“Guardavo Barbara D’Urso un pomeriggio e non so cosa è successo. Sarà stato il prolungato periodo di riposo forzato in casa, ma io ho avuto un lampo e ho preso a martellate il televisore“. Fabrizio Bellafante, conosciuto artista di fotografia astratta e sempre vivace fotoreporter, nel mezzo della quarantena, che ha passato a Milano, ha avuto un gesto di estrema ribellione.
“Un mese e mezzo fa – ci racconta l’artista che è stato in passato notato da Vittorio Sgarbi e Angela Madesani – vedendo “Pomeriggio Cinque” condotto da Barbara D’Urso ho avuto un … non so bene … un flash, un raptus e proprio mentre Barbara pregava grottescamente con Salvini per le vittime del Covid19, per cui esprimo tutto il mio cordoglio, qualcosa mi ha guidato nello staccare la spina, prendere un martello e procedere a sferrare colpi”.
Da lì in poi è stata una avversione per la televisione, per Fabrizio: “Non ne posso più dei programmi trash ma sopratutto ho avuto una sorta di nausea nei confronti del bombardamento dell’informazione in tv e in particolare su internet, delle fake news, di alcuni quotidiani e di tutti coloro che hanno bisogno di schierarsi, di sfogarsi contro un’opinione diversa dalla propria“.
Tutto questo l’artista lo dice per liberarsi da un grande peso, facendo quello che ha pensato metaforicamente tante volte, e cioè “lanciare il televisore dalla finestra!”.
“Ho fatto questo gesto ispirandomi a una scena del film ‘l’Age d’or’ di Salvador Dalí e Luis Buñuel trasportata nei tempi moderni attraverso le intuizioni di scrittori come Orwell, Huxley, Bradbury, Ballard, Dick e William Burroughs, il mio preferito“.
Non è un caso che a un artista venga in mente un atto di ribellione contro un oggetto che è nelle nostre case da ormai 60 anni. Proprio in questa pandemia, i numeri sciorinati in diretta tv sulle vittime e le notizie sull’evoluzione del lockdown sono state seguite come ai tempi in cui il televisore era dominante nella nostra cultura. In questo, il 2020 ha visto un passo indietro verso un mezzo che si pensava fruito sempre più frammentariamente. Bellafante spiega: “Ormai la tv non è più contemporanea. Ma rimane un simbolo moderno, anche un po’ kitch e circense. Il contemporaneo si esprime attraverso ‘la società liquida’ per usare la dicitura di Zygmunt Bauman. Liquida e invisibile. Assoluta e integrale come scrive il compianto sociologo Jean Baudrillard. Karl Popper verso la metà del XX secolo scrisse: ‘La prima caduta dell’uomo è stata dal paradiso, la seconda nella banalità. Io aggiungo la terza, quella contemporanea, nella “vacuità“.
E poi c’è anche “la caduta al suolo di un vecchio, economico e affidabile Mivar del considerevole peso di 34 Kg”. La Mivar è una storica azienda produttrice di televisori nata nel 1945 ad Abbiategrasso vicino Milano e ormai praticamente fallita, nonostante Carlo Vichi, il fondatore 97enne sia ancora attivo e presente dentro lo stabilimento, ormai deserto.
Un gesto ribelle, dice Bellafante che sottolinea come “con la tv in questi anni ho avuto una vera storia, non è un caso che lo squarcio che le ho provocato sia a forma triangolare”.
Le foto che vedete all’aperto in questo servizio sono dell’azione open air che l’artista ha performato in un happening all’aperto giorni fa a Milano. Con lui la modella Weronica Aria.
Per approfondimenti sull’arte di Fabrizio Bellafante, consultate il nostro primo articolo del 2017 qui.