La storia di Edda, Stefano Rampoldi, cantante milanese classe 1963, è abbastanza unica nel panorama rock italiano. È stato la voce del gruppo Ritmo tribale, formatosi negli anni Ottanta a Milano, e con soli 6 dischi ha influenzato una generazione di musicisti. Lui che era la voce è stato percepito come innovatore e sperimentatore del canto in senso espressionistico: senza di lui gente come Afterhours e La Crus non avrebbe avuto un “padre” discografico.
Nel 1996, durante il tour di Psycorsonica, Edda uscì dal gruppo per problemi di tossicodipendenza (non è chiaro chi agevolò la separazione). Per 12 anni, cambio vita radicale: l’India, gli Hare Krishna, il lavoro a Bergamo nei cantieri come montatore di ponteggi edilizi. Dal 2009 è tornato sulle scene e questo che vi raccontiamo oggi è il suo quinto album solista, appena uscito.
Fru Fru è il nuovo disco con in copertina un wafer. Hai iniziato a fare musica dolce?
In certe regioni quella parola significa wafer. È anche sinonimo di frocio, ma io lo uso come risposta alla domanda: che musica fai? Faccio musica fru fru. Lo sfondo è colorato di arancione che è un colore che dà pace, mi farò fare la bara arancione ora che ci penso. Il titolo deriva comunque dal desiderio di leggerezza e disimpegno.
Che traguardo ti sei prefissato con questo album?
Spero di diventare famoso come Bello Figo, se non balbettassi e se avessi 16 anni, forse sarei un cantante trap. Sarei un trapezista, esatto. Lo so che io so apprezzare loro e loro non apprezzano me, perché io sono in po’ più intelligente. Devo dire che questi trapper italiani sono autoironici e intelligenti. La Dark Polo Gang ha fatto una canzone che ha un ritornello bellissimo, pochi tra loro sono cantanti ma a volte cantare così è bello. Non sto ad ascoltare i testi, del resto quando ascoltavo i Beatles non mi interessava capire, ma sono bellissime canzoni lo stesso, evidentemente possono emozionare anche senza capire i testi.
Cosa preferisci in una canzone?
La musica è emozione, la melodia mi crea qualcosa dentro, quindi se anche non sei intelligente, ma fai una musica bella, sei arrivato. Quando la mamma ti canta la ninna nanna, non senti le parole, nel suono e in quella voce c’è qualcosa che il bimbo percepisce ed è magia, un momento esoterico. Non riesco ad ascoltare un disco di Guccini: scriveva cose intelligenti ma la voce, la melodia, no, per carità.
Che possibilità di ha dato la musica?
Sarebbe stato un peccato se io non avessi fatto musica solo perché non sono Jimi Hendrix. Magari la mia canzone migliore si avvicina alla peggiore di Hendrix. Ed è bello poterci provare.
Hai detto che Fru Fru è un wafer senza uova. Cos’hai contro le uova?
Voglio una vita leggera ma senza uova. Le uova sono l’anticamera…della violenza inimmaginabile. Un discorso lungo, però sono vegetariano e non mangio uova. Cominciamo dai fru fru. Avevo anche bisogno di suoni leggeri e allegri, che mi dessero una mano a sopportare il logorio della vita moderna. Questa è una citazione, scrivilo.
Hai fatto altro lavoro per un po’ di tempo lontano dalla musica. Che sensazioni hai ripensandoci?
Facevo ponteggi. Finalmente avevo un lavoro, dicevo a tutti che contribuivo alla crescita del Pil italiano, anche con le donne mi sentivo veramente maschio. Da quando ho smesso di ponteggiare, mi sono buttato sulla religione e ho avuto poco fortuna. La donna vuole un maschio vero, come Fabrizio Corona.
Beh, a te non manca niente e lui su un ponteggio non c’è mai andato.
Fabrizio Corona è bello, non ne ha bisogno. Spero di arrivare a essere come lui, mi terrei il bene suo, la sua faccia e la mia intelligenza. Abbiamo fatto la stessa comunità, Exodus, ma non nello stesso periodo, per motivi diversi. Io non sono andato a Exodus perché ero in galera.
Cosa ti piace di lui e cosa ti piace…di te?
Non penso di essere meglio di Corona, ma i miei traguardi che mi sono costati fatica li voglio tenere. Per me è importante essere vegetariano, la mia coscienza per esempio la vorrei salvare, ci sono cose importanti che vengono prima dei soldi. Quindi vorrei la sua bellezza e i suoi soldi ma con la mia coscienza. Non è che nasci bello perché la mamma ha i geni. Sono le vite precedenti che te lo fanno meritare.
Come scrivi oggi, dopo tanti anni di progessione?
Ho capito finalmente come scrivo i testi, è un trip psichedelico, anche se io non prendo più acidi da 35 anni. Però ricordo che quando lo facevo vedevo cose che non esistevano. E quando scrivo ho un trip a livello di parole, immagini, vengono da sole. Mi viene in mente una melodia ed è come se ce l’avessi duro. È un’emozione forte, in quel non sono nella normalità. Il mio corpo, la chimica del mio cervello cambia. La melodia che arriva è per un musicista un risveglio. E in quel momento ho bisogno di scrivere di un momento di grazia. Non è una cosa cosciente, saranno gli acidi che tornano su, non so.
Il tuo passato nei Ritmo Tribale ha un peso oggi?
Sono cambiato io, Fru Fru non sarebbe mai potuto essere un disco fatto con loro, perché i Ritmo Tribale sono espressione di un’altra mentalità. Io non ero così e loro volevano che fossi come loro. A volte è bello stare assieme con uno che non c’entra niente. Però alla fine me ne dovevo andare, mi è servito per capire le mie potenzialità. Compongo tutto con la mia chitarrina, le mie canzoni hanno una genesi uguale, è cambiato quello che c’è intorno. È cambiato il messaggio, ma anche l’immaginario è diverso.