Un evergreen di Enzo Garinei, da un soggetto originale di Ryan Cooney, ritorna a vivere in scena in un allestimento completamente nuovo. ‘Se devi dire una bugia dilla grossa’ è del 1986, quando l’attore comico, quasi novantaseienne portò in scena per la prima volta come regista, con l’allora ditta Garinei e Giovannini, conquistando in poco tempo critica e pubblico.

Dopo l’ultima edizione del 2000 con Jannuzzo, Quattrini, Testi, sempre per la regia di Garinei, per festeggiare i cento anni dalla nascita di un grande uomo di teatro come Pietro Garinei, la Ginevra Media Production con la direzione artistica di Gianluca Ramazzotti ha deciso di montare una nuova produzione dello spettacolo. L’allestimento visto al Teatro Manzoni di Milano è ispirato a quello originale firmato dalla ditta G&G con il famoso girevole che rappresenta di volta in volta la hall dell’albergo e le due camere da letto, dove si svolge la vicenda ormai nota del Ministro del Governo De Mitri, che vorrebbe intrattenere relazioni extra coniugali con un membro femminile del governo dell’opposizione.
A trentasei anni esatti, si potrebbe dire, questa sua opera teatrale continua ad avere lo stesso successo non solo di tanti anni fa, ma anche alle continue riproposizioni che si sono susseguite nel tempo, persino cinematografiche. In passato si è cimentato nel ruolo che fu del grande attore, di cui quest’anno ricorrono anche i cento anni dalla nascita, Johnny Dorelli.
In questa nuova versione, il ruolo del Ministro che tenta di fare le corna alla moglie è dell’attore Antonio Catania. Accanto a lui la navigata ed esperta Paola Quattrini, con un sorprendete Gianluca Ramazzotti. Nel cast è anche presente uno dei ‘Gatti di vicolo miracoli’, Nini Salerno.
Una commedia degli equivoci, un classico, che se sviluppato in modo intelligente senza troppe licenze poetiche che potrebbero allontanare di molto l’attuale sviluppo della trama da quello originale, sortirebbe l’effetto sperato: di far ridere dall’inizio fino alla fine. E così è stato.
Il Ministro Dimitri cerca d’intrattenere una relazione extraconiugale con un’avvenente donna, interpretata da Paola Barale, in una stanza d’albergo a Roma. Dimitri, per non farsi scoprire dalla moglie con la quale si trova nello stesso hotel, si fa aiutare dal suo segretario.
L’escamotage sarebbe quello di fingere di andare ad una riunione con gli altri ministri per l’approvazione di una legge, ma allo stesso tempo viene prenotata una stanza, paradossalmente, accanto a quella sua. Ne nascono una serie infinite di gag, dove l’equivoco regna sovrano e dove tutto trae origine da quella bugia che fa entrare in un vortice infinito, gli stessi protagonisti principali e le persone coinvolte, in una serie di ulteriori bugie sempre più grosse.

Se Paola Quattrini è un’istituzione da decenni nel campo teatrale e Antonio Catania conferma tutte le sue ottime qualità comiche in questo spettacolo, il vero mattatore del palcoscenico è Gianmarco Ramazzotti, nella parte dell’aiutante del Ministro. È lui la vera spalla dei protagonisti, è lui ad accompagnare lo sviluppo della trama ed è sempre lui a strappare più di una sana e spontanea risata al pubblico.
Tant’è che alla fine gli applausi nei confronti ad ogni componente della compagnia teatrale aumentano quando appare lui al momento dei saluti. Il suo stare sul palcoscenico è talmente naturale e disinvolto che lo fa emergere anche meglio delle sue esperienze al Bagaglino o nella commedia musicale Rugantino, visti in precedenza.

Se il primo a dirigere questa commedia fu Enzo Garinei, Luigi Russo non è da meno. Le sue direttive, complice anche il rispetto per il copione originale, hanno permesso la messa in scena di una nuova versione veloce, attuale, frizzante, con dialoghi fluidi, con altrettanti celeri cambi di scena coadiuvati dal palcoscenico girevole in cui ci permettono di entrare direttamente nelle varie ambientazioni.
‘Se devi dire una bugia dilla grossa’ vanta centotrenta minuti di risate assicurate. Di una concreta volontà d’intrattenere i presenti, un grande ritorno attualizzato per il teatro di oggi. Si prosegue dal 12 aprile al Politeama Genovese.
Testo a cura di Vincenzo Pepe