Il festival Circulation(s) è un annuale appuntamento parigino noto come un luogo di eventi e confluenza che raffronta i punti di vista e mette in discussione i confini tra fotografia e arte contemporanea. L’appuntamento è stato lanciato dal collettivo Fetart, associazione riconosciuta di pubblica utilità, creata nel 2005 che promuove i giovani fotografi. Circa 50 volontari sono raccolti intorno a Fetart e Circulation (s) a Parigi. In attesa dell’edizione 2021, in programma a maggio, andiamo un passo indietro a scoprire i talenti che hanno popolato l’esposizione del 2020 con il reportage e le foto inviateci da Andrea Agostinelli on location.
I corner più suggestivi di Circulation (s) 2020, il festival che mette a confronto i giovani talenti della fotografia da tutta Europa, li abbiamo individuati in Chiara Avagliano (Italia), Michal Solarski e Tomasz Liboska (Polonia), Henrike Stahl (Germania), Maroussta Prignot e Valerio Alvarez (Belgio), Marinka Masséus (Olanda), Marie Lukasiewicz (Francia), Cyrille Robin (Francia), Schore Mehrdju, Anton Schebetko (Ucraina).
Il loro dinamismo e lo spirito di squadra svelano un altro volto dell’arte contemporanea e portano un vero dialogo con il pubblico. Entrambi aperti a tutti e rigorosi, il festival CIRCULATION (S) è fatto di professionalità e passione.
Essendo un festival dedicato alla fotografia emergente in Europa, ogni anno, al Centquatre-Parigi e ai siti satellite in Francia e all’estero, l’appuntamento rivela la vitalità della giovane creatività e diversità delle espressioni fotografiche attraverso mostre ed eventi unici. Un trampolino di lancio per artisti, un laboratorio prospettico e innovativo di creatività contemporanea, che dal suo inizio nel 2011, ha esposto oltre 400 artisti e ha attirato oltre 300.000 visitatori con un’aspirazione sempre crescente a essere un evento accessibile di standard elevati.
Tra le confluenze di linguaggio, abbiamo individuato Joan Alvado, spagnolo, che ha fotografato i territori meno popolati di Spagna, nel centro della nazione.
L’italiana Anita Scianò invece con il progetto “Agiografie” ha fotografato le martiri del suo tempo, le eroine da Polaroid.
La finlandese Maija Tammi, invece, ha esposto un lavoro immaginario chiamato “White Rabbit Fever” sulla malattia e l’estinzione di specie di esseri viventi.
Chiara Avagliano utilizza i ricordi della propria infanzia in Italia per costruire la valle immaginaria della “Val Paradiso”, cornice ideale per il suo lavoro, incentrato sui rituali dell’amicizia femminile, dell’infanzia e della mitologia. La serie racconta una storia con vari punti di ingresso attorno a un lago magico, basato sul lago di Tovel che diventava rosso durante i mesi estivi a causa di uno strano fenomeno naturale.
Intrecciando scienza, magia e realtà, Chiara Avagliano presenta il lago come un potente simbolo mitologico ed esplora come i regni immaginari dell’infanzia si evolvono con l’avanzare dell’età. Desiderosa di integrare la sua esperienza intima nella sua produzione, rievoca episodi della sua giovinezza con parenti e amici. In questa favola moderna, esprime l’urgenza di recuperare ciò che è perduto attraverso un ciclo infinito di ricordi ripetuti e infine trasformati.
Chiara Avagliano ha esposto a Circulation(s) con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura