La mostra “David LaChapelle – Fulmini”, curata dallo Studio di David LaChapelle con la direzione artistica di Gianni Mercurio, è partita al Salone degli Incanti di Trieste. Promossa da Regione Friuli Venezia Giulia e Comune di Trieste ed è organizzata da PromoTurismoFVG in collaborazione con Madeinart, l’esposizione di uno degli artisti più influenti e stimolanti del panorama mondiale, per la prima volta ha porta in Friuli Venezia Giulia (fino al 15 agosto 2023) un’occasione unica per apprezzare le opere dell’artista americano in un percorso narrativo affascinante e spettacolare.
Una mostra immersiva ed emozionante che, con 92 opere dai mille colori, vuole ripercorrere gli ultimi cinquant’anni di attività creativa che hanno caratterizzato la brillante carriera di David LaChapelle e in cui, per la prima volta, saranno esposte anche a 10 immagini in formato extra large che rendono ancora più spettacolare un viaggio già di per sé unico e coinvolgente.

In un articolo apparso nel 1997 sul New York Times si legge: “LaChapelle è destinato indubbiamente a influenzare le opere della prossima generazione… proprio come Avedon ha precorso ciò che oggi ci è ormai familiare”. Nei pochi decenni trascorsi da allora, LaChapelle è di fatto annoverato tra i fotografi più pubblicati al mondo, con una lunga serie di libri che vanno da LaChapelle Land (1996), Hotel LaChapelle (1999), Heaven to Hell (2006), Lost & Found e Good News (2017). Al contempo, il suo lavoro ha spaziato tra i generi più disparati, dai video musicali ai progetti teatrali e cinematografici. Nel 2005, il suo film Rize è stato proiettato nelle sale di 17 paesi nel mondo. Molti dei suoi lavori fotografici e cinematografici sono ormai icone dell’America del XXI secolo. LaChapelle ha esposto le sue opere in gallerie e musei di tutto il mondo, tra cui la National Portrait Gallery, il Barbican Centre e il Victoria and Albert Museum a Londra, il Musée de la Monnaie e il Musee D’Orsay a Parigi, , il Museum of Art a Tel Aviv, il Groninger Museum in Olanda, Palazzo delle Esposizioni a Roma, Palazzo Reale a Milano, la National Portrait Gallery a Washington D.C., la Casa dei Tre Oci a Venezia, la Venaria Reale a Torino, il MUDEC a Milano e il Fotografiska a New York.


Al centro di questo ricco percorso espositivo ci sono i fenomeni naturali che, uniti alle azioni dell’uomo, del caos e del paradiso, sanno generare una forza dirompente, in grado di cristallizzare e illuminare l’attimo. Un’azione tipica dei fulmini, ma anche dei flash del fotografo intento a eternizzare un momento.
“David LaChapelle – Fulmini” dà così occasione all’artista di mettere a nudo le sue riflessioni sull’umanità: opera dopo opera, sarà possibile vivere nel principio il dramma dell’attimo, immortalato prima in una maestosa nave da crociera ricomposta nelle forme di un ghiacciaio, poi in un diluvio dei giorni nostri che minaccia l’avvenire di Las Vegas e, infine, in alcune storie bibliche materializzate in visioni contemporanee.
Ci sono raccolte nel percorso due fasi artistiche della carriera di David LaChapelle: la prima che immortala in chiave dissacrante il decennio a cavallo del nuovo millennio, con caricature di situazioni e comportamenti assunti da personaggi della musica, del cinema, della moda e della politica. La seconda, invece, che proietta il suo lavoro in una dimensione nuova, più estetica e mistica, in cui emerge l’impatto nell’arte del passato e la ricerca di sé stesso nella natura.
La mostra “David LaChapelle – Fulmini” è curata dallo Studio di David LaChapelle con la direzione artistica di Gianni Mercurio, è promossa da Regione Friuli Venezia Giulia e Comune di Trieste ed è organizzata da PromoTurismoFVG in collaborazione con Madeinart.
«Ci sono moltissime storie che vengono raccontate in questa mostra che si chiama Fulmini. – Dichiara David LaChapelle nel corso della conferenza stampa -. Il fulmine quando colpisce è come l’ispirazione che arriva in modo inaspettato. È elettricità. Crea un collegamento e illumina. Io spero allo stesso modo con la mia arte di illuminare, entrare in contatto con l’osservatore. Nella mia carriera non sono mai stato interessato a quello che l’arte poteva darmi, ma a quello che io potevo dare al mondo tramite i miei lavori. Spero quindi di creare delle opere che siano comprensibili dall’osservatore senza ambiguità, incertezza, confusione e oscurità, collegandomi con il pubblico attraverso una connessione che è forza elettrica e incontrando persone che, di fatto, non conosco. Questo è lo scopo di quello che faccio. Spero di dare speranza e fede, oltre che infondere ottimismo, toccare i visitatori, farli sorridere».
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