Da quando è scomparso a 84 anni in California nel 2004, Helmut Newton ha raggiunto definitivamente lo status di mito della fotografia. Complice il suo riconoscibilissimo stile, elegante soprattutto nei ritratti on location in bianco e nero, il fotografo di origine tedesca ha stabilito una serie di primati in vita. Lui è stato il preferito dei primi Vogue distribuiti nel mondo dalla metà del Novecento in poi, lui ha creato la leggenda delle supermodel dagli anni Ottanta, lui ha accompagnato l’immaginario di bellezza, soprattutto femminile, nel corso di tutto il secolo scorso.

Newton, che a Palazzo Reale di Milano è protagonista della mostra “Helmut Newton Legacy” fino al 25 giugno 2023, nacque a Berlino nel 1920 e iniziò la propria formazione all’età di 16 anni affiancando la famosa fotografa di moda Yva. In seguito alle leggi contro gli ebrei, lasciò la città per fare il fotoreporter, e aprì a Melbourne un piccolo studio con la futura moglie June.
Nel 1956, Newton iniziò a collaborare con Vogue Australia, Vogue UK e con Henry Talbot, nel loro studio congiunto a Melbourne, per poi stabilirsi a Parigi negli anni Sessanta.
Qui lo stile Newton prese forma: si dimostrò subito in grado di catturare lo spirito dei tempi, ben evidenziato dall’allestimento milanese oggi visibile con il corpus della sua opera diviso per decadi.
Helmut Newton è segnato dalla rivoluzione sessuale di fine anni 60, esalta il corpo femminile non solo fotografando l’oggetto di consumo, ma immortalando l’ideale di armonia e bellezza del tempo. Il suo lavoro per l’innovativa serie “Naked and Dressed” vide per la prima volta, sulle pagine di Vogue Italia e Vogue France, modelle nella stessa posa in nudo e in abbigliamento.



Negli anni ’90 Newton usò un approccio più all’avanguardia, lavorando sia per editoriali di moda, meno frequenti sulle riviste che fino ad allora erano stati il veicolo principale del suo lavoro, che con stilisti come Chanel, Thierry Mugler, YSL e Wolford e con altri clienti come Swarovski e Lavazza. In questo periodo le fotografie di moda iniziano ad affermarsi nel mercato dell’arte con quotazioni “stellari”.
In occasione del suo ottantesimo compleanno, gli venne dedicata una retrospettiva alla Neue Nationalgalerie di Berlino con diverse tappe internazionali, e nel 2003 creò la sua Fondazione a Berlino attraverso una partnership pubblico-privata con la Prussian Cultural Heritage Foundation. Con l’apertura postuma della Fondazione, la moglie June ne è diventata presidente.