 1939, un punto di riferimento storico e grafico senza precedenti in Europa.

Gli anni ’30 furono un’era paradigmatica nel progresso e nella regressione della situazione che le donne affrontavano in Spagna in tutte le sfere. La visibilità pubblica delle donne negli anni della Seconda Repubblica è stata rafforzata attraverso il loro ruolo attivo nella guerra civile, sia al fronte che nella retroguardia, ma è stata ridotta dalla vittoria della fazione nazionalista. L’esposizione di poster al Museo Reina Sofía a Madrid ci porta indietro nel tempo. Fotoservizio da Madrid di Guy Hofman – The Way Magazine.

L’iconografia combattiva che resiste ancora oggi si puà ammirare nelle sale espositive del museo Reina Sofía a Madrid. Molti tendono a pensare che questa costruzione sia stata applicata alle donne e non abbia riguardato un loro effettivo coinvolgimento in questo processo. Ed è questo il motivo per cui i manifesti con una concezione marcatamente femminile sia minoritari.

Tra le poche manifestiste donne di cui si ha notizia certa durante la guerra c’era Juana Francisca Rubio (Madrid, 1911–2008), che con il marito José Bardasano (Madrid, 1910–1979) firmò Il giorno dell’allerta, novembre, Valencia. In quest’ultimo vediamo l’immagine iconica della “donna nuova”, la donna capace di trasfigurare e modellare il proprio corpo e la propria mente attraverso lo sport e la cultura.

Dei 91 manifesti repubblicani conservati, solo sei sono disegnati da donne, mentre in 11 l’immagine delle donne è al centro della scena.

Quella della Spagna alla Biennale di Venezia del 1976 fu una partecipazione “non ufficiale” dedicata alla resistenza antifranchista quando la storica dell’arte Inmaculada Julián (Barcellona, ​​1941) fu coinvolta nella selezione dei manifesti di guerra esposti. Di questa studiosa, per chi volesse approfondire il filone, restano le opere “The Graphic Representation of Women (1936–1938)” e “Women and the Spanish Civil War (Ministero spagnolo del Lavoro e dell’Immigrazione, Women’s Institute, 1991”).

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